Anna Vincitorio. Angeli di terra. Blu di Prussia Editrice. Prefazione di Lorenzo Spurio.
Oggi,
01/04/2022, mi è arrivato per bontà di Anna Vincitorio, il nuovo suo libro,
pubblicato per i caratteri di Blu di Prussia di Eugenio Rebecchi: un libro ben fatto,
fine, complessivamente armonioso, per copertina, quarta, caratteri,
impostazione grafica, impaginazione; un vero gioiellino come d’abitudine
dell’editore che pubblica testi con la passione che lo distingue, alla vecchia
maniera, rispettando la nostra tradizione di incunaboli, creatori del bello in
tutte le sue forme. La plaquette si divide in cinque sezioni: PER UN AMORE, IL
TEMPO E’ UN FIUME, GLI ALTRI, SAUDADE, SOLITUDINE DI ANGELI. Cinque sezioni che
si uniscono in un unicum per arte e
trasfigurazione, per sentimento e emozione, per sincerità e commozione e per
pathos e logos.
“Dove
sei, dove?/In ogni rimpianto,/in ogni nota,/ sempre nel ricordo/in ogni
parvenza di luce/fermo in un sogno”.
Iniziare
dalla poesia incipitaria significa penetrare, fin da subito, nel mare magnum
della poetica dell’Autrice. Nei suoi angoli più segreti, nei suoi patemi, nelle
sue generose emozioni, nei suoi angoli di avventurosi turbamenti dove l’io si
perde alla ricerca di un ambito emotivo dove trovare gli amori perduti. Sì, la
sua poesia è intima, nuova, concreta, antica e moderna. Antica perché la
parola, il sintagma, lo stilema si assembrano in un dire che ricorda la virtù
di casa nostra; moderna perché tocca tutti i tasti dell’ontologico flusso
emotivo; tutti gli accorgimenti che fanno della poesia un palpito sano e epigrammatico
delle emozioni contemporanee.
Anna
Vincitorio ci ha abituati ad un verso elegante, fine, mansueto, che con tutta
quanta la sua elasticità espressiva,
reifica impatti emotivi che la rappresentano. E qui non si smentisce, non esce
da un tipo di euritmica andatura che accarezza l’anima. Sì, è proprio così, la
sua poesia è come una piuma che ti sfiora lasciandoti a sognare fra mari
infiniti e giorni di luce. Il libro, editato per i caratteri di Re di Prussia
di Eugenio Rebecchi è elegante per forma, composizione, caratteri; insomma una
silloge che già con la sua impostazione grafica ci introduce nella bellezza del
canto, in questa bellezza che rapisce e imprigiona nella sua aspirazione alla giusta misura del
verso. Tutto è in equilibrio, tutto è nella musicalità che trascina e porta via lontano, oltre i confini
del nostro essere, là dove il sogno e la realtà si identificano in una
simbiotica fusione fra parola e
intimità. Questa è l’arte della Vincitorio, questo il suo sentimento,
questo è il trono del suo esistere. Ella ama, sente, percepisce che il ritmo da
solo non è tutto, che il verbo da solo non è tutto, dacché hanno bisogno di una
sostanza che li sorregga, che li nutra, di quegli elementi che sono alla base del poiein. E questi elementi ci sono, ci sono tutti coi
loro input emotivi, con la ricerca continua del termine che abbraccia e che ti
avvince senza tregua. La parola scorre liscia, senza inciampi, fa parte di un
verso che si fa armonia: giusto verbo in giusto verso. Tutto si amalgama in un
insieme che dà l’idea della pluralità espressiva di questa scrittrice. Un
viaggio, il suo, fra onde di mare e
sprazzi di terra. Un vero viaggio, un nostos, fra trabucchi e scogli,
dove si rischia spesso di cozzare con l’imbarcazione e dove a volte l’animo
della nostra, sopraffatto dal pericolo, si abbandona ad un sentimento di
tristezza e solitudine che la rendono
vera, umana, vicina al nostro sentire. Ma dall’impatto, anche se la barca ne
esce frantumata, la Vincitorio non si abbandona, e continua la sua navigazione
su una tavola scampata al naufragio. Vuole arrivare alla sua isola, al luogo
del miraggio, alla nuvola del sogno per
gioire del riposo e della pace
dell’arrivo. Un‘isola incantata dove la natura parla della sua bellezza del suo
paradisiaco essere: “… In occasioni di stelle/affoga la mia anima/ Sola speranza,
la luce”. E’ là che la Nostra vuole vivere, vuole riposare, magari sognando e
rievocando i momenti più belli della vita: amore, nostalgia, passione,
gioventù, in cui persone e amici hanno vissuto assieme a lei, e si sono
mischiati nelle vicende reali del vivere. Essere ed esistere. Realtà e
immaginazione. Sogno e vita.
Difficilmente incontriamo scrittori che sanno fare della vita un’opera d’arte.
E qui la scrittrice fa proprio un’opera d’arte, dove sentimento e scrittura si amalgamano in un gioco di
immagini che la rendono vera e concreta: “Ogni orma scompare/nella campagna,
sfrangiata/onda lunga del mare”
Nazario
Pardini
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