sabato 24 gennaio 2015

UGO PISCOPO: "CHARLIE, PERO' (X IRES)"

Charlie, però (X IRES)

Nei giorni scorsi, in un clima fibrillante di indignazione e di dolore per i tragici fatti di Parigi, di fronte alle vittime della redazione di Charlie hebdo e delle altre vittime del terrorismo, ho subito risposto je suis Charlie, ai tanti appelli che mi sono giunti da molteplici parti. Ho anche fatto partire anch'io di mia iniziativa messaggi analoghi. Ho avviato, tra laltro, un dibattito con un amico artista, che pensava e pensa diversamente. Sono stato, sono, sarò Charlie per sempre. Non si può, infatti, non essere contro il terrorismo e la barbarie. Per la libertà tout court, senza se e senza ma.
Però, occorre aggiungere qualche codicillo. Certo, per la libertà bisogna essere disposti perfino alla morte. Non si può, tuttavia, non considerare che questo discorso che, in un ambito di civiltà come la nostra costituita sulla cifra del liberalismo, non ammette repliche nella sua solarità e perentorietà, non può non  tener conto che innanzitutto esistono molti altri discorsi, che le vicende storiche e le culture locali legittimano pienamente. Ogni discorso, compreso il nostro, che è frutto di sofferenze plurisecolari, di contraddizioni tragiche e che ha a punti fondamentali di riferimento il Vangelo e il 1789, si deve riconoscere discorso. E il discorso, in quanto tale,  si deve nel concreto validare in rapporto agli altri discorsi, che, se sono altri, non possono essere in tutto componibili col discorso, a cui ci stiamo riferendo e che ci sta a cuore.  Anche questi altri discorsi ambiscono ad essere riconosciuti e rispettati. E come la norma, che, per essere norma, deve rientrare nell’'ambito delle norme. Altrimenti ne resta fuori. Come la parola che non è mai un primum in assoluto, ma, per acquistare cittadinanza, deve incontrarsi/scontrarsi con tutte le altre parole e prendere fra loro residenza e fare comunanza, agire in un’'interrelazionalità fondata sulla societas. Niente nasce dal nulla, tutto diviene, dice una legge scientifica. Nel vivere umano, il pre-dato, il tradendum, che fonda la tradizione (che fisiologicamente è anche tradimento), è il consorzio tra gli uomini. E, se in questo consorzio una interpretazione non concorda con laltra, bisogna darsi o pizzico ncoppa panza, come si dice a Napoli, e andare avanti in condominio con gli altri, che hanno il diritto di avere convinzioni diverse. Proprio come ho visto fare in Germania pochi anni fa, quando non fu mandata in scena a Monaco di Baviera unopera di Mozart, che doveva inaugurare unintera stagione teatrale, perché in quel lavoro mozartiano potevano essere ravvisati aspetti offensivi nei confronti dei musulmani, la cui presenza in Baviera e negli altri Länder tedeschi non è irrilevante. Senza dire, infine, che forse, soprattutto in un tempo di globalizzazione travolgente, entro il quale sono sincronici arcaicità e modernità, nomadismo e stanzialità, qualche pensierino sul versante teorico e laico andrebbe fatto di aggiustamento dellidea di libertà, che non può non deve funzionare in maniera coattiva, totalitaria, assoluta. Loccasione è buona perché ci si rimbocchi le maniche e si aiuti la libertà ad essere libera dalla maglia stretta delle assolutizzazioni.


Ugo Piscopo

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