lunedì 2 dicembre 2019

GIUSY FRISINA: "INEDITI"



Giusy Frisina,
collaboratrice di Lèucade


ORO ANTICO

L’autunno si è inoltrato
dentro il suo oro antico
rivelando la gloria
che ogni mortale conserva
nella sua ora profonda
e con quell’oro rivela
l’attaccamento alla terra
nella caduta trionfale
del giallo  tappeto che copre
la miseria dei giorni più uguali
come luce che incombe in un lampo
sullo sguardo smarrito
della tua solitudine


PRIMO INVERNO

Siamo scesi
tra rocce mute
E  piccole stalattiti di ghiaccio
Lungo i sentieri
alle soglie  del bosco
Nei giorni dell’avvento
Nei giorni della galaverna
Quando i ginepri e i mirti
E le rosse bacche
con tutto quanto è  vivo
Sembrano trattenere il fiato
Quando il tempo regala
L’ultimo sogno
Che è quasi Natale
Anche per gli uccelli dispersi
Tra i rami più secchi
In un volo di mani fredde
E di mistero atteso
Senza  neve a confortare
Se non noi stessi
Ora che il primo inverno
E’ già qui


ANCORA INVERNO
                    
E’ ancora  inverno
Sia pure senza un briciolo di neve
Col  gelo nelle ossa
E una coperta infeltrita
Tra i cartoni
A riscaldare il nulla
E solo gli occhi si accendono
Per un attimo
Al tuo gesto gentile
Malgrado i muri innalzati
Sul confine del buio -
Ma oramai qui tutto
È inverno senza riscatto
Se non nel miraggio di chi naviga
Sugli schermi luminosi
Nella vana ricerca di spazi
E tempi interminabili
Ed  è solo nella dorata notte
 del Solstizio
che rinasce la Luce



CUORE D’INVERNO

Il gelo non dà scampo
E si è ibernata la vita
In una capsula di nostalgia
E solo il battito di un metronomo
Ti avverte
del ritmo del tuo cuore






3 commenti:

  1. Il tema metaforico dell’inverno, del suo freddo, dei suoi colori smorti, della solitudine, dell’attesa, del gelo del cuore: eppure in questa plaquette di Giusy Frisina diventa poesia: umana, nostalgica, sociale. Un modo ibernato che troppo spesso accompagna, diventando protagonista, il nostro vivere quotidiano che dimentica i colori- “ilgiallo tappeto che copre/ la miseria dei giorni più uguali/come luce che incombe in un lampo/sullo sguardo smarrito/ della tua solitudine”.

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  2. A quali stagioni si riferirà la mia Giusy in queste liriche che custodiscono tutte le malie della sua anima avvolta in una tunica d'oro e tesa fortemente al mare?
    L'inverno è dominante e non ci si può esimere dal viverlo come grande allegoria del dolore, di 'una vita ibernata',ferma, in attesa di tornare a fiorire al ritmo della primavera. Mai inflazionate le liriche di questa Poetessa che sembra calpestare scalza il
    'giallo tappeto che copre
    la miseria dei giorni più uguali...' e rinchiudersi poi nell'alveo della più grande conchiglia per proteggersi dal gelo delle storie. Le liriche, pur nella malinconia, non possono definirsi nichiliste, in quanto l'Autrice sa
    stringersi nel cappotto di neve consapevole di 'Quell’ultimo sogno
    Che è quasi Natale'
    Quanto è brava! Stupisce, coinvolge, incanta. La abbraccio forte.
    Maria Rizzi

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  3. Grazie alle amiche che mi hanno commentato, infine l'inverno è il momento della meditazione e degli affetti, al di là di tutte le tristezze. Un affettuoso augurio per le prossime feste.

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