martedì 9 marzo 2021

EDDA, MARIA: "DUE RACCONTI COME ESPERIMENTO DI SCRITTURA A QUATTRO MANI"


 Due racconti come esperimento  di scrittura a quattro mani (Conte- Rizzi).

 C'è un unico incipit (definito da una linea di puntini) e due svolgimenti/conclusivi diversi, uno da ciascuna di noi. La firma è comune e pseudonimo. Lillà/ Margherita.

Ciao, grazie , a nome di Edda e Maria


Svolgimento 1  A MODO SUO

 

Sono le 21. La ragazza ha appena finito di cenare.

 La sua attenzione è tutta  rivolta al notes che porta sempre con sé.

La mente  percorre i sentieri della immaginazione...

Il piatto con le bucce della mela è  proprio lì, dove lei si prepara a scrivere, ma non ne è disturbata, non ha nessun odore e forse lei nemmeno lo vede. La mente è altrove, eppure  questa ragazza ha la netta sensazione  di non essere sola . C'è una sedia, anzi, due sedie, una alla sua destra l'altra a sinistra...Lei sente una presenza , alla sua sinistra, e non è la prima volta. Succede.

 Succede soprattutto quando è seduta a tavola.

Il tavolo , antico, è a tre gambe, sai, uno di quei tavolini per le sedute spiritiche.!

Nella mente si accende una scintilla, una piccola idea nella fantasia sempre pronta a divagare, come per un ordine impartito dal silenzio.  Alle spalle il tic tac dell'orologio. Concilia.

L'invisibile è lì, annulla tutto, tranne il pensiero di sé, e l'attrae, così come a sua volta  ne è attratto. Istintivamente lei si gira verso sinistra: c'è la sedia vuota, al solito posto. Intanto  l'idea è svanita. 

La ragazza ora vede il tavolo ingombro, il bicchiere sporco di rossetto, i resti della frutta nel piatto, un pezzetto di pane avanzato... Il silenzio è vuoto e lei si sente  stranamente sola.

E' sola, così ha scelto. Qualche volta ha dei ripensamenti: sono  i periodi che lei definisce  di pazzia . Sopravviene all'improvviso un disinteresse per tutto , sente allora solo la voglia di divertirsi; esce, ogni sera, con amici o amiche, o anche con chi capita.  Questo è il momento che lei  dice  il richiamo dell'utero e lo dice con accento sarcastico, come se  parlasse di uno dei suoi personaggi.

Tuttavia la pazzia è di poca durata. Lei ama il suo lavoro, la fa sentire onnipotente; è lei  che fa nascere e morire, lei che rende felici o disperate le persone.

Grande soddisfazione quando il personaggio, generalmente maschile, soffre  per amore. Magari lo ha lasciato la donna amata...o peggio.

Ma  non è , la sua, autoaffermazione femminista, è invece una specie di sadismo di cui nemmeno si rende conto.

 Quando era bambina, a casa di certi parenti, in campagna, voleva assistere all'uccisione del maiale; quei gridi, quasi umani, le piacevano...li chiamava "il canto del porco morente". Poi, con sorpresa di tutti rifiutava di assaggiare la carne saporita, le salsicce, il prosciutto...

Non partecipava a quella che per gli altri era una festa, la conclusione di tanti mesi di lavoro per ingrassare  il porco.

Certe anomalie del carattere nel crescere si sono accentuate, e la famiglia, a dire il vero, non ha fatto molto per correggerle. Di lei si diceva- è fatta a modo suo- e così,  a modo suo si è fatta adulta. Un tipo strano? Mah, di stranezze è pieno il mondo. Diciamo piuttosto : una personalità al di fuori del comune. 

.......

La solitudine è il suo mondo quotidiano,   le  sue "stranezze" sono quella  parte  di sé a cui non  sa né può rinunciare, però non le impone a nessuno; libertà assoluta di pensare e di agire, questo il suo motto e questo le basta.

 Vive felice?  Sì, a modo suo. Non crede alla felicità.

-.... non so cosa è la felicità- afferma con grande sicurezza .

E' davanti alla porta di casa , e questo è il suo commento al lungo discorso  ,quasi filosofico, fatto dall'uomo che l'ha accompagnata...

- mi fai salire?- propone a questo punto lui, con aria complice.

Una risata cattiva è la risposta di lei mentre si chiude il portone alle spalle.

Canta a tutta voce, sotto la doccia; si specchia, si pettina i lunghi capelli con  cura, pensando ad altro. Poi: -Sei bella, ma non mi incanti, dice allo specchio.

(Si volta di scatto, sente che ci siamo....non ci vede. Fa spallucce, come una bimba ,ed esce dalla stanza.

Dove vai, è ora di dormire! le diciamo.)

  Lei va nello studio, illuminato a giorno. Prende il solito notes e comincia a scrivere.  Ecco un'altra delle sue  stranezze: scrive sulla carta mentre ha davanti un bellissimo P.C.!

(Ci piacerebbe leggere quello che scrive, ma non si può...aspetteremo di vedere  la sua reazione, tra poco...)

.....................................................................................................................................................

Ma anche il subconscio talora subisce sconfitte.

La ragazza ha una volontà più forte di "quella presenza" che sente ma non accetta: la rifiuta come prodotto di una realtà che non condivide.

L'invisibile, come  lei definisce tutto ciò che non può toccare, per lei non esiste e pertanto tutto ciò che sembra essere non è.

La mente respinge ciò che la mente  stessa suggerisce.

"Quella presenza" si è moltiplicata; non vuole esserne vittima.

Ricorda le lezioni di vita di sua madre, sempre così attenta, precisa, perfetta in tutto.

-Devi fare come tua madre...- si è sentita ripetere sempre, ossessivamente.

Ne era scaturita una  ribellione silenziosa, ma decisa e costante, un voler fare "a modo suo". Come risposta all'ordine quasi maniacale subito negli anni della fanciullezza , era diventata amante del casual estroso, dall'abbigliamento al comportamento, fino alla conversazione, dove si distingueva  per l'originalità delle idee , spesso  assurde, nel modo stesso di esporle. 

Sono passati gli anni e ormai non lega più con nessuno. E' quella che si dice un "bastian contrario" e,  poco gradita , si è trovata un giorno del tutto isolata.

Forse  inconsciamente si è creata una presenza amica  -invisibile , appunto-, ma anche con questa fa a modo suo: non la riconosce e anzi la sfugge.

 Oggi improvvisamente accade qualcosa. Non è più una sola presenza, ma più presenze...e, cosa straordinaria  davvero, lei ne "sente" le voci: una maschile e una femminile.  Le sembrano voci note, ma non le riconosce e non riesce a capire quello che dicono.

Si è seduta alla consolle per scrivere, ma quel confuso mormorio alle spalle la distrae. Non riesce  a riprendere il filo del narrato, è anche insoddisfatta di quanto ha scritto. La mente evade.

Le sembra di  udire ancora le appassionate argomentazioni del compagno della serata. Le sembra di riudire anche la sua risata cattiva.

Tutto questo  le ricorda qualcosa.

Come definiva gli urli del maiale là nella stalla, dai parenti  in campagna?  Sì...erano "il canto del porco morente...". Quanti rimproveri le avevano fatto per queste parole !  L'avevano fatta sentire un essere spregevole,  tanto diversa  da tutti loro, dalla mamma, così delicata, signorile!

Poi la fuga. Ecco, proprio questa parola ha usato l'amico stasera, giù, sotto casa.  Era fuggita, sì, lo ammette con se stessa ora, questa sera che qualcosa  le è accaduto, qualcosa di strano davvero.

Nel silenzio  il suo passato parla...e nel silenzio lei riflette.

Ormai non ha più bisogno del notes. Prende il mouse, apre un nuovo file e, per la prima volta comincia a narrare battendo sui tasti.

Ha in mente un'altra storia, e sarà del tutto diversa dalle altre.

Ora il silenzio, un silenzio buono, finalmente l'avvolge.

-Fine


Svolgimento 2

Emozioni in cerca d’Autore

Sono le 21. La ragazza ha appena finito di cenare. La sua attenzione è tutta  rivolta al notes che porta sempre con sé. La mente  percorre i sentieri della immaginazione...

Il piatto con le bucce della mela è  proprio lì, dove lei si prepara a scrivere, ma non ne è disturbata, non ha nessun odore e forse lei nemmeno lo vede. La mente è altrove, eppure questa ragazza ha la netta sensazione  di non essere sola . C'è una sedia, anzi, due sedie, una alla sua destra l'altra a sinistra. Lei sente una presenza alla sua sinistra, e non è la prima volta.  Succede.

Succede soprattutto quando è seduta a tavola.

Il tavolo, antico, è a tre gambe, uno di quei tavolini per le sedute spiritiche.

Nella mente si accende una scintilla, una piccola idea nella fantasia sempre pronta a divagare, come per un ordine impartito dal silenzio.  Alle spalle il tic tac dell'orologio. Concilia.

L'invisibile è lì, annulla tutto, tranne il pensiero di sé, e l'attrae, così come a sua volta  ne è attratto. Istintivamente lei si gira verso sinistra: c'è la sedia vuota, al solito posto. Intanto  l'idea è svanita. 

La ragazza ora vede il tavolo ingombro, il bicchiere sporco di rossetto, i resti della frutta nel piatto, un pezzetto di pane avanzato... Il silenzio è vuoto e lei si sente  stranamente sola.

E' sola, così ha scelto. Qualche volta ha dei ripensamenti: sono  i periodi che lei definisce di pazzia. Sopravviene all'improvviso un disinteresse per tutto, sente allora solo la voglia di divertirsi; esce, ogni sera, con amici o amiche, o anche con chi capita.  E’ il momento che lei definisce ‘il richiamo dell'utero’ e lo dice con accento sarcastico, come se  parlasse di uno dei suoi personaggi.

Tuttavia la pazzia è di poca durata. Lei ama il suo lavoro, la fa sentire onnipotente; è lei che fa nascere e morire, lei che rende felici o disperate le persone.

Grande soddisfazione quando il personaggio, generalmente maschile, soffre  per amore. Magari lo ha lasciato la donna amata... o peggio.

Ma  non è, la sua, autoaffermazione femminista, è invece una specie di sadismo di cui nemmeno si rende conto.

Quando era bambina, a casa di certi parenti, in campagna, voleva assistere all'uccisione del maiale; quei gridi, quasi umani, le piacevano, li chiamava "il canto del porco morente". Poi, con sorpresa di tutti rifiutava di assaggiare la carne saporita, le salsicce, il prosciutto...

Non partecipava a quella che per gli altri era una festa, la conclusione di tanti mesi di lavoro per ingrassare  il porco.

Certe anomalie del carattere nel crescere si sono accentuate, e la famiglia, a dire il vero, non ha fatto molto per correggerle. Di lei si diceva - è fatta a modo suo -,  e così,  a modo suo si è fatta adulta. Un tipo strano? Mah, di stranezze è pieno il mondo. Diciamo piuttosto : una personalità fuori del comune. 

* * * *

La solitudine è il suo mondo quotidiano, le  sue "stranezze" sono quella  parte  di sé a cui non  sa né può rinunciare, però non le impone a nessuno; libertà assoluta di pensare e di agire, questo il suo motto e questo le basta.

 Vive felice?  A modo suo. Non crede alla felicità.

-... Non so cosa la felicità -, afferma con grande sicurezza .

E' davanti alla porta di casa, e questo è il suo commento al lungo discorso, quasi filosofico, fatto dall'uomo che l'ha accompagnata.

- Mi fai salire? - propone a questo punto lui, con aria complice.

Una risata cattiva è la risposta di lei mentre si chiude il portone alle spalle.

Canta a tutta voce, sotto la doccia, si specchia, si pettina i lunghi capelli con  cura, pensando ad altro. Poi: - Sei bella, ma non mi incanti -, dice allo specchio.

Si volta di scatto, sente che ci siamo… non ci vede. Fa spallucce, come una bimba, ed esce dalla stanza.

- Dove vai, è ora di dormire!-

Ma lei va nello studio, illuminato a giorno. Prende il solito notes e comincia a scrivere.  Ecco un'altra delle sue  stranezze: scrive sulla carta mentre ha davanti un bellissimo computer!

Ci piacerebbe leggere quello che scrive, ma non si può... aspetteremo di vedere  la sua reazione, tra poco…

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… Stanotte ci faremo vivi.

Lei è immersa nella narrazione, si impegna in infiniti tentativi per uscire dall’infida palude delle sue elucubrazioni. Come in tante altre storie della sua vita nello scrivere le onde emotive si frangono contro le sponde della volontà di far prevalere il senso pratico.

Ci ha distrutti in tanti. Ignorando la realtà che i personaggi, una volta creati esigono rispetto. Acquistano una loro autonomia e vogliono conoscere le svolte delle loro vite. Anche se si tratta di esistenze nate sui fogli dei notes.

Lei crede di poterci trattare come gli amici di un giorno o di una  notte, ma noi abbiamo desideri, progetti, emozioni e non intendiamo farci da parte.

Mentre è china sui fogli la ragazza avverte le presenze. Si guarda intorno irritata. Cancella un’ intera pagina in preda al suo delirio di onnipotenza. Prova a riscrivere, ma loro la distraggono.

Si alza, va in cucina a prepararsi un caffè forte per darsi una scossa, ritrovare la concentrazione.

Al ritorno nello studio la scrivania è in disordine, la sedia è spostata e il notes è chiuso.

- Sono la donna che sognava una grande storia d’amore -, sente dire da una voce suadente. - Che fine ho fatto? La tua determinazione a evitare i sentimenti forti non può condizionarmi. Mi hai abbandonata mentre stavo per incontrarlo. Sono la Passione, non merito di essere cancellata dalla tua stupida penna -

Lei per qualche istante si sente simile a Virginia Woolf, ma riprende subito il controllo. - La stanchezza gioca brutti scherzi -, pensa, mentre riapre il notes e cerca di riprendere il filo della storia.

Loro la circondano. Li sente e i pensieri si spengono uno dopo l’altro.

Il caffè non la aiuta. Si convince che certe notti concedano meno libertà del giorno.

Le sembra di sentire un’altra voce, delusa - Se scegli di mandare in frantumi la tua vita non farci nascere. Io ero destinato al sogno di scrivere poesie. Mi hai distrutto di colpo. Il Sogno non merita simili maltrattamenti. Ormai sono vivo a attendo… -

Lei si convince di essere molto stanca. Voleva creare l’ennesimo uomo maltrattato, ma è bloccata.

Ha l’impressione che loro volessero proprio che smettesse di scrivere e cedere le costa fatica. Adduce la colpa alla stanchezza. E’ padrona della sua immaginazione, può riprendere in qualsiasi momento, senza disturbi prodotti dallo stress.

Lo scrittore possiede la libertà di creare finzione, che è una verità emotiva, non una qualità morale. Si tratta di tecnica. Ne è convinta e l’atmosfera confusa che la circonda la snerva.

La giovane dorme agitata. Pensa che le sarebbe convenuto uscire con gli amici, ma ‘il richiamo dell’utero’ non si è fatto sentire. Poteva andare in un pub a bere qualche birra… La collana degli ‘avrebbe’ si allunga, ma è nel letto, inquieta e sveglia.

- Devo scaricare i materiali tossici, come asseriva qualcuno -, si dice la mattina successiva, mentre prepara la colazione. - Una passeggiata in centro è l’ideale -.

Mentre mangia i cereali avverte di nuovo la presenza alla sua sinistra.

E’ turbata. Le sedie sono tre, come nei giorni precedenti. Sa di non essere sola e non vuole farsi domande.

- Tu non credi nella felicità. Perché mi hai concepita capace di spremere la vita di tutti i giorni per ricavarne follie, scorci di autentica bellezza? Mi hai distrutta mentre assaporavo le piccole quotidiane felicità che danno senso all’esistenza -.

Lei comincia a sentirsi assediata. - Cosa volete da me? Non esistete, se non nell’immaginazione! - La sua voce è strozzata mentre reagisce e prova un senso di ridicolo davanti alla stanza vuota.

Mentre si sta vestendo decide all’improvviso di telefonare all’agente della sua Casa Editrice.

- Sto andando avanti un po’ a rilento con l’ultimo romanzo -, esordisce, - ma volevo chiederti cosa pensi sinceramente della mia produzione letteraria -.

La donna che la segue da anni è visibilmente meravigliata. – blocco dello scrittore? Non potrei crederci. Sei la nostra romanziera di maggior successo commerciale. -

Lei è turbata, come se scoprisse una realtà non voluta. - Solo commerciale? I miei libri non valgono, quindi, sono richiesti da una cerchia di lettori popolari, non lasciano tracce! -

L’agente si infervora per tranquillizzarla. - Sei molto richiesta dal mercato di massa. Dai il disincanto, il cinismo, le storie prive di fronzoli. Scegli la verità. La gente vuole le storie che scrivi tu. -

Lei si congeda dalla donna in uno stato nuovo di irrequietezza.

Loro, quando la vedono turbata, pensano che finalmente hanno centrato l’obiettivo.

La ragazza si dirige direttamente allo studio, rivede le pagine concepite negli ultimi giorni freneticamente e, si ritrova a commentare ad alta voce: - Scrivo spazzatura. L’immaginazione è un incantesimo rischioso per chi nella vita sceglie di essere realista, le parole diventano veleno. -

Una voce sembra accarezzarla: - Pensa alla storia del maiale, volevi assistere al macello, ma rifiutasti di mangiarne la carne… E’ la stessa trappola. Esigi una vita priva di felicità, di amore, di sogni, ma ti mancano. Provi a scriverli e ne hai paura. I personaggi esclusi sono pericolosi. Ormai li hai creati, rivendicano la poesia, le emozioni che sono  s cappate dalla tua penna. –

Lei si siede, prende un notes dal cassetto e senza pensare al pranzo, seguendo l’ispirazione, inizia a narrare. Va avanti per ore e si sente come un insetto catturato in una goccia d’ambra. Senza accorgersene restituisce la vita alla Passione, al Sogno, alla Felicità…

Quando si ferma è stremata. Ma per la prima volta è andata oltre la paura di denudarsi, di mostrare l’anima senza corazza, per la prima volta è stata coraggiosa.

La stanza è vuota, lo sa. Ha restituito dignità alla sua scrittura.

Forse venderà di meno, forse il manoscritto tornerà al mittente, ma non si è mai sentita così libera e…  forse felice.  

Fine  svolgimento del n 2

Lillà e Margherita

 

 

 

 

 

 

 

 

 

5 commenti:

  1. Ti ringraziamo carissimo Condottiero!
    Con questi "racconti multipli" noi ci stiamo divertendo. Ora ai volontari e graditi lettori diamo la parola..
    Un abbraccio
    Lillà e Margherita.

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  2. Nazario mio, ti ringrazio di cuore per aver dato spazio a questa bellissima avventura con Lillà, alias Edda, con la quale sto portando avanti vari racconti. L'esperienza la vivo anche con molti altri amici, ma soltanto con 'seme d'amore' ne abbiamo fatti quattro e stiamo lavorando sul quinto. L'unico modo per abbattere il tempo sospeso è concedersi alla passione e tenere vicini gli amici lontani attraverso essa. La tua Isola mi ha donato Edda ed è la prima dimostrazione di come si riescano ad annullare le distanze fisiche tramite l'esercizio della scrittura. Ringrazio te, la mia meravigliosa compagna di viaggio e vi giunga il mio abbraccio 'universale', come è solita dire lei...

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  3. Un esperimento narrato riuscito.
    Due scrittrici insieme per sfidare la trappola del narrarsi narrando: tutto ritorna al centro dello spirito che occupa spazi e "presenze" invisibili ma reali.
    "Narrare" è un confessarsi nelle immagini dei sogni svegli, "immaginare" è un ritrovarsi emergenti da un'irrealtà rifiutata dove Passione, Sogno, Felicità dovranno "ricollocare" la loro elevata valenza esistenziale (ammesso che l'esistenza sia un "fattore" autonomo e dimensionato su piani programmatici alternativi) strappandola a "notes" bianchi o vuoti, ricercandone funzioni e assiomi dimenticati, incardinandone significati e presenze in una "spiritualità" nuova (o quantomeno tendente alla unità della ricerca sull'ego ferito o infelice o represso...)
    Le due autrici Lilla e Margherita attuano esattamente l'invenzione esistenziale per eccellenza e cioè disattendono il precetto per amare la "follìa creativa" dell'Arte senza limiti nè "paletti" ostruzionistici, ma protesa al superamento del "contesto" personale.
    L'ontologismo spinto dell'inserzione tra il gioco del "concetto" quindi si stempera nel desiderio di "essere" in sè l'una per l'altra a compimento di un eccellente lavoro a "4 mani" di originale personalità e consistenza emotiva.
    L'auspicio è quello di leggerle a seguire.

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  4. Marco caro... grazie di cuore! Il tuo è un commento di altissimo spessore, ricco, come sempre, di speculazioni filosofiche. Devo confessare che il merito è soprattutto di Edda, in quanto l'incipit è suo. Io ho provato a entrare sotto la sua pelle in uno dei due brani - preferisco non dire quale - e l'avventura mi ha appassionato moltissimo. La tua analisi centra l'essenza dei finali, se così li vogliamo chiamare, di entrambi i racconti. E ci sprona a continuare. Ti ringrazio dal profondo del cuore e ti abbraccio!

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  5. Ti ringrazio molto mio carissimo amico, che sai sempre captare il senso degli scritti , anche se si nascondono e si intrecciano come in questo nostro esperimento a quattro mani. Hai trovato la giusta formula del nostro divertissement: follia creativa. Cercheremo di perfezionarla ulteriormente, perché lo facciamo con passione.
    Grazie anche del tuo augurio e invito a continuare.
    Un sincero abbraccio, Edda

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