venerdì 7 gennaio 2022

CARMELO CONSOLI LEGGE: "COLLOQUIO CON DIO" DI ERMELLINO MAZZOLENI

 

                                           Così e'

              Colloquio con Dio

               di Ermellino Mazzoleni

 

Avevamo lasciato Ermellino tra le amate contrade nel suo dubbio esistenziale, simbolo dell'assoluta conoscenza e dell'assoluta incomprensione della luce divina, al ritorno da uno sconfinato itinerario di surreale fascino nel mistero degli spazi infiniti e dell'oltre vita con i suoiSalmi del Silenzio.

L'avevamo lasciato con questi suoi versi conclusivi : “ Declinate le laudi/ e le serenate d'amore, /mi spetalo in salmi di silenzio”.

E adesso a 83 anni lo ritroviamo nel profondo cuore della  terra, ormai giunto alla conoscenza cosmica del tutto e del nulla dopo aver concluso la sua sterminata avventura, personificando nell'infinità del tempo l'uomo ed il suo travaglio, ponendo se stesso  all'inizio e alla fine di ogni creazione naturale attraverso le ere più lontane, gli spazi immensi, percorrendo il tempo- non tempo della storia e dei mondi  nella ciclopica lotta tra le umane tentazioni e l'ascesa ai cieli.

Ma ancora preda della sua irrefrenabile poesia scrive, sogna , fantastica,  mentre inesorabilmente tramonta nella malinconia di una umana dimensione dopo il suo sovrumano volo metafisico.

Riappaiono nei suoi versi  la giovinezza, il fascino arcano dei luoghi attraversati, ritorna lo stupore dei canti dell'Angelo, il suo esistere- non esistere nel mondo.

Sogni dolcissimi, riminiscenza di antiche radici celtiche e memorie pagane si alternano e si intrecciamo alla viva coscienza del suo reale e gravoso esistere,  portandolo a colloquiare ancora, e forse per l'ultima volta, con il suo amato e odiato Dio nel tentativo di ritrovarsi in quella luce di Grazia e perfezione che rappresenta la  meta finale, la chiave per interpretare la vita ed il suo rapporto con l'infinito spazio del tempo.

Vuole giungere, come scrive concludendo la sua breve nuova silloge,  oltre il cosmo e l'eterno, oltre Dio.

Cosi è, la nuova silloge di Ermellino Mazzoleni dunque si pone come documento di uno status vitale e spirituale che ha il sapore di un lascito testamentario in cui si certifica ancora una volta  la lacerazione profonda di cuore e d'anima, il combattimento senza fine tra beatitudini angeliche e tentazioni demoniache con il nostro che si presenta  a Dio anelando  la resurrezione, chiedendo  pietà e ponendo una soluzione finale alla sua interminabile ricerca con i versi terminali che recitano:Approdato al golfo del silenzio/anelato come la rosa/che ghiaccia azzurra fra le neve,/ con trepida umiltà deporrò/ il mistero di me stesso/nella braccia del Creatore.

E' lui che rivelatosi l'uomo/poeta nato e vissuto nel fiato vitale di Dio, erede di supreme visioni ma anche umanamente tentato dal maligno e che vive nell'eterno scontro tra il bene e il male, a porre  fine alla sua travagliata condizione esistenziale, al sontuoso e terribile sogno , in quell'Oltre in cui si svelerà il suo mistero in un aurora senza tempo.

Da sempre il nostro grande poeta dialoga con il suo Dio, con quel cielo in cui intravede lo splendore della sua Lucia, ma adesso e dopo la mirabile navigazione nel tempo e negli spazi dei “Salmi del silenzio” questa sua intima esigenza si fa più assillante nell'avvicinarsi della magnificenza  di quella terra di confine in cui sta per entrare .

E così Mazzoleni scrive sedici pagine poetiche di una formidabile silloge con il suo linguaggio che ripropone la straordinaria anarchia lessicale e sintattica di grande fascino di sempre e che si rivela  nobilitazione semantica.

Una raccolta  al tempo stesso confessione di fragilità, preghiera, annuncio di inesorabile decadenza,  amarezza, malinconia,  e  vertigine di angeliche apparizioni, di soavissime visioni di creature di un universo meraviglioso, in cui la propria parola poetica diventa adesso oggetto di spietata autoanalisi critica.

Come è nel suo stile la narrazione si svolge  tra l'apoteosi della bellezza della conoscenza divina e le tentazioni del maligno annidate nella  vanità umana.

A 83 anni dunque Ermellino torna a interrogarsi sulla sua scrittura, annuncia tramonti, distacchi, si immerge nelle visioni edeniche di vallate e cieli,  nella voce della sua anima, eternamente dibattuto da quel conflitto esistenziale, tormento e segno distintivo delle anime nobili che scorgono in stesse le sembianze del divino.

Scrive con frenetica passione della sua vita, della sua morte, delle sue contrade dove come cita : baciai la sposa, dove la cantai, ospite del sesto universo.

Come nei Salmi del silenzioritornano, nella parte centrale della raccolta, le citazioni dei suoi miti artistici, le estatiche ammirazioni verso grandi personaggi dell'arte e della cultura, da sempre suoi fedeli compagni di lettura e riflessioni  ed esempio di eterna bellezza.

Della sua poesia scrive  più volte: “ Ho fatto la parola, mi dico/ soddisfatto. Stupido./e ancoraUn diavolo venne a tentare/ la mia vanitàSei soddisfatto-/ mi disse- della tua poesia?; , ed è qua che sta una delle chiavi di interpretazione del libro, ossia questo interrogarsi sulla sua poetica presenza nel tempo sin da quello della prima galassia  eche ancora deve gemmare presente e maturare albicocca d'eternità, come testualmente riporta.

E' dunque un libro che tenta di definire sinceramente una identità, di una profondissima umiltà, colmo di mea culpa, rimpianti, ma anche di saggezze,  racconti  e meraviglie di chi ha navigato l'eterno, intuito la grazia della perfezione accarezzandone i contorni, interpretato e capito il mistero di Dio ma anche e al contrario costantemente tormentato dal suo umano limite di incomprensione dell'ignoto.

E' tipico di Ermellino Mazzoleni questo ondeggiare tra i territori della terra amata e le praterie sconfinate dell'universo; un ondeggiare che col passare degli anni si amplifica  sempre più con l'avvicinarsi della soluzione finale del mistero esistenziale che attenderà nella casa di montagna del padre dove tramonterà e dove scrive con versi dolcissimi Saun addio lungo come la vita. Nelle mani di Dio/il tempo si farà eterno.

Ma intanto annuncia il sogno dell'Angelo, del miracolo al germinare della nona aurora, del canto e della fioritura in gola di un cardellino; riafferma il suo vissuto avvolto nelle galassie, la gioia del suo cuore e lo svelamento del Dio ignoto ( oceano e dalia, sole eterno di gioia); afferma la sua conoscenza/abitazione di territori infernali, le tentazioni demoniache  e cita :  Abito tre inferni /e tre deserti d'angoscia, /sono demonio di me stesso.

Ma questa silloge è anche il canto di chi ha conosciuto profondamente il dolore umano,  è lo svelamento della sua pietas umana , la lettura della sua saggezza e sapienza..

Una raccolta attraversata da annunci in corsivo, che sono slanci vitali e liberatori  con quel suo reiterato  Voglio andare verso cattedrali e luoghi di grande spiritualità, ma anche versoil non dove, /cattedrale del vuoto e niente,/Cavallo al vento non squillato, /voglio andare al non dove”  e ancora “ all'Oltre/cattedrale di stelle ignote/Cavallo all'infinito  ed infine “Oltre me stesso e l'alba prima,/ oltre il cosmo e l'eterno, voglio andare oltre Dio”/.

La poesia finale Ermellino la dedica alla sua amatissima Lucia, nell'attesa dell'incontro nei sette cieli e sette arcobaleni in un aurora senza tempo dove splende come la Beatrice di Dante, luce finale e Grazia  a cui approdare.

Forse questo  libro rappresenta l'ultimo appello alla vita, alla morte , al mistero, l'ultima certezza o l'ultimo dubbio esistenziale  per il grande poeta  nel tentativo di acquietare  finalmente il cuore e l'anima e lasciare nell'infinità del tempo la sua traccia di uomo e divino al tempo stesso, ritornando all'origine delle origini oltre ogni dimensione e spazio.  

Carmelo Consoli

 

 

 

2 commenti:

  1. Carmelo Consoli è lettore di grande sensibilità. Mi pare tocchi con la graziea che gli è propria i bei versi del poeta Mazzoleni. "baciai la sposa, dove la cantai, ospite del sesto universo.", ho i brividi. E' un verso bellissimo che attende di compiersi in quel settimo cielo ricolmo d'amore.

    RispondiElimina
  2. Concordo con la carissima amica Patrizia nell'asserire che Carmelo, altro antico amico, scrive con raffinata sensibilità e particolare grazia. Nella sua esegesi di Ermellino Mazzoleni tocca i punti salienti dell'Arte del Poeta e li trasmette a noi lettori con empatia e scrupolo professionale. L'Autore salta fuori dalla pagina, è davanti ai nostri occhi, con il suo "ondeggiare tra i territori della terra amata e le praterie sconfinate dell'universo; un ondeggiare che col passare degli anni si amplifica sempre più con l'avvicinarsi della soluzione finale del mistero esistenziale", con il dolore che ha portato sulle spalle e nell'anima e con la pietas che lo caratterizza. Ringrazio Carmelo per quest'ennesima eccellente lezione, mi inchino e lo abbraccio forte, rivolgendo un saluto ammirato al Poeta.

    RispondiElimina