lunedì 31 gennaio 2022

CARMEN MOSCARIELLO: "L'INTIMITA' NELL'ARTE"

Carmen Moscariello,
collaboratrice di Lèucade

L’intimità nell’arte

Beatrice Hastings, la storia di una passione dolorosa.

Di

Carmen Moscariello

I suoi cappelli  erano  enormi con piume colorate, i guanti fino al gomito, come molti suoi abiti dipinti su stoffa  da Modigliani con fiori sgargianti, grande  la sua intelligenza come  la sua follia. Non  era certo il tipo che passava inosservata. Donna corteggiata da tutti i pittori di Parigi, lo stesso Picasso l’aveva in gran conto. Le piacevano anche le donne e il suo letto era una piazza molto ospitale per amanti molteplici. Inglese, bella a suo modo.

 Ho avuto la fortuna di ammirare l’estro prezioso del Maestro in alcuni   dipinti che le dedicò, esposti   al Mudec di Milano  in un luminoso settembre del 2018.

Un giorno la Lady  sedeva da solo in un bar a Montparnasse, era tra la primavera e l’estate del 1914, si incontrarono per caso, i due si osservarono non poco, si annusarono, si disprezzarono. Di questo primo incontro ci parla dettagliatamente Beatrice, ci descrive Modigliani aggomitolato su se stesso, con barba lunga, vestito di stracci che a prima mattina era già ubriaco, che aveva occhi feroci e ingordi. Lei non era da meno, amava l’alcool,  la vita e con essa tutte le  trasgressione, era a Parigi come corrispondente del giornale New Age, una bohémiens di valore come tante altre donne di quel tempo che affollavano i bistrot e gli studi dei pittori della Nouvelle Ville. I due erano “Unici” si amarono subito. Erano gelosi l’uno dell’altro, si possedevano e non permettevano ad intrusi di entrare nei loro rapporti. Ma né l’uno, né l’altro erano animali da portare al guinzaglio. Se dobbiamo credere alle testimonianze dei loro amici si offendevano in pubblico, con lei Modigliani usò più volte violenza, né lei gli risparmiava offese e aggressioni.  Eppure da questo rapporto sul quale nessuno scommetteva, “questa non è una donna da sposare” sentenziava l’amico di entrambi, il  pittore Jacob, nacque un amore intenso, sicuramente fu una tempesta dalla quale non chiesero, né trovarono riparo. Lei lo  attirava come una gorgone. Per certi aspetti era un amore distruttivo, ma anche energizzante per il genio di Modì, tanto è vero che all’inizio del rapporto il Pittore smise di bere e durante la loro “intesa”  diede vita a centinaia di ritratti e ad altre grandi opere. Qual era la calamita che li attraeva e li portava ad amarsi per intere giornate?  Entrambi si piacevano fino alle estreme conseguenze, entrambi si disprezzavano e si accusavano reciprocamente di cose nefande. Lei posava per Modigliani per molte ore del giorno e della notte e se una donna così inquieta si prestava alla potenza del genio, in quel caso, senza fiatare, ciò era dovuto non solo al rispetto per  l’arte creativa di Maudit, all’armonia  e all’enigma, ma  anche ad un’ attrazione fatale nella quale, come in una ragnatela, rimasero prigioniere molte donne.  Modigliani prima di ogni cosa era attratto dalla bellezza di quella donna “virago”, così la definivano alcuni contemporanei e poi perché era colta intrigante, nei suoi ambienti era tenuta in gran conto e dettava regole e sentenze sulla grandezza o nullità dell’uno o dell’altro pittore, era  affermata giornalista, i bistrot se la contendevano e a lei piaceva apparire e provocare il suo amante insinuandosi ed esibendosi in balli sfrenati con molti altri uomini, cosa che faceva infuriare Dodo che  senza timori le urlava in pubblico “puttana”.

Non abbiamo sue precise testimonianze sull’arte di Modigliani, tra loro c’era una sfida terribile su quale dei due geni dovesse prevalere. Eppure questa presenza così originale e forte creò nell’artista grandi svolte, molti quadri bellissimi nacquero da questo rapporto. Modigliani si sentì molto coinvolto da quel vulcano esplosivo il cui fuoco attraversava gli abissi ed esplodeva ogni giorno mattina e notte. La notte per i due era l’incanto, senza romanticismi, in essa si inebriavano anche con l’aiuto di droghe. L’Innamorato poco dopo che la conobbe lasciò la sua gelida stamberga e si trasferì nella bellissima casa di Beatrice. Due Anime grandi e dannate sotto lo stesso tetto. I compagni di viaggio del Livornese  riportano le ingiurie che senza ritegno si lanciavano sotto il cielo di Parigi e nei bistrot dove si ubriacavano e si riparavano dal freddo. A tutto questo dobbiamo aggiungere la Sua grande svolta, abbandonò la scultura e dedicò tutto se stresso alla ricerca dell’Anima dei suoi personaggi. L’Anima dipinta da Modigliani rimane  un enigma grande quanto la Sfinge, ancor più,  se questa la si guarda a pochi metri  ti fissa e ti racconta i millenni che hanno dilaniato l’uomo, che l’hanno fatto innamorare, che gli hanno permesso di inseguire il divino. Modigliani seppe nutrirsi del divino che è nell’anima di uomini  e donne  protagonisti dei suoi ritratti. La sua arte rimane un valore umano e nel contempo sacro, inestimabile. Il Livornese- Parigino e Beatrice ne sono un esempio , insieme alle terribili contraddizioni e lacerazioni delle loro esistenze, c’è il sacro che è purezza, creatività, storia, preghiera. Se noi dovessimo descrivere Beatrice Hastings come una virago commetteremmo un errore madornale.

C’è subito da chiedersi da dove sono nati i quattordici capolavori che raffigurano la Hastings, i suoi nudi particolari  pieni di fascino, di dolcezza,  e perché no, di amore? In contrapposizione all’armonia e alle forme del corpo, i primi piani del viso di Beatrice si affacciano aguzzi sulla tela, arroganti, ingordi di vita e follia. E’  con lei che “l’Ebreo Modigliani” porta a maturazione la sua tecnica del disegno e la mescolanza dei colori. Nei libri   quasi  mai si dice  che molte donne hanno contribuito non poco a creare l’arte di Modigliani, non il Modigliani artista egli era nato già Dio, con la tubercolosi aveva ricevuto il fascino  dell’occulto del mistero, la capacità di perlustrare l’Anima. La stessa Beatrice era una potente medium e  molta storia sacra dell’ebraismo ci mette in contatto con il più profondo, la cabala ebraica altro non è che meditazione, mezzo per  sprofondare negli abissi dell’animo  e scrutarli nel  tentativo di inseguire il mistero. Modigliani dedica molti lavori a questo tema, è bene ricordare “Ritratto di una donna coinvolta in una seduta spiritica”, “L’ebrea”, “Il suonatore di Violino”, “La donna con cappello”, queste opere raccontano la passione dell’Artista per lo spiritismo, la magia, l’occultismo, passioni che furono anche della Hastings. Concordo con quanto afferma la figlia Jeanette nelle sue memorie sul Padre dove sottolinea, soprattutto per quanto riguarda la Hastings, che le donne coinvolte nella vita del Padre  non sempre erano prostitute,  nel suo libro difende proprio la Hastings sottolineando le doti di grande giornalista e di donna colta. Contesta i racconti degli amici pittori, sostenendo che  ci sia molta esagerazione. C’ è da aggiungere che Beatrice  era  una brava pianista,  poetessa, critica d’arte, musicista, cantante  amica di Picasso, di Matisse, di Max Jacob. La Lady , come se non bastasse, era una donna  ricca e affascinante. Nonostante tutte queste doti la sua vita  fu tormentata. Il rapporto con Modigliani si chiuse malamente, dopo due anni di scontri e riappacificazioni, lei non volle più saperne di lui. Nel 1917, In casa della pittrice russa Wassilieff ,una sera durante una festa in cui Picasso e gli altri stavano festeggiando il ritorno alla vita del Pittore Geoges Braque,  che durante la guerra con Apollinaire aveva avuto il cranio fracassato, successe il fin di mondo. Alla  festa  era stata invitata anche Beatrice Hastings che in poco tempo si era subito trovato un giovanissimo e nuovo amante, uno scultore italiano  Alfredo Pina. Alla stessa festa, senza essere stato invitato, si presentò anche Modigliani, ubriaco , con occhi feroci, sussurrava all’orecchio di Beatrice, sfidando lo sguardo del suo antagonista,  i versi di Dante e parole d’amore, provocando in modo plateale lo scultore che dal suo revolver fece partire un colpo contro Modigliani, minacciandolo  di ucciderlo. Dopo una rissa terribile, con la forza Modigliani  fu messo alla porta. Non incontrò mai più la Hastings anche perché dopo qualche mese  si innamorò  follemente della dolce fanciulla-pittrice Jeanne  Hébuterne che l’artista chiamava con tenerezza Noce di Cocco. Nella mostra  a Livorno al Museo della Città  (esposizione dal 7 novembre2019  al 17 febbraio 2020) per ricordare  il centenario della morte di Modigliani, per la prima volta ho visto insieme le opere di Modigliani e quelle della Hébuterne, le era stato dedicato un piccolo spazio,  posizionato infelicemente ad angolo, tanto che se non si era esperti, i capolavori sarebbero passati inosservati. Ebbene in  quello spazio esiguo c’era anche il bellissimo ritratto che lei aveva  dedicato a Modì).

Il Livornese- Parigino morì quattro anni dopo di tubercolosi. Non migliore fu il destino di Beatrice che iniziò una relazione con il giovanissimo e bellissimo poeta  Raymond Radiguet, autore de “Il diavolo in corpo”(1921), famosa la sua raccolta di poesie  Les joues en feu ,  dopo che anche questa storia si concluse malamente, ritornò in Inghilterra. Saffo fu a lungo la  sua compagna, per poi suicidarsi con il gas nella sua casa. Aveva venduto per sopravvivere i molti disegni  e alcune opere d’arte che Modigliani aveva abbandonato nella sua casa parigina. Sprecò le sue ricchezze per pubblicare un giornale antisemita che fu l’ultima sua follia.  Nel 1949 si esaurisce la storia di una donna che aveva studiato a Oxford, che aveva conosciuto la stima e condiviso spazi di vita e di arte con Marc Chagall, Matisse, Juan Griss, Chaim Soutine, Picasso George Braque, il poeta-pittore

 Concteau, che era stata   impegnata in lotte civili come quella per il femminismo, intensamente protagonista contro  la  pena di morte,  contribuendo  non poco alla riforma del sistema penale inglese e europeo. Eppure oggi viene ricordata solo perché fu per lo spazio di due anni la donna di Modigliani, eternata dai quattordici capolavori, ritratti e nudi che il Maestro le aveva dedicato.

Carmen Moscariello

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