martedì 9 aprile 2024

Anna Vincitorio :" Una volta cantava "

Due braccia si sporgono sulla ringhiera. Lei stende il suo quasi giornaliero bucato variopinto. Il vento muove i panni come volesse accarezzarli. Si intravede solo il viso perché la terrazza è coperta.

Lei canta.

Tanti gli anni che sono passati con il ripetersi di atti quasi sempre gli stessi. Era bionda, molto bella e eccitava le fantasie di due ragazzi al piano sottostante. Usciva sempre o quasi in compagnia del marito che l'avvolgeva con sguardi di possesso e di amore. Agli incontri per strada o per le scale, un sorriso, poche parole: “Come va? Tutto bene?”.

Due figli, poi andati via, il divorzio del maschio e la figlia musicista spesso in tournée. Avevano viaggiato molto con gruppi di amici. Esperti nel gioco del bridge che richiede concentrazione e abilità.

Lunghe vacanze e il marito che spesso, ironizzava sulla coppia sottostante, di mezza età e modesta istruzione. La scarsa considerazione che gli abbienti hanno per chi non lo è. Capita spesso di considerarsi superiori per proprie caratteristiche e non soltanto perché la sorte ci è stata più benevola. Negli ultimi tempi non udivo più la voce che cantava. Il marito piuttosto serio. Lei mi diceva che lui soffriva di esaurimento nervoso e di una forte depressione. Lui mi accennava a un susseguirsi di alterazioni di lei. “Venga a parlare, le faccia compagnia” mi diceva. I discorsi erano vaghi nel grande salotto dove da una parte c’era un lettino. A turno, non so perché, uno dei due si sdraiava. Ero perplessa. Mi sentivo inutile. Era come se qualcosa mi sfuggisse senza che riuscissi a comprendere.

Quando incontravo la figlia la vedevo cordiale, ma vaga.

Mi tornavano alla mente i tempi lontani in cui mio figlio quando lei suonava per ore l'oboe le scriveva bigliettini ironici pieni di parapà... parapà... parapà. “ma non potresti cambiare musica?”. Ricordavo con nostalgia le cene con i ragazzi: quello di turno di mia figlia a cui mi ero affezionata e il mio figlio minore che ascoltava partecipe i discorsi dei più grandi. Un piccolo mondo, allora festoso, intorno alla tavola imbandita.

Adesso incontro spesso il marito di lei con le borse della spesa. Si attarda. Ha bisogno di parlare. Ogni mattina, al risveglio, lei diviene aggressiva e volano parole. Quando la incontro per le scale è stizzosa e critica lui. La cosa mi stupisce. A volte dalla finestra aperta, la voce di lei e poi silenzio. Mi sento in colpa perché senza volerlo ascolto. Rivedo la figlia che mi parla della depressione del padre per colpa della moglie. Quando incontro lei mi racconta una situazione completamente opposta.

Un giorno una maglietta cade sulla mia finestra. M… suona al mio campanello: “Posso riprenderla?”. “Certo”, le dico. Mentre va via si scusa ripetendo ininterrottamente: “Scusa il disturbo… scusa il disturbo… scusa il disturbo…” Rimango perplessa. Non è normale quel comportamento. Mi ricordo di me bambina che accompagnavo mia madre in visita a una signora che continuamente ripeteva: “Avete letto cosa c’era stamani sul giornale?” Io ridevo, non rendendomi conto che nella testa di quella donna c'era qualcosa che non andava.

Un’altra mattina io esco per fare commissioni e P… mi ferma. “M… peggiora, a volte diviene violenta, al risveglio. Dopo colazione è nuovamente affettuosa”. Visite ricorrenti da più specialisti. La sentenza è ALZHEIMER. Non si può arrestare; soltanto contenere e poi gli psicofarmaci… Vivo in lui il ricordo di lei, i suoi occhi ridenti e vigili. Dove, la loro vita trascorsa, l'amore, i bei ricordi? I momenti di lucidità non riescono a coprire le assenze. È come un antico orologio che batte le ore sbagliate. “Finché vivo, sarò io a badare a lei; poi lo faranno i figli”.

Il bucato lo stende una donna che bada alla саsa. I panni sventolanti sembrano aver perso i loro colori. Quando talvolta mi affaccio e la vedo, le sorrido. Il viso di lei mi appare lontano. È lì, mi parla ma da un mondo senza stelle.

Vorrei tanto sentire ancora la sua voce che canta. È solo un ricordo!

Al piano inferiore il pianto capriccioso e insistente di un bimbo. È l'inizio di una nuova vita.

Firenze – gennaio 2024

Anna Vincitorio

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