sabato 23 marzo 2013

N. PARDINI: LETTURA DI "NUOVI SLMI", G. RIBAUDO E G. DINO


Giacomo Ribaudo – Giovanni Dino: Nuovi Salmi.

I Quaderni di CNTN. Palermo. 2012. Pp. 376

 

 

 

 

Testo importante quello che mi è giunto stamani, 21/03, inizio primavera, per bontà di Giovanni Dino. Uomo semplice, come tutti gli uomini di Cultura, che ho avuto occasione di conoscere per e-mail e di ospitare sul mio blog, con poesie, che rivelano caparbietà innovativa e slanci metaforici non comuni. Ma anche, come dimostra con questa opera, capace di convogliare tante voci poetiche su un argomento che, pur vario, se si vuole, non certamente facile da rispettare. Nuovi Salmi, il libro, edito da I Quaderni di CNTN, Palermo, 2012. Curatori Giacomo Ribaudo e, appunto, Giovanni Dino. Tutti i miei complimenti per l’ottima riuscita dei loro intenti. Qui si tratta, al di fuori di ogni retorica, di un lavoro degno di attenzione; ma, senz’altro, impegnativo sia per i curatori che per i poeti scelti; selezionati, questi, con scrupolo, considerando  l’apparato di notizie biografiche a seguire. Impegnativo, perché, adattare l’animo e la mente, la parola e la creatività ad una tematica abbastanza circoscritta, non è certamente cosa facile per uno scrittore. Dacché la libertà è l’anima della poesia e non solo. Ma in questo caso – ad ogni scrittore è stato assegnato un salmo da interpretare e su cui creare un canto - dobbiamo riconoscere che il campo d’azione si poteva ampliare a larghe visioni (spirituale, culturale, immaginifico-affettiva e umanistico-sociale), dato che, ognuno dei prescelti poteva dare spazio alla propria inventiva: personalizzare il salmo, farlo proprio, e ridarlo al foglio carico di messaggi rievocativi e non solo. Volume sostanzioso, anche, i Nuovi Salmi, sia per numero di pagine, ben 376, che di autori, circa 160; vi figurano voci conosciute e fra le più rappresentative del diorama culturale odierno. Nomi come quelle di Franco Loi, Domenico Cara, Antonio Spagnuolo, Lia Bronzi, Santalucia Scibona,  Maria Grazia Lenisa, e addirittura Karol Wojtyla, anche se in spazio riservato. Ma veniamo alla lettura. Molte le opere, quindi; ma anche diverse per stile e contenuto,  diverse per cultura e per approccio con il testo ispiratore. Tante, la gran parte, ben contestualizzate storicamente e civilmente. Dettate da motivazioni spirituali, ma anche da stimoli di affrancamento da una società tanto problematica e complessa quanto la nostra. Ed altre che ci dicono di veri inni al Signore, alla sua grazia, alla sua bontà, e alla sua giustezza. Giustezza e sacralità davanti a cui si china, davanti a cui si inginocchia tutta la terra, o si dovrebbe, visto il mondo in cui viviamo, e la necessità di tanta spiritualità. Sicuramente, appaiono più interessanti quei canti che sono riusciti a trasmettere, oltre all’afflato divino, motivazioni umane ed esistenziali, impatti di natura contingente, critica e riabilitativa e a captare, dal confronto, input di natura civile e storico-sociale, visto il periodo della collocazione dei testi e del loro spirito di libertà; capaci di trasmettere, appunto, emozioni legate a vicissitudini terrene; scaturite da un confronto fra lo spirito del salmo e l’attualità. Per fare un nome mi ha colpito, fra le tante letture degne di nota, “LA MORTE ETERNA” di Sandro Angelucci. Opera che ritengo, senza alcun dubbio, veramente interessante. Non solo per contenuto, ricco di riflessioni e meditazioni strettamente legate alla vita e alla sua proiezione in un futuro di catartica immanenza, ma anche per tutti quei risvolti che la stessa comporta: il denaro; l’odio; il potere; milioni di dollari che tolgono il pane; i mercanti; “e un rumore infernale/ che sovrasta i silenzi/ con cui seminasti l’ala nei cieli”.  “Ma c’è anche un respiro: lungo, profondo/ una pace che sale / una  morte che nasce e sconfigge la morte/ di chi muore in eterno”. Tanti i motivi che l’autore ha saputo estrapolare, dal salmo 73, con una sua personalissima  interpretazione. Motivi dettati, soprattutto, da una spinta emotiva volta a fare del passato un futuro innovativo, e di speranza. Un’attualizzazione vivace che non perde per  niente quella fluidità lirico-armonica che connota una buona poesia. Ma quello che più conta, è che c’è il verso. Verso che va  a capo, quando la poesia stessa lo vuole. Quando lo pretende il salmo stesso. Il verso libero, sì!, ma verso; verso che si distende e abbraccia con tutta la sua successione ritmica il variare degli impulsi emotivi. Inno al divino, sì, ma cantato, musicato da corde umane, che vivono ed hanno vissuto ingiustizie e peripezie. Che l’autore conosce e che traduce in poesia. Un inno alla libertà, insomma, proiettato in un futuro di giustizia umana e divina.

Comunque, e va detto, non mancano testi poco convincenti e per interpretazione e per resa poetica. Ci riserviamo, magari, in seguito, di porre l’attenzione sugli elaborati in maniera più dettagliata, anche, per soddisfare la curiosità dei nostri lettori e per la voglia di gustare poesia. Non certo con l’intenzione di atteggiarsi a giudici supremi. Non rientra nel nostro carattere, pur se, in quanto toscani, siamo portati a dire il vero. Di certo, e non toccherebbe a me dirlo, né a me valutare tanto talento, il canto IL SIGNORE REGNA! ESULTI LA TERRA, pregno di vita e vitalità,  impreziosisce il tutto. Nobilita il libro. E fa dimenticare quello che non c’è. E’ il Maestro che canta. E’ Antonio Spagnuolo:

Antonio Spagnuolo 

Forse il mio sogno riparte dagli inganni,
per arcuarsi nel bagliore,
e ripercorrere parvenze di irreali contorni.
Fuoco per rallegrarsi, giustizia e pace!
Nell’ascolto sembra il ritmo
che comprende e sconvolge la fuga,
nel vorticoso frastuono del prodigio,
nella speranza coltivata alle penombre,
tremano le nostre incertezze
per la gloria dei cieli e nel fulgore del Signore.
Anche i nemici tremano innanzi al fuoco
delle sue pupille…
Chi adesso inizia a credere
nell’essenza stessa dell’amore?
Altri silenzi ammaliano perplessi,
ed intagliano lacrime al perdono,
proteso al segno della Tua scintilla,
alle parole sussurrate in frammenti,
nella solitudine,
per riscoprire il dono fuor della nebbia,
che vuota il tempo e della stanza è spazio.
Gioia nel cielo!
Per questa eternità di luci e di parole.
Ancora il giusto saprà sciogliere i nodi
della memoria e della Tua Santità,
liberi dalle insidie.
Tutta la terra annunzi la Tua giustizia!

 

Una vera cascata di metafore che racchiude infiniti di spiritualità.

 

 

Nazario Pardini                                        22/03/2013

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