SPIEGA L’ALA LA NOTTE
Spiega l’ala, la notte. Ma non più
per te. Per te si è chiusa ogni stagione.
Mi brucia dentro ancora la memoria
di sospirate tue chimere e
mi piangono negli occhi tue disperse
gioie di mamma giovane. Di donna.
Sento voci che chiamano te ancora.
Non distante la riva col suo pianto.
Il borbottio della memoria corre
indietro nella polvere e frammenta
virgolette di carta sulle mie
mani. Se vuoi lascia fluire, Fiore,
sui miei specchi il sorriso delle spighe
nei campi e la rugiada sulle rose.
La parola si spegne sulle mie
labbra. Non è mai facile per me
afferrare di nuovo la magia,
la santità – o il sortilegio? - di
quel giorno abbandonato nel passato
con il tuo cuore diventato il mio,
che apriva un nuovo sole all’orizzonte.
E siamo insieme. A misurarci questo
infinito parziale di silenzi
da quando un vento avverso ha cancellato
il tuo tempo. Ma non è stato facile
entrare nei tuoi battiti, intonare
il mio respiro al tuo; alla pacata
essenza delle tue pulsioni che
io non conosco e mai conoscerò.
Si spegne la parola sulle mie
labbra. La mente cerca di deviare
il pensiero. Mi sfugge dalle mani.
Urla sgomenta il suo dolore, ancora.
Incredulo che il tuo tenero cuore
batta soltanto nei miei giorni. E sento
le nostalgie al posto tuo e vedo
la tua mano che s’alza verso il cielo
come un bisbiglio timido nel gesto
di un addio senza tempo. Indefinito.
E non riesco a ricacciare più
la lacrima che prepotente vuole
posarsi sul mio palmo che l’aspetta.
Così consumo in quest’ultima notte
d’emozione il tuo sonno. E mi domando
fino a che punto il tempo sarà in grado
di riparare i miei mattini presi
in prestito al tuo sole: così muti,
fragili. Trascinati tra oblio e vita.
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