Luciano Nota Sabatella
Dentro
Collana di “Scritture clandestine”
Associazione Culturale LucaniArt Onlus
Nazario Pardini
Luciano Nota, in questo nuovo lavoro, dal titolo Dentro, conferma il suo stilema, la sua
cifra poetica, con tutte le sue peculiarità. Culto della parola, stile
asciutto, estemporaneo, estremamente intimistico, distaccato, anche, quel tanto,
da vedere le cose con animo quieto, proiettato all’oltre, sì!, oltre le cose
minute da cui parte. E qui risalta, appunto, con maggior nitore, questa cura
attenta del verbo, del suo suono, dei suoi intrecci; degli effetti di un
contesto magistralmente progettato per accompagnare stati d’animo di grande
partecipazione emotivo-esistenziale. Ma il tutto si dipana con nonchalance,
come se ogni cosa fosse normale, e ogni accadimento, anche il più drammatico, appartenesse
al diluirsi fatale della vita e al suo implacabile scorrere, visto con sguardo
quasi epicureo; e l’autore appare, non di rado, spettatore di questi
avvenimenti; pur sentendosi Dentro, e
Dentro ruffolando, e Dentro impigliandosi, riesce a uscirne
con sguardo disincantato. Ma sono pur sempre occasioni che hanno inciso
profondamente in un animo che ora ha trovato il suo equilibrio e riesce a
considerare le cose dall’alto, da una torre dalla quale il mondo appare con figure
sminuite, con accidents meno
strazianti. Da qui, soprattutto da qui, deriva questo stile riposato, e mai
eccessivo. Se lo è eccessivo lo è nella parola, nel suo spiazzamento, nella sua
avventura iperbolica. E i fatti sono tradotti in un dire che non accenna mai
all’eccezionale, né mai scivola in sentimentalismi o affreschi di georgica
fattura in cui affogare strascichi di disperazione. Sono le cose più umili, le più
semplici, quelle più reali, quali i grilli, i girini, una vasca per i pesci,
una panca, un piatto, o la tavola da pranzo a gironzolare attorno all’attenzione
del poeta; gli si propongono per un loro coinvolgimento; per raffigurare,
allusivamente, quei segmenti di un Dentro
che il poeta scandaglia con grande minuzia, con un’analisi psicologica attenta,
e plurale; per la costruzione di un castello con mattoni ben connessi tra loro,
indispensabili gli uni agli altri, per la totalità del “poema”. Toglierne uno
equivarrebe demolire il castello stesso. E quello che infine emerge da questa
analisi è che la poesia è frutto soprattutto di dolore; il poeta si deve
guadagnare la parola, quella vera, quella eccelsa, attraverso un percorso di
sofferenza e di esperienza. La deve rivivere, farla di nuovo sua, per poter
osservare il mondo da quella torre.
Ed è allora
che i versi scorrono, aggrappati all’anima, in maniera quasi miracolosa;
sconcertanti l’elasticità, la duttilità, la semplicità, anche, - e quanto è
difficile fare vera poesia senza oberare - e la familiarità del suo dire.
“Coraggio quindi/ mettiamoci le scarpe/ e andiamo”. E non si disdegnano rime
interne, assonanze, allitterazioni, o dilatazioni – tante – verbali di grande
effetto espansivo a rendere il dettato musicalmente e stilisticamente valido.
E’ qui che il confine fra il nuovo e il classico si assottiglia; è in questo
processo personalissimo che il poeta dimostra quanto tale differenza sia
inconsistente. Mi piace citare una poesia fra le tante validissime per dare
l’idea di quanto l’azzardo del poeta vada oltre la parola; e in questo corpo a
corpo con la lingua, come riesca l’autore a fare del classico una novità. Qui
non si vuole staccare, interrompere un percorso, ma si vuole solo far poesia
spontaneamente; e la poesia unisce, ingloba, è al di là e al di sopra. Tutto si
fa romanza, e ogni particolare, ogni ritmo, ogni contraddizione, ogni armonia,
in A Sara, contribuisce, sia
metricamente che contestualmente, a convalidare l’assunto di cui sopra.
(…)
Sei giorno
se dentro mi guardi
montagna fatta d'acqua
che schiacci la notte
incantevole massa cortese
che allieti la
presa.
Insomma, la plaquette di Nota contiene tutta la vita con le sue fughe e i suoi rimandi, con le sue croci, e le sue memorie, e soprattutto quella vita che l’autore vede scorrere, fuggire e cancellare con una indifferenza da lasciare senza fiato. Proprio come quella noce che si consuma gradatamente sotto il tavolo del mondo testimone di tanta “danza”.
Ma Luciano Nota la ingemma quella danza, e non solo
ricorrendo ai suoi sentimenti, ma soprattutto fasciandoli, i suoi sentimenti,
con invenzioni di alta levatura metrico-stlistica:
(…)
La noce rivoltola
svolta a destra
si consuma
fissa arguta la stanza.
Muore al centro di un armadio
al cui lato
s'infiamma la danza.
Nazario Pardini 25/02/2013
DA
“DENTRO”
A Sara, la mia nipotina dagli occhi del mare
*
Apro
il mio petto
come
una piaga.
Girano
grilli, girini
e
allegri di Mozart.
* Mi giro. Dietro di me
una
vasca per pesci
una
panca.
Sposto
con grazia
l'esile
foglia
che
sa di carpello.
Da
un campetto adiacente
una
figura s'accosta
mi
tende la mano
si
stende.
Abbozza
l'amplesso
con
un rametto.
Qui si sente calore.
Il buio non ha voce.
La noce voltola
giunge ai piedi
di un tavolo giallo
al cui centro s'incrociano alluci.
Qui si sente odore
di monili sottili
lo spazio di un ardore.
La noce rivoltola
svolta a destra
si consuma
fissa arguta la stanza.
Muore al centro di un armadio
al cui lato
s'infiamma la danza
Assomiglio più a te
e che questo sia vero
lo dice la tua presenza
sulla tavola da pranzo
dove al posto del piatto
tu ci posi una parola.
Che questa non sia piena
francamente poco importa.
I miei palazzi sono alti
le tue vetrate sempre scure.
Coraggio quindi
mettiamoci le scarpe
e andiamo.
Ti chiedo solo questo:
non seguirmi come al solito
non metterti più a nudo
(è facile pensare che tu sia
la mia coscienza).
E ti raccomando
non svanirmi al primo sciopero del sole.
Siamo entrambi verità
la brevità di chi ha parvenza.
A SARA
Sei campo
quando il
grillo ti parla negli occhi
e negli
occhi l'azzurro
è più
fitto del cielo.
Sei volta
se cento
volte sorridi
se sul
labbro cresce il senso del cerchio
luce di
raggio
che non
blocca parole.
Sei giorno
se dentro
mi guardi
montagna
fatta d'acqua
che
schiacci la notte
incantevole
massa cortese
che allieti la presa.
Puntuale e vissuta con partecipazione la recensione (bravo Pardini!); ma veramente nuove e personalissime le poesie di Luciano Nota.
RispondiEliminaI miei complimnenti
Silvestri Franco
Freschezza anche nella semplicità
RispondiEliminaUna bella scoperta, giraovagando per questo blog.
Grazie. Simo