sabato 31 maggio 2014

CLAUDIO FIORENTINI "CHIUDE ANCHE LA LIBRERIA LOFFREDO", SPUNTI PER RIFLETTERE



CLAUDIO FIORENTINI COLLABORATORE DI LÈUCADE




Mi è giunta notizia che a Napoli, quartiere Vomero, dopo la storica libreria Guida di Via Merliani, sta chiudendo anche la bellissima libreria Loffredo, anch'essa di storica presenza. Hanno chiuso anche la Fnac che, per quanto giovane, anch’essa aveva al suo interno uno spazio dedicato a presentazioni, convegni e dibattiti, dove si potevano incontrare artisti e scrittori.
Mi è stato riferito che al loro posto verrano una banca, una friggitoria panineria, un negozio di abbigliamento da importazione e un negozio di Trony.
Certo, non possiamo cambiare questo processo per noi spaventoso, ma quantomeno possiamo chiederci cosa fare perché la letteratura non perda tutti i suoi spazi. Vediamo innanzi tutto come evolve il mercato: librerie online, ebook, edicole che vendono sempre più libri (di qualità letteraria non sempre raccomandabile)... insomma, le librerie hanno concorrenti agguerriti e inoltre, complici la fretta e gli impegni quotidiani (anch’essi discutibili, perché spesso si passano ore davanti alla TV o a giocare con qualche social network, ma per una passeggiata non si ha tempo), hanno anche un deficit di visitatori. Sta di fatto che oggi la situazione sembra sia questa: diffusione capillare di prodotti di scarsa qualità (Dante non si compra in edicola), oppure solo di grido, invisibilità di prodotti emergenti (la rete è il migior nascondiglio dei libri, e il lettore casuale, quello che entra due volte l'anno in libreria, non andrà di certo a spulciare i cataloghi IBS)... quindi a cosa assistiamo, al requiem della letteratura?
No, non voglio neanche pensarlo. Il mercato cambia, gli operatori devono capirlo e anticiparne le evoluzioni, alcuni ci riescono... ma se quelli che ci riescono non propongono qualità, allora il problema è serio. Occorre mettersi all'opera per evitare che la qualità sia offerta in sacrificio e scompaia.
È interessante notare che oggi, forse più di prima, molte associazioni e molti circoli hanno grande seguito, ed alcune operano nella direzione giusta. E trovano terra fertile perché, in questo scenario, si propongono come attivisti della cultura e offrono un servizio, benché non sempre identificato come tale, di orientamento e di divulgazione.
Un contributo di questo tipo può diventare un autentico faro nella ricerca e nella difesa della qualità, sempre che il circolo o l’associazione, siano costituiti da autentici passionari della cultura e non da chi cerca, nel gruppo, uno specchio di Narciso.
Ma non basta. Infatti oltre l’associazionismo, occorrerà creare un legame con l’editoria e con i luoghi di promozione e di vendita della letteratura. Un’associazione come, ad esempio, l’IPLAC, che raggruppa centinaia di scrittori e organizza eventi letterari in tutt’Italia, ha le caratteristiche per entrare in gioco; così sembrerebbe anche per Mecenate Italia, una fondazione che intende reggaruppare i creativi dandogli una guida senior e una certa visibilità internazionale.
Ma ancora non basta, perché la cosa più importante, che è l’educazione del pubblico a leggere e l’educazione del lettore a leggere bene, sono i fondamenti su cui ogni movimento organizzativo potrà muoversi.
Certo, è una grande sfida, ma se vogliamo che la letteratura italiana sia dovutamente rappresentata sia in Italia che all’estero, dove tra l’altro i nostri scrittori sono pressoché sconosciuti, occorre reagire, svegliarsi, e unire le nostre forze, perché nessuno lo farà per noi!

                                         Claudio Fiorentini


3 commenti:

  1. Carissimo Claudio, effettivamente la situazione del quartiere Vomero a Napoli non versa in buone condizioni per quanto riguarda la proposta di librerie.
    Tengo a precisare che Loffredo non chiude ma si sposta in locali più piccoli rispetto alla dimensione attuale, a un centinaio di metri, resta la questione Guida e Fnac, per la quale spenderei parole a parte.
    E' un fatto che il mercato stia cambiando, che il consumo di libri sia particolarmente indirizzato sui formati economici, che lo sviluppo tecnologico ha aperto orizzonti diversi per la lettura e mi riferisco come te all'e-book, mi piacerebbe soffermarmi però anche su altri aspetti del mondo letterario.
    Una galassia di case editrici che spuntano come funghi, premi letterari a iosa, soprattutto scrittori, un'inquietante moltitudine di scrittori o pseudo tali (tra i quali probabilmente ci sono anche io) che producono 6 nuovi titoli all'ora, già questi sono i numeri al 2012, ancora aumentati nel 2013, la domanda da porsi è, chi legge?
    Prima di essere scrittore (o pseudo tale) mi fregio, in questo caso con orgoglio, di essere un lettore, attento, appassionato, ecco credo che innanzitutto un esame di coscienza debba svolgersi proprio tra le nostre fila per non cadere in autocompiacimento e autocelebrazione, perchè si prenda coscienza che a volte avere la passione per lo scrivere non necessariamente debba sfociare in una pubblicazione necessariamente, in molti casi, ti garantisco, si farebbe un piacere, anzi un grosso regalo, allo sviluppo della lettura e della letteratura in generale.
    Una storia, o un'intuizione non rappresentano, per me s'intende, un buon motivo per scrivere, soprattutto per diffondere, questa quantità di titoli spesso abbrevia la vita di tanti altri libri che degnamente meriterebbero di essere diffusi e "competentemente" fatti propri dai librai, perchè uno dei motivi è la mancanza di competenza nelle sempre più massimaliste librerie; invece, ....invece, differentemente da come Leopardi precognizzava "il libro ormai è destinato a vivere solo pochi anni", oggi un titolo ha una vita brevissima, non più un fuoco che scalda, piuttosto un fiammifero che si estingue in pochi secondi e non dona calore ma una breve ed effimera luce.
    Per motivi diversi in questi ultimi mesi ho letto, tra i molti altri, due libri, tra l'altro entrambi premiati, che mi hanno avvicinato molto a ritenere giusta la fine che ai libri era destinata in Farhenhei 451 di Bradbury, perchè, a voler essere magnanimi, farne un falò ancora gli si faceva un piacere.
    Claudio, il problema non risiede solo nei luoghi dove si vende, ma anche in cosa si vende o si pretenderebbe di propinare ai lettori; parte dalla scuola, nella lettura dei quotidiana, scomparsa nelle ore di italiano, nel linguaggio dei nostri giorni, nei social che fanno troncare le parole, twitter, dove i caratteri sono da esercizio della sintesi, laddove il pensiero iniziale si perde nell'inutilità del punto d'approdo e diventa altro.
    Leggere amico mio, leggere, perchè non ci si debba ritrovare alle presentazioni di libri come una specie rara, non dobbiamo specchiarci ma provare a diffondere, dando l'esempio, soprattutto sperando che domani anche chi pubblica ponga più attenzione al materiale che diffonde.
    Luigi Bartalini

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  2. Sono perfettamente d'accordo con Luigi. Oggi scrivono tutti e tutti pretendono di assurgere alla luce della gloria... Le Case editrici, in primis, grandi, medie o piccole che siano, dovrebbero esercitare l'arte della selezione, onde evitare che si diffondano libri non leggibili, che per strani, incomprensibili motivi, spesso assurgono a ruoli di best sellers, - vedi "La solitudine dei numeri primi" ... Premio Strega! - o, nei circuiti minori, finiscano per avere vita relativamente lunga , ricevendo trafiletti sui giornali, gadgets, interviste radiofonifche.. Il problema non sono le libreria, ma i i libri.
    I bastimenti di lusso non servono a molto, se contengono equipaggi di poco valore! Gli 'operai' come noi, possono scrivere poco, dando il buon esempio, non sentirsi critici letterari o operatori culturali, ma semplici lavoratori, che cercano di leggere tanto provando a discernere e a far discernere!
    Presentare libri scadenti anche nei contesti di maggior lustro non ha senso. Un libro che voli... come i vostri, Claudio, Luigi... scatenerebbe emozioni anche in una bella cantina!
    La selezione diviene il fattore principale. Non sempre possiamo esercitarla noi esordienti. Il tutor di cui parla il redattore di Mecenate potrebbe essere d'aiuto.
    Di fatto vanno cambiate le prospettive. In tutti i sensi.
    Vi ringrazio infinitamente per tali contributi e vi abbraccio!
    Maria Rizzi

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  3. Caro Claudio, sono in pare d'accordo con te. Le librerie chiudono; è vero, ma anche per causa loro. Si prestano al gioco delle lobby delle grandi case editrici, che pubblicano romanzi-spazzatura, dove imperano dettagliate descrizioni di incontri sessuali (fanno aumentare le vendite!) anche se sono del tutto gratuite; romanzi i cui autori sono nomi resi famosi dalla TV anch'essa spazzatura, non importa se si tratta di ricette di cucina, di come si tira un calcio al pallone, ecc. Alcune librerie di grandi case editrici non consentono presentazioni di libri di poesia perché "la poesia non si vende"; accettano presentazioni solo di libri degli autori famosi di cui sopra.
    Ti dico francamente che per me le librerie che operano in questo modo possono chiudere benissimo! Preferisco, se ho un po' di tempo, non ciondolare in questi luoghi ma frequentare i social network dove sempre più spesso ci sono pagine di associazioni culturali serie, cito l'IPLAC perché l'hai citata già tu come modello da seguire, che propongono, presentandoli, romanzi "seri" di autori sconosciuti, emergenti, che le grandi case editrici non pubblicano e le librerie non ordinano e le cui presentazioni nemmeno vogliono ospitare. Ho trovato e letto in questo modo autentici capolavori, molti dei quali, purtroppo, ritengo siano destinati a rimanere sconosciuti. Un altro enorme problema è quello delle piccole case editrici sulle quali si pubblica "a pagamento". La maggior parte pubblicherebbe anche la lista della spesa pur di far soldi! Quindi, escono libri seri e scadenti con il risultato che il lettore si confonde e si chiede: "Ma di questa casa editrice mi posso fidare o no?" Il punto, carissimo Claudio, è che qualunque cosa, oggi più che mai, viene assoggettata alla legge del "dio denaro". La domanda che tutti si pongono (non noi certamente) è: questo rende denaro? Bene, si proceda. Questo no? Non lo si consideri. Il libro della famosa presentatrice della trasmissione televisiva "Un soffritto a mezzogiorno" si vende? Si, le case editrici lo pubblicano e le librerie lo ordinano. La raccolta di racconti di Ester Cecere si vende? E chi è Ester Cecere? Chi la conosce? E allora non si pubblica. Consentitemi lo sfoggio di cultura (è una delle poche cose che ancora ricordo!). Il grande Virgilio scriveva ai suoi tempi: "Ahi de l'oro empia ed esecrabil fame! E che per te non tenta e che per te non osa questa umana ingordigia? (perdonatemi se non corrisponde perfettamente all'originale!).
    Sono tanti gli atteggiamenti da cambiare. Il problema, quindi, secondo me, non è solo che "oggi scrivono tutti".
    Le persone serie, i "pasionari" della cultura (mi piace volgere anche al plurale maschile questo termine) hanno tanto da lavorare e la strada è tutta in salita. Tuttavia, armiamoci di bastone e scarpe adatte e iniziamo la scalata. In qualunque ambiente e nel modo ad esso adatto. Grazie per questo tuo stimolo alla riflessione su di un tema di così grande importanza.
    Ester Cecere

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