Pietro Celentano, e Alfonso Malinconico: CAMPANIA. Antologia Poetica. Pagine Editrice. Roma. 1999 |
DAL TESTO
Per
Giorgio Barberi Squarotti, la tela del museo di Capodimonte, è anche
impalpabile lirico scenario di sensualità pacata e triste, per la brevità della
bellezza di Susanna, di impietosa ironia per i due vecchietti che, negati alla
contemplazione, conversano dietro la colonna, ignorando che gli occhi celesti e
fissi della donna, proprio e solo qui a Napoli, si fanno specchio di verità in
quell’istante che non passa perché è immagine e colore e sogno e non è vita.
Alfonso
Malinconico
Susanna,
a Napoli
Ma
dove mai gli sguardi, nella scena
quieta
del giudizio, con la fresca
vasca
della fontana, i fiori candidi
di
ben distinti arbusti nelle aiuole,
la
balaustra di marmo sullo sfondo,
e,
dietro, l’ombra di un palazzo e un segno
di
nubi luminose? La serva aveva
sul
braccio, ben piegato, il drappo, ma levati
gli
occhi al cielo, come per stanchezza
d’attendere
o impazienza,e i due vecchioni
conversavano
dietro la colonna,
ora
annuendo, ora con segni di diniego,
ma
non il lungo corpo nudo contemplavano,
non
le aperte membra che mostravano
ogni
segreto, dolcemente, come
se
fosse inconsapevole di quanto
è
breve la bellezza, oh figura
di
fragile vetro che si incrina o appanna
al
volo anche soltanto di una foglia
o
di un’ala di passero bruna, o anche
la
raggiante faccia che compare
fuori
dell’ombra dell’alloro guarda
in
alto, verso le lucide fronde,
e
non le cura: ma i suoi occhi celesti
erano
fissi su se stessa, specchio
di
verità in quell’istante che non passa
perché
è immagine e colore e sogno,
e
non è vita.
Giorgio Barberi Squarotti
Nazario
Pardini se ne va per il Cilento a briglie sciolte; porta nel cuore le tappe da
Spartivento, , a Palinuro, a Pisciotta,
fino a Paestum , e le restituisce in una liricità senza tempo, laddove l’oggi
del Mingardo con le sue essenze di stagione sta all’attuialità di miti e
leggende aleggianti sulle ardite colonne di antichi templi e torri saracene,
sovrastanti i nodosi ulivi nel tramonto che tutto avvolge e sfuma.
Alfonso
Malinconico
Cilento
La
voce secca, rosa di salmastro
distendi
a Spartivento sul Tirreno,
quando le vele profughe d’Oriente
lasciano
scogli per le vie del mare,
Palinuro
di pietra. Odo i lamenti
che
dissemina il vento sulle terre
d’elleniche
vestigia per gli dèi.
Si
ergono le torri saracene
sopra
i nodosi ulivi del Cilento
allo
sgomento aprico del tramonto
diffuso
sopra i tetti di Pisciotta.
Dai
ruderi di case diroccate
reca
il Mingardo essenze di stagione:
rubre
centauree, primule di pali
sotto
lo sguardo attento pellegrino
del
ruotare del falco sopra i fichi.
Mi
chiudo, pesto, tra colonne d’Era,
atavici
linguaggi forestieri
ai
lamenti mischiati dei gabbiani
rompono
i silenzi della Storia.
Restano
i templi su colonne ardite
a
sfidare i tramonti e la calura
sopra
i miti, leggende, sopra gente,
sopra
preghiere spente per le piane
Nazario Pardini
Che piacevole sorpresa! Trovo qui un bell'abbinamento di virtù poetiche. Un piemontese e un toscano in canto per la Campania -la mia regione- mi provocano davvero forti sensazioni. Per me una lettura avvincente. E poiché mi sento un po' padrone di casa, prendo il post come l'omaggio affettuoso di due amici. E li ringrazio.
RispondiEliminaPasquale Balestriere
Squarotti e Pardini rendono un omaggio eccellente all'arte ed alla bellezza delle terre "Dove il sole brucia le vigne" (Gianni Rescigno) che mi commuove profondamente. Grazie.
RispondiEliminaSandro Angelucci