martedì 17 gennaio 2017

G. B. SQUAROTTI E N. PARDINI IN ANTOLOGIA "PAGINE"

Pietro Celentano, e Alfonso Malinconico: CAMPANIA.
Antologia Poetica. Pagine Editrice. Roma. 1999

DAL TESTO

Per Giorgio Barberi Squarotti, la tela del museo di Capodimonte, è anche impalpabile lirico scenario di sensualità pacata e triste, per la brevità della bellezza di Susanna, di impietosa ironia per i due vecchietti che, negati alla contemplazione, conversano dietro la colonna, ignorando che gli occhi celesti e fissi della donna, proprio e solo qui a Napoli, si fanno specchio di verità in quell’istante che non passa perché è immagine e colore e sogno e non è vita.
Alfonso Malinconico

Susanna, a Napoli

Ma dove mai gli sguardi, nella scena
quieta del giudizio, con la fresca
vasca della fontana, i fiori candidi
di ben distinti arbusti nelle aiuole,
la balaustra di marmo sullo sfondo,
e, dietro, l’ombra di un palazzo e un segno
di nubi luminose? La serva aveva
sul braccio, ben piegato, il drappo, ma levati
gli occhi al cielo, come per stanchezza
d’attendere o impazienza,e i due vecchioni
conversavano dietro la colonna,
ora annuendo, ora con segni di diniego,
ma non il lungo corpo nudo contemplavano,
non le aperte membra che  mostravano
ogni segreto,  dolcemente, come
se fosse inconsapevole di quanto
è breve  la bellezza, oh figura
di fragile vetro che si incrina o appanna
al volo anche soltanto di una foglia
o di un’ala di passero bruna, o anche
la raggiante faccia che compare
fuori dell’ombra dell’alloro guarda
in alto, verso le lucide fronde,
e non le cura: ma i suoi occhi celesti
erano fissi su se stessa, specchio
di verità in quell’istante che non passa
perché è immagine e colore e sogno,
e non è vita.

Giorgio Barberi Squarotti 



Nazario Pardini se ne va per il Cilento a briglie sciolte; porta nel cuore le tappe da Spartivento, , a Palinuro, a Pisciotta,  fino a Paestum , e le restituisce in una liricità senza tempo, laddove l’oggi del Mingardo con le sue essenze di stagione sta all’attuialità di miti e leggende aleggianti sulle ardite colonne di antichi templi e torri saracene, sovrastanti i nodosi ulivi nel tramonto che tutto avvolge e sfuma.
Alfonso Malinconico


Cilento

La voce secca, rosa di salmastro
distendi a Spartivento sul Tirreno,
quando  le vele profughe d’Oriente
lasciano scogli per le vie del mare,
Palinuro di pietra. Odo i lamenti
che dissemina il vento sulle terre
d’elleniche vestigia per gli dèi.
Si ergono le torri saracene
sopra i nodosi ulivi del Cilento
allo sgomento aprico del tramonto
diffuso sopra i tetti di Pisciotta.
Dai ruderi di case diroccate
reca il Mingardo essenze di stagione:
rubre centauree, primule di pali
sotto lo sguardo attento pellegrino
del ruotare del falco sopra i fichi.

Mi chiudo, pesto, tra colonne d’Era,
atavici linguaggi forestieri
ai lamenti mischiati dei gabbiani
rompono i silenzi della Storia.

Restano i templi su colonne ardite
a sfidare i tramonti e la calura
sopra i miti, leggende, sopra gente,
sopra preghiere spente per le piane


Nazario Pardini

2 commenti:

  1. Che piacevole sorpresa! Trovo qui un bell'abbinamento di virtù poetiche. Un piemontese e un toscano in canto per la Campania -la mia regione- mi provocano davvero forti sensazioni. Per me una lettura avvincente. E poiché mi sento un po' padrone di casa, prendo il post come l'omaggio affettuoso di due amici. E li ringrazio.
    Pasquale Balestriere

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  2. Squarotti e Pardini rendono un omaggio eccellente all'arte ed alla bellezza delle terre "Dove il sole brucia le vigne" (Gianni Rescigno) che mi commuove profondamente. Grazie.

    Sandro Angelucci

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