domenica 1 gennaio 2017

PIETRO RAINERO: "IL CUCCHIAIO CINESE"


Pietro Rainero,
collaboratore di Lèucade

                    
IL CUCCHIAIO CINESE
Il racconto fa parte del libro "Il mondo al contrario", da me recensito su Lèucade



Bertrand Russell, il famoso filosofo inglese,
beveva birra e morì a 97 anni.
Non è vero dunque che chi beve birra campa cent’anni                                    
Chi beve birra vive 97 anni.


Il signor Chen-hua-xi, che beveva quasi sempre thé verde, morì ottantaduenne il 7 aprile dell’anno 806.   Dsung-chin-guong, che preferiva il thé nero, chiuse gli occhi per sempre il 23 marzo 801, a 79 anni. La signora Ling-wu invece, che non so cosa bevesse, tolse il disturbo a 102 anni la mattina del 4 ottobre 804.      Queste tre persone vivevano tutte nel villaggio di Jinping, non troppo distante ( ma tenete conto che stiamo parlando della Cina ) dalla grande città di Shenyang, nella provincia del Liaoning, nel nord-est della grande nazione.      Il giorno in cui ci rimise le penne Chen-hua-xi, un suo parente, il fratello Dao-mao-xi, riempì con l’acqua un capiente catino, al centro del quale collocò una foglia di ninfea, e poi mise delicatamente sulla foglia un cucchiaio.  La moglie del defunto signor xi, la gentile Hu-peng, diede un colpetto alla foglia di ninfea che iniziò lentamente a ruotare. Dopo un po’ il cucchiaio si fermò. Dao-mao-xi osservò la direzione in cui guardava il manico del cucchiaio e disse gravemente: “Mio fratello Chen sarà sepolto a sud”.   Lu-chio-nang, il piccolo nipote di Chen-hua-xi, prese con le mani un recipiente a forma di bicchiere, lo scrollò per bene e poi gettò con esso i dadi che conteneva sul tavolo. La somma dei due dadi era otto. Il signor Chen fu sepolto dunque in direzione sud a 800 metri di distanza dal piccolo villaggio.
Questo, anche se vi sembrerà incredibile, era il modo in cui si decideva, in quegli anni nella provincia di Liaoning, il luogo di sepoltura di coloro che avevano appena abbandonato la famiglia. Un parente sceglieva la direzione tramite la rotazione del cucchiaio e poi un altro, di solito un bambino, determinava con i dadi, la cui somma indicava le centinaia di metri, la distanza dal centro del paese.

Hu-mo-wang, un ragazzo di 16 anni che viveva con i genitori, i nonni, quattro fratelli e due sorelle, 
quando la professoressa di scienze, la colta signora Shin-sung, assegnò come compito a casa una ricerca su di un argomento a scelta, pensò di fare una mappa dei posti dove erano collocate le tombe del villaggio.  
Una pianta del cimitero, insomma.
Dopo una settimana passata a raccoglier dati, il nostro fu in grado di disegnare questo:
                                        

Quando lo vide, la gentile professoressa Shin-sung rimase un po’ sorpresa ( come forse lo sarete anche voi ). Perché a destra in basso, verso il sud, c’era una zona contenente più croci rispetto alle altre?     Si sarebbe aspettata che, fermandosi a caso, il cucchiaio non avrebbe espresso alcuna preferenza per nessuna direzione in particolare. Dopo tanti funerali, le croci avrebbero dovuto essere disseminate ugualmente per ogni dove.  Come ampliamento del compito a casa, quindi, ordinò al suo giovane allievo di proseguire il lavoro indagando sul motivo di tutto ciò.  Ma il ragazzo non aveva la minima idea di cosa fare, di come proseguire una tale ricerca e, nei cinque o sei giorni seguenti, non combinò gran che.  L’idea che si rivelò invece utile gli venne il venerdì dopo.  Ordinando, in base alla data del trapasso, quella novantina di sepolture, da quando si era iniziata quella tradizione qualche decennio prima fino alla morte di Chen-hua-xi, si accorse che, delle  nove croci disposte più o meno lontano sulla retta in basso a destra, sei erano recenti. Cancellandole dalla mappa, quest’ultima acquistava un aspetto del tutto uniforme nelle varie direzioni.   Ma da solo non riusciva a fare altri progressi, in nessuna direzione. 
Gli venne in soccorso, inaspettatamente, Li-xan, sua madre.  
Quando egli la ragguagliò sullo stato dei suoi studi, ella, che da brava massaia usava regolarmente in cucina coltelli, forchette e perfino cucchiai, dopo un attimo di pensiero disse:
“Oh, ma guarda un po’!”
Suo figlio la osservò a lungo, ma siccome lei taceva, ad un certo punto lui esclamò:
“Mamma, spiegati meglio”
“No, pensavo” gli rispose la genitrice “che i sei che mi hai citato, Ge-chen-za, Ling-wu, Dsung-chin-guong, Zu-tung, Kao-lon-xi e Chen-hua-xi sono tutti morti dopo il  788”
“E allora?” domandò sempre più curioso il giovane Hu.
“Dal 788 è invalso l’uso di regalare alla coppia di sposi, come dono di nozze, delle posate di metallo, al posto di quelle di legno che andavano di gran moda anticamente”
“Ah! Io non ho mai usato alcuna posata di legno”
“Già, tu sei nato nel 790, sei troppo giovane. Dal 788 usiamo quelle di ferro”
“Uhm… tutti i sei morti negli ultimi diciotto anni sono sepolti lungo quell’unica direzione” fu il solo commento del figlio.
Il ragazzo stette pensieroso per vari giorni finchè, una mattina di inizio maggio, si presentò a scuola con la sua ricerca scritta in bella copia nella mano destra ed un pacchettino nella sinistra.
E quando la bella Shin-sung, insegnante di scienze, gli chiese cosa nascondesse nel piccolo pacco, egli le disse con semplicità:
“Ho costruito una cosa che potrà essere di grande utilità”
L’incredula Shin-sung lo pregò di mostrargliela e lui, sotto gli sguardi dei compagni di classe, estrasse dalla scatola una tazza, una foglia ed un cucchiaino. Riempì la ciotola di acqua, mise sulla superficie di questa la foglia e poi sulla foglia posò il cucchiaino.
Diede un colpetto alla posata e questa, dopo un po, si fermò.
“Vedete?” disse Hu  “il manico del cucchiaio di ferro indica, approssimativamente, il sud. Provate anche voi”.
E allora Yang-ning, Tse-ciong-tao ed altri ancora, e perfino la cara e saggia professoressa Shin-sung, che beveva spesso sidro di mela il che rendeva arduo prevedere quanti anni potesse campare , fecero ruotare a turno il piccolo cucchiaio che, invariabilmente, si fermò poi sempre indicando il sud.   Shin-sung fu molto colpita da questa novità.
“Hai proprio ragione” commentò “E’ un aggeggio molto utile. Uno può sempre portare con sé la tazza, la foglia ed il cucchiaino. Se si perde in un bosco, per esempio, è sufficiente che riempia la scodella di acqua al fiume più vicino e saprà poi trovare, col tuo procedimento, il sud e quindi orientarsi. Bravo! E’ veramente utile”
“E comunque” disse la giovane allieva Yang-ning “anche se non si perde uno può sempre, portandosi dietro anche foglie di thè, oltre a quelle di ninfea, prepararsi con l’acqua, avendo già tazza e cucchiaino, una bella bevanda dissetante”
“E come lo chiameremo questo utile attrezzo?”   chiese ancora Yang-ze-min, altro compagno di scuola.
“Già, come lo vuoi battezzare?”  domandò l’insegnante di scienze.
“Non so, vediamo….. come si chiamano i piccoli vasi di legno usati per contenere i dadi che, lanciati, stabiliscono poi a che distanza dal villaggio andrà sepolto il caro estinto?”
“Quelli sono i bussolotti
“Ah, …”  fece Hu “allora potremmo chiamarla…bussola!” 

E fu così che i cinesi inventarono la bussola.

E ancora oggi tutti i villaggi, in Cina, hanno il loro grazioso cimitero in direzione sud-sud-est, con tanto di lapidi con la scritta a due nomi, del tipo Ha-lin, per le donne, e tre nomi, come Wang-xiang-wei, per i maschi.

Pietro Rainero










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