Giosofatte
Frisina: L’importanza dell’uomo nel rapporto col dio. Augh! Edizioni. Viterbo.
2016. Pg. 120
(…)
Così vago si coglie
motivo messaggio di preghiera
dai morti ai vivi:
“Godetevi pur
le vostre cose belle…
e i nostri poveri resti
spediteci coi razzi
tra le stelle!”
(Preghiera).
Riportare
uno stralcio della poesia incipitaria della silloge significa affrontare uno
dei motivi principi della filosofia del Poeta: Thanatos ed Eros; vita e morte;
poesia e mistero; Bellezza e spoglie. Non c’è più distacco, netta separazione,
conflittualità: la fine non esiste in questo processo dove presente passato e
futuro si embricano in un divenire rivolto alla totalità dello spirito; alla
Bellezza del presente che non ha tempo; alla storia di un Poeta che sa
proiettarsi al di là dell’orizzonte; in un mondo di edenico onirismo:
(…)
E’ un gran bel sogno
davvero.
Ma se lo è
anche la stessa vita
motivo non c’è
di risvegliarsi tanto
(Sogni)
In una
Poesia intensa, loquace, apodittica,
che, con un ritmo agevole e plurale, riesce a connotare quelli che sono i
processi meditativi di un uomo-poeta tutto volto alla ricerca del supremo
attraverso la complessità dell’esistere; dell’amore:
Penso
non sia solo
affar di sentimento
ma di mente e pensiero
al limite
dell’arte
con cui scambia dei doni (Cos’è
l’amore),
dell’arte:
Al mondo
ogni cosa è arte
(penso al fiocco di neve ricamato) (…)
In tal senso così
l’umano e l’arte
fanno un tutt’uno
nell’alchimia
del magico creato
(Fisiologia dell’arte).
Ed è
nell’arte della natura, nella sua luminosità panica che il Poeta trova motivo
di elevazione.
E’ questo
il nerbo della plaquette, partire dall’uomo, dal mistero e dalla bellezza del
suo esserci, e da lì volare verso il Supremo con un lirismo semplice e
arrivante, molteplice e polivalente. E’ con la fluidità della parola, con la
scioltezza del verbo che si possono cristallizzare gli input di un climax
ascensionale che dalla problematicità del vivere arriva a intingersi, a
completarsi nella totalità dell’anima. L’importanza
dell’uomo nel rapporto col Dio, questo il titolo dell’opera, che, con il
suo enunciato, fa già da apriporta al dipanarsi filosofico-meditativo della
vicenda di Giosofatte. E’ un cammino che traduce la sua storia in un nutrimento
generoso per l’approdo ad un porto da cercare, da individuare attraverso la
sostanza del dubbio; dell’incertezza; dato che ne sono proprio questi ultimi gli
sproni. Ma si sa che per attraversare un mare di bonacce o di marosi occorre
una barca che regga le lunghe distanze, le forti impennate, i sobbalzi delle
onde; occorre che sappia vincere la notte di un piano profondamente esteso,
senza confini, appena illuminato dalla proiezione di un faro tanto piccolo
quanto il potere umano. Ma l’uomo, essendo un riflesso dell’eterno, contiene
anche quegli stimoli che lo portano ad innalzare lo sguardo oltre la siepe;
oltre quel limen che spesso fa da vincolo, da impedimento agli azzardi che
facilmente ci sperdono nei dubbi della vita:
(…)
Solo le religioni
infondono certezza
porto incantato
per chi ne fa una scelta.
Ma è solo il dubbio
che ti fa avanzare.
La certezza ristagna
come una morta gora ( Il
valore del dubbio).
Anche
se è proprio il dubbio a essere determinante
per la creatività, la crescita. L’arte stessa, come la Poesia, sarebbe finita
senza la percezione di un’isola che non c’è. E’ proprio quello stimolo alla
navigazione ad essere essenziale per l’anima dato che nell’ipotesi di un
approdo a quell’isola non avremmo più niente da dire e da scoprire. Questa è la
motivazione umana e spirituale di Frisina: una continua, diacronica, avventura
verso le Colonne d’Ercole; un odisseico andare verso il guado:
(…)
Solo l’uomo sa questo fino a contraria
prova.
Così “Colonne d’Ercole”
di certo varcherà:
non essendo un prodotto di natura
pur se ne fa parte
come quel Cristo in croce
(L’uomo e la sua croce).
Per il
Poeta non c’è più impedimento alla crescita, alla espansione; tutto si fa apertura
verso l’alto, verso la grandezza dei cieli. D’altronde è tanto complicato
l’esistere, è tanto problematico il nostro cammino che è facile smarrirsi
nell’immensità che ci circonda, senza trovare appigli spirituali. Tanti sono
gli interrogativi a cui non riusciamo a dare risposte. Tante le questioni non
risolvibili a prima vista, con una ragione abituata a calcolare i decimali
della terra, a misurare i tramonti con gli occhi di un semplice mortale a cui è
impedito di toccare vette eccelse data la sua fragilità: <<Tra noi e l'inferno o il cielo
c'è di mezzo soltanto la vita, che è la cosa più fragile del mondo.>>. (Blaise
Pascal, Pensées). Sì, la vita. E
sappiamo quanto sia effimero il tempo, il giorno; quanto sia fuggevole questa
nostra permanenza terrena. Ma è anche vero che si può costruire, con le
bellezze che teniamo dentro o con quelle al di fuori di noi, una scala volta all’azzurro; a superare la caducità del
nostro soggiorno con uno sguardo all’eterno:
(…)
Quella (l’essenza)
vi soffiò la vita
e il
libero io
a duro
esame pose.
La
promozione
è
l’anima infinita (L’eventuale anima immortale).
E’ così che l’uomo fa parte
dell’intero universo che entro di sé contiene e fuori cerca, anche oltre, il
cosiddetto nulla che non c’è:
Terra
aria
acqua
e fuoco
son
della vita gli elementi uniti
cui la
coscienza umana
fa
esistenza
con
l’universo intero.
Ed
anche oltre:
il
cosiddetto nulla
che
non c’è (L’uomo ultracosmico)
Nazario Pardini
Versi squisiti, di struttura letteraria, filosofica e prettamente umana, commentati da un Nazario che entra in pura simbiosi con il Poeta. Resta ben poco da dire a un'umile lettrice come la sottoscritta. Ho visto Eraclito e la sua teoria degli opposti che si completano; mi sono imbevuta dei sogni di Giosofatte Frisina; mi sono adagiata in un anelito d'infinito,consapevole che l'eternità può abitare anche nell'attimo terreno, se di quell'attimo sappiamo
RispondiEliminacogliere 'l'universo intero'. E m'inchino a un Autore così fertile di auspici e così autenticamente ispirato e al suo impareggiabile critico letterario.
Maria Rizzi
Ringrazio a nome di mio padre Nazario Pardini per lo splendido commento con cui ha saputo cogliere la profondita' di questa ricerca poetico-filosofica giunta alla sua quinta pubblicazione. E grazie anche a Maria Rizzi per le sue lusinghiere parole.
RispondiEliminaGiusy Frisina