Maria Grazia Ferraris, collaboratrice di Lèucade |
E.
Aloisi- La notte dei tempi
Notte
santa, notte dei tempi.. Poesia di meditazione, invocazione, denuncia,
preghiera, che si articola su un’anafora che la struttura: “Ah...se il cielo di
una notte… Potessero le stelle raccontarci...”. La poesia corale che diventa
anche e necessariamente –racconto-: “Avere le parole- raccontare”: il grande
tema della conoscenza, della consapevolezza dello sguardo su paesaggi umani e
storici che delineano con straordinaria ampiezza le coordinate del mondo
occidentale, – il nostro mondo – nei sussulti di insensatezza– e non solo – che
ci rappresentano, quasi fotografati:
…“braccia
di uomini e di remi in fuga”- “briciole del fango e della sabbia/ a fare il
nido a una futura madre”. Desolazione. Invocazione. Un monologo che non lascia
respiro.
“Ah…se
il cielo di una notte/potesse avere le parole”…: un mondo guidato e condotto da
un’umanità che non sa vedere -ad altro
intenta- “vendemmie nuove”, che ha inserito i suoi parametri di dominio, di
sfida, di audacia e di ferocia nel messaggio eterno senza più coglierne la
paradossale ingiustizia; una umanità unita certo dalla grandezza della ragione,
con i suoi limiti e talora la sua presunzione. – con meschinità e grandezza,
con forza e con debolezza, – che non vede gli snodi, talvolta assurdi, della
Storia .
E il
lettore si trova condotto in questa scrittura densa e vibrante alle radici
stesse dell’esperienza umana, posto di fronte al nocciolo dell’esistenza, messo
a confronto con l’essenza della vita.
Il messaggio della notte santa ci rimanda – da sempre – a un altro ipotetico
luogo dove pensiamo la verità infine si sveli: “Il lascito di cenere d’amore”-
perché la vita ha senso solo se corriamo il rischio di metterci in gioco con
tutto ciò che questo comporta e vedere,
ascoltare : “ la povertà delle famiglie d'oggi, la nudità di prosciugate rughe, la brace di
un lavoro dignitoso..”, realtà che si configurano in modo apparentemente disarticolato
e illogico, ma con una loro logica profonda – che è poi la logica della festa,
– che fa riferimento agli archetipi fondamentali dell’animo umano.
“Eppur
saprebbe il cielo/ parlarci ancora di una notte...”
Maria Grazia Ferraris
La notte dei tempi
Ah...se il cielo di una notte
potesse avere le parole!
Potessero le stelle raccontarci
la luce sulla terra a folgorare
l'eloquio delle tenebre silenti,
lo sguardo vigile degli occhi chiusi
a non guardare una capanna, ovunque.
Ché ancora i resti delle pietre gemono,
mentre le lacrime di vecchie crepe
concimano radici di presepi,
fecondi muschi a germogliare verdi
profumi e brividi a pietrificare
arsa, l'umidità delle dimore.
E cadono scintille sopra il mare
lì dove l'onde di sussurri e freddo
circondano le culle delle barche,
braccia di uomini e di remi in fuga
alla ricerca di un giaciglio caldo,
un ospitale litorale ostello,
le briciole del fango e della sabbia
a fare il nido a una futura madre,
il volo all'ali di una rondinella,
anche il sepolcro alle sue ignote piume.
Ah...se il cielo di una notte
potesse avere le parole,
dei tempi e un luogo ritornati a vivere
nei venti rumorosi di memorie
la triste storia di una terra amena,
che non si accorge dei suoi figli intrisi
di solitudini e di sacrifici,
vigneti e aneliti ad umane mani
di locandieri affaccendati ad altro,
forse alla cura delle proprie stanze,
senza che scorgano dalle finestre
i panorami di vendemmie nuove,
mentre risuonano dell'eco i torchi,
fischi di giovani e binari in mare,
botti a riempire di pallini il legno
ed a sgorgare dal metallo il sangue,
il làscito di cenere d'amore
a un orfanello a consolare il pianto.
Ah...potessero parlarci le stelle
e folgorare nella notte
la povertà delle famiglie d'oggi,
mentre tintinnano svuotate tasche,
e fazzoletti ad asciugare i volti,
la nudità di prosciugate rughe,
e il fuoco scoppiettare nei camini,
la volontà di guadagnarsi il pane,
la brace di un lavoro dignitoso.
Eppur saprebbe il cielo
parlarci ancora di una notte...
potrebbero le stelle raccontarci
la luce sulla terra a folgorare
l'umanità di una preghiera in coro
se ci fermassimo a sentire il suono,
le note allegre di una cornamusa,
di una speranza dare gioia ai cuori,
il fiato di un bambino a respirare.
potesse avere le parole!
Potessero le stelle raccontarci
la luce sulla terra a folgorare
l'eloquio delle tenebre silenti,
lo sguardo vigile degli occhi chiusi
a non guardare una capanna, ovunque.
Ché ancora i resti delle pietre gemono,
mentre le lacrime di vecchie crepe
concimano radici di presepi,
fecondi muschi a germogliare verdi
profumi e brividi a pietrificare
arsa, l'umidità delle dimore.
E cadono scintille sopra il mare
lì dove l'onde di sussurri e freddo
circondano le culle delle barche,
braccia di uomini e di remi in fuga
alla ricerca di un giaciglio caldo,
un ospitale litorale ostello,
le briciole del fango e della sabbia
a fare il nido a una futura madre,
il volo all'ali di una rondinella,
anche il sepolcro alle sue ignote piume.
Ah...se il cielo di una notte
potesse avere le parole,
dei tempi e un luogo ritornati a vivere
nei venti rumorosi di memorie
la triste storia di una terra amena,
che non si accorge dei suoi figli intrisi
di solitudini e di sacrifici,
vigneti e aneliti ad umane mani
di locandieri affaccendati ad altro,
forse alla cura delle proprie stanze,
senza che scorgano dalle finestre
i panorami di vendemmie nuove,
mentre risuonano dell'eco i torchi,
fischi di giovani e binari in mare,
botti a riempire di pallini il legno
ed a sgorgare dal metallo il sangue,
il làscito di cenere d'amore
a un orfanello a consolare il pianto.
Ah...potessero parlarci le stelle
e folgorare nella notte
la povertà delle famiglie d'oggi,
mentre tintinnano svuotate tasche,
e fazzoletti ad asciugare i volti,
la nudità di prosciugate rughe,
e il fuoco scoppiettare nei camini,
la volontà di guadagnarsi il pane,
la brace di un lavoro dignitoso.
Eppur saprebbe il cielo
parlarci ancora di una notte...
potrebbero le stelle raccontarci
la luce sulla terra a folgorare
l'umanità di una preghiera in coro
se ci fermassimo a sentire il suono,
le note allegre di una cornamusa,
di una speranza dare gioia ai cuori,
il fiato di un bambino a respirare.
Emanuele Aloisi
Grazie a Leucade, al prof. Pardini e alle meravigliose parole di Maria Grazia Ferraris.
RispondiEliminaChe meravigliosa poesia ci proponi, carissima, Maria Grazia. Lo fai con il tua consueta penna intinta sul "grande tema della conoscenza".
RispondiEliminaComplimenti a Emanuele Aloisi.
Sonia Giovannetti
Versi bellissimi, di contenuto etico , di musicalità grande e di sensibilità ,che rivelano tutta la delicatezza di un animo aperto al mondo e volto alla Poesia..Mythos e logos si fondono nell'assoluto della bellezza dell'arte. Non può sfuggire il valore della presentazione della straordinaria Ferraris che come sempre interpreta lo spirito dell'Autore ,penetra con eccellente acume i contenuti e li arricchisce. Da notare il passo seguente: "la vita ha senso solo se corriamo il rischio di metterci in gioco con tutto ciò che questo comporta.." Che meraviglia! Grazie e auguri al Poeta e al Critico. Edda Conte.
RispondiEliminaDice bene la Ferraris: questo messaggio della notte santa di Emanuele Aloisi parla con semplicità disarmante di una "logica profonda... che fa riferimento agli archetipi fondamentali dell'animo umano". Una "poesia di meditazione, invocazione, denuncia, preghiera", con sguardi puntati "su paesaggi umani e storici che delineano con straordinaria ampiezza le coordinate del mondo occidentale". Sotto osservazione sono i pregi e i difetti della dea Ragione, di "una umanità unita certo dalla grandezza della ragione, con i suoi limiti e talora la sua presunzione... che non vede gli snodi, talvolta assurdi, della Storia". Di questo richiamo alla verginità contro i venefici storici e le sovrastrutture culturali, dobbiamo essere grati al poeta e al critico in equa misura.
RispondiEliminaFranco Campegiani
Grazie per le meravigliose parole a voi tutti, e alla Ferraris, per aver dato valore anche alle mie. Emanuele Aloisi
RispondiEliminaSono davvero lieto che il caro Emanuele trovi il giusto riscontro su Leucade per le belle liriche che scrive.
RispondiEliminaMaurizio Donte
Sono davvero lieto che il caro Emanuele trovi il giusto riscontro su Leucade per le belle liriche che scrive.
RispondiEliminaMaurizio Donte
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