Due poesie di Emanuele Aloisi
Edda Conte, collaboratrice di Lèucade |
Emanuele Aloisi è poeta singolare, di grande sensibilità, portato
ad amare il prossimo, a comprenderlo e curarlo non solo nel corpo ( è medico di
professione) ma anche nell'anima. Coltiva la poesia con una passione che emerge
viva e verace attraverso versi forti ,
incisivi , talvolta duri, di rivolta nei
confronti di una società discutibile e ingiusta. Ma è anche poeta di grande
delicatezza quando ricorda e celebra un
passato di gente semplice , di profonda
integrità morale..
Nei suoi versi si può leggere talora un senso
quasi mistico , nella
spiritualità di un sentire che ricorda
certa poesia lontana dal
pragmatismo occidentale, come in Tagore ,o in Hikmet ,dove anche l'interesse socio-umanitario non esula dallo
spirito religioso.
Nelle due composizioni qui presentate il dettato poetico è
molto raffinato, la sensibilità del
Poeta più sottile, fino a toccare le corde della pura compassione.
La prima: "Nel
campo dei ricordi"(Il vento dell'Alzheimer) è una composizione struggente dove emerge il
dispiacere della impossibilità ad
aiutare chi vive una disumana condizione di vita. Forte il senso della empatia in questi versi.
Dall'impulso generoso dell'incipit , la poesia si snoda tra
le immagini di una natura compartecipe :il grano, la foglia dorata che nella
sua bellezza lenisce la rabbia per una stagione che muore, forse metafora della
tarda età dell'uomo quasi strappato a se
stesso e al mondo....; più sotto troviamo la delicatezza di un sentire ricco di
"affetto", nella bella espressione "un uomo che non può aiutarti tra
le spighe dei ricordi" ; e più
avanti nell'immagine del vento, quasi personificato, crudele nell'ostinarsi a
"non riconoscere la compassione la
carità del Tempo!"
Ma ciò che
maggiormente colpisce per la carica emotiva è il pensiero finale che esprime la
più bella realtà della vita umana: la
continuità, la trasmissione della vita
da uomo a uomo:
"Ti è appartenuto,
il grano...
ora appartiene a me
che non mi stanco di
raccogliere
cantarti spiga dopo
spiga
attendere la falce di
uno sprazzo
il vecchio seme di un sorriso
mentre mi chiami:
"figlio"."
La seconda lirica "Vorrei
stringerti le mani" sembrerebbe quasi un completamento della prima,
sotto il profilo dell'empatia, in una realtà di sofferenza, ma qui c'è una
compassione dolce, una malinconia che si nutre di momenti concreti: il tempo
che viene meno, una voce che trema narrando di infelicità, lo spengersi della
memoria... C'è qui, in sostanza ,la constatazione di un vivere che ha perduto
il vero significato.."...e l'anima
era stanca/ stanca di vivere con
l'uomo esausto/la sofferenza di una vita a letto/ una memoria spenta..."
A questa sofferenza il Poeta si sente vicino con le parole
della consolazione:
"...le corde non
smarriscono i ricordi/ li tengono come le foglie d'alberi" (versi
bellissimi!) e vorrebbe trasmettere la forza dei suoi anni, afferrare i nodi di
quelle mani su cui il vento del tempo è passato senza invecchiarle.
Due poesie malinconiche, realistiche e ricche di commozione allo stesso tempo,
dove il Poeta insiste sul suo bisogno di amare, di comprendere il dolore e di
"com-patire".
La poesia di Aloisi , che si distingue anche per l'uso
frequente della metafora, sempre preziosa e pregnante, riesce a trasmettere al lettore quel calore umano
tipico della sua passionalità di uomo del sud.
Edda Conte
Nel
campo dei ricordi
(il
vento dell’Alzheimer)
Vorrei
donarti il tempo,
peccato
se ne sia già andato,
rapito
dall’oblio del vento.
Non
so dov’è
se
è in mezzo al grano,
chi
lo sa...
vorrei raccoglierlo, come dorata
la
foglia che lenisce la tua rabbia
e
quella mia crudele
quando
mi arrabbio ma ti resto accanto
anonimo
nel
volto che non riconosci
quello
di un bimbo che ti riconosce
quello
di un uomo che non può aiutarti
smarrito
tra le spighe dei ricordi.
Quanto
è crudele questo vento
nell’ostinarsi
a non conoscere
non
riconoscere la compassione
la
carità del tempo!
Ti è appartenuto, il grano...
ora
appartiene a me
che
non mi stanco di raccogliere
cantarti
spiga dopo spiga
attendere
la falce di uno sprazzo
il
vecchio seme di un sorriso
mentre
mi chiami: “figlio”.
Vorrei stringerti le mani
Vorrei stringerti le mani
donandoti la presa del mio
tempo.
Ne basterebbe poco
due dita appena, come due sole
le parole
che nel silenzio interminabile
mi hai detto a un filo di
corrente appeso.
La voce ti tremava, e l’anima
era stanca
stanca di vivere con l’uomo
esausto
la sofferenza di una vita a
letto
una memoria spenta. La voce ti
tremava
le corde non smarriscono i
ricordi
li tengono come le foglie
d’alberi.
Il vento soffia e soffia il
vento brusco
e non sobbalza il letto
parole che rimboccano i
ricordi
tra le lenzuola di cortecce a
un vecchio.
Vorrei stringerti le mani
per afferrarne i nodi
l’inchiostro delle nocche mai
invecchiate.
Non ho parole per descrivere l'emozione,la gratitudine, alle parole di Edda. Grazie dal profondo del cuore! Si, hai letto la mia anima, quella delle mie parole. Non pretendo di definirle versi, o poesia. Mi limito a definirle lo sfogo delle mie emozioni, quando sono costretto a tenermele dentro, dietro la maschera di un camice, ma mi è impossibile non viverle. E allora le riporto...così come mi vengono. Grazie. Emanuele Aloisi.
RispondiElimina...e mi scuso per aver omesso un fondamentale ringraziamento, a Leucade e al prof. Pardini. Emanuele Aloisi.
RispondiEliminaIncantata e commossa non ho parole che possano aggiungersi alla meraviglia di queste due poesie e alla stupenda capacità letteraria oltre che sensibilità della bravissima amica Edda Conte. Complimenti, Franca Donà
RispondiEliminaUna stria d'amore infinito, di ruoli che si capovolgono e di dolore straziante. Nulla è più crudele del trovarsi di fronte un genitore che non ti riconosce, Emanuele. E' l'esperienza che rischia di spegnere l'interruttore di anni e anni vissuti insieme, del sentirsi protetto, scaldato... di essere figlio. Ma quelle 'parole che rimboccano i ricordi'hanno tutta la consistenza di ciò che è stato e nessuna sofferenza potrà mai cancellare.
RispondiEliminaI tuoi versi regalano ogni emozione. Sai adottare metafore di seta che ammorbidiscono, leniscono, rendono meno crudo il vissuto. E sai rendere la compassione nel suo significato originale: soffrire insieme.
Ho sofferto con te, amico mio e ti ringrazio per averci donato il tuo tempo con tanta dolce umiltà.
Maria Rizzi
Mi scuso: i complimenti più vivi a Edda conte, che ha saputo sfiorare l'anima e la vita di Emanuele con sensibilità e umanità straordinarie. La sua introduzione è Esempio superbo! Ancora grazie!
RispondiEliminaMaria Rizzi
Vi ringrazio ,cari amici, per le vostre parole di apprezzamento.
RispondiEliminaEdda.