Angela Greco. Anamòrfosi. Edizioni Progetto Cultura. 2017 |
Anamòrfosi: ἀναμόρϕωσις «riformazone», formare di nuovo... guardare
la realtà da un osservatorio particolare per metterne in risalto la vera
faccia; per intenderne le funzioni umane viste da una collocazione terrestre. Questo
il titolo della plaquette data alle stampe per i tipi Progetto Cultura nel
febbraio del 2017. Sono due i libri pervenutimi
di Angela Greco: l’uno, citato, che diviso in otto sezioni, colpisce fin da
subito per originalità e creatività; per invenzione di mosse verbali personali che,
già presenti nei titoli contrassegnati da numeri romani, si assemblano con
fattiva organicità. Una narrazione ampia e articolata più vicina agli
intendimenti di una riforma prosastica egemonizzante la poesia italiana negli
ultimi anni che a quelli di una sonorità settenario-endecasillaba più legata
alla eufonia della nostra tradizione letteraria. Si parte da un gioco di
minimalismi ordinari, da un insieme di sensazioni sensoriali, o di cenestesico
effetto, per decollare verso spazi discorsivi di rara conturbazione estetica, sintagmatica.
Tutto è ampio, largo, oltre un verso che richieda l’a capo. Sembra che
l’autrice abbia trovato la sua forma, il suo habitat, in una andare senza
limiti estensivi; senza freni di ordine metrico; d’altronde sono tante le
occasioni creative, tante le immagini poetiche, tanti i riflessi reali ri-visti
da una particolare posizione; e la realtà è immensa per chi la sa leggere e la
lettura della Greco richiede un’organizzazione verbale articolata per dirsi
nella sua completezza, carica come è di
input intellettivi, revisionanti. Poesia nuova, originale, creativa, questo lo
dobbiamo dire, alquanto distante dagli intendimenti
di estetica musicale, memoriale, sentimentale, epigrammatica per saudade,
odeporico senso esistenziale in misure più snelle e armoniche. Poesia questa
della Greco che rompendo gli schemi di una tradizione a volte scontata, fatta
di lirismi decadenti e piagnucoloni, irrompe in parametri abituali con
iuncturae ipertrofiche o ipo scuotendo l’attenzione e richiamando alla parola e ai suoi nessi. Basterebbe
citare alcuni versi per renderci conto di quanto tale stile venga alimentato da
variazioni stilistiche:
...
ma è la nudità della parola, quando
spoglia/ tenta la salita e tu la chiami Poesia. (Pp. 17)
... l’alba è prescrizione di
medico pietoso. (Pp. 18)
... Entra per la stessa porta
e chiudi subito./Togli pure la maschera.
Non servirà... (Pp. 23)
... Pensi che Orfeo abbia
contato i gradini?... (Pp. 40)
... Ogni volta che poggio la
penna sul foglio/ sento scorrere qualcosa fuori... (Pp. 49)
... Amleto continua a
interrogarsi di teschio in teschio/ ed Orfeo canta l’eterna incongruenza tra
reale e sogno/ la poesia, forse... (Pp. 53)
... La città ha solo facciate/
e bocche aperte, affamate e menzognere. (Pp. 66)
Piove con straordinaria
docilità/ e il grigio obbliga al accendere la luce... (Pp. 70)
La mano è ferma sulla maniglia
della porta/ non vuole inclinare quel momento... (Pp. 71)
Iperboli,
ricerca assidua e incontentabile di ricami creativi, scosse verbali, metonimie,
adynaton..., sinestesie, schizzi semantici, visti da un osservatorio distaccato
e “inoffensivo”... Insomma un carico di figure che adornano il contesto fino a
renderlo particolarmente esplosivo.
Anche
la natura, come ogni altro opportuno elemento figurativo, viene presa e
direzionata verso l’intellighentia costruttiva della Greco: Campo di grano con corvi, amici diradati
come accade ai fiori di pesco, dialogo tanto reale quanto surreale fra un lui e
una lei, il giallo dei tigli che cerca di graffiare l’azzurro, l’insolito
novembre, un corvo che passa su questo cielo stabilendo somiglianze. Sì, la
natura c’è ma serve coi suoi lineamenti a mettere in ballo personaggi che
entrano ed escono da un quadro alla Milosz; alla maniera di una NOE di fattura
linguaglossiana, dove il tutto è demandato ad oggetti che si fanno soggetti
spersonalizzando l’io, ed il suo bagaglio mnemonico.
Comunque
è bello, sano, innovativo, rigenerativo correre in braccio ad esperienze nuove;
corriamo, quindi, andiamo freschi e pimpanti verso linguaggi altri, verso altre
avventure linguistico-esplorative, purché resti impresso in noi: “Il fatto che
esistiamo, con tutte le complicanze del caso”.
Angela Greco. Ancora Barabba. Youcanprint. 2018 |
Il
secondo libro dal titolo Ancora Barabba,
dato alle stampe per i caratteri di Youcanprint nel 2018, letto in successione,
rivela delle novità linguistico strutturali non di poco conto. Si dipana su uno
spartito di 14 poesie distinta ciascuna da un numero romano: da La città da qui sembra smisurata a Un passo, un altro, un altro, un altro.
Sebbene la poetessa sembri ictu oculi indirizzata verso una simile disposizione
formale, il medesimo stampo descrittivo, la stessa ricchezza inventiva, rispettando
il proprio modus operandi, in verità, leggendo a fondo, la scrittura si fa meno invasiva, meno ampia,
più vicina ad un ordine versificatorio di euritmica sonorità. Si prenda ad
esempio la XIII composizione. Una successione di versi di libera positura in un
campo semantico di novenari, quaternari, senari... di armoniche iuncturae, dà
luogo ad una espressiva narrazione che non tradisce gli schemi di una
versificazione lirico-analitica. Tutto è scorrevole; il verbo scivola mansueto
e accordato a felici nervature.
Il giorno nasce con la piega greve
della maschera che ti accompagna
al posto numerato comprato.
L’attesa si sveste di silenzio
inizia la rincorsa a qualunque
cielo
sia in grado di ascoltare,
ad ogni dio che abbia occhi
per i suoi piedi
e per quelle mani che
edificano preghiera.
La notte ha sbarrato le
palpebre
ed ha perso le stelle.
Si affittano speranze
Anche usate,
purché risuolate bene.
Attualissima
disposizione filosofica, sentito quadro di umana fattura: c’è la morte che
domina, il suo spettro, il futuro dell’esistere e del disfarsi, la preghiera,
l’attesa, la rincorsa ad un qualunque cielo in grado di ascoltare; e infine, a
chiudere, una strofa che arriva e spacca per la sua impennata creativa. Un
andazzo lirico che bene accompagna una vicenda conosciuta, arricchendola di
simbolismi che molto hanno a che vedere con quella di ognuno di noi. C’è il
bene il male, il vuoto il pieno, il Caino e l’Abele, c’è quella simbiotica
fusione degli opposti che tanto dice della vita: Barabba, la sua complessità
emotiva, il suo tracciato vicissitudinale; c’è un’analisi di perspicua capacità
psicologica; le aggiunte di arguta forza rappresentativa. Il personaggio è ben
delineato in un raffronto con una contingenza zeppa di dubbi e di interrogativi: la vita, il sonno, la
mente, l’esistere e la croce:
(...)
Mi risollevo dal letto
In direzione dello specchio.
Guardo.
Stanno issando una croce, che
guarda me.
Ibi omnia sunt: c’è il contenuto, la
forma, ci sono le immagini. In più la Cultura che docile e mansueta si fa
plasmare come argilla nelle mani dell’artista. Proprio così! Un’opera che
convince, che spazia e si colora di tanta personalissima fattura: versi sul cui
tappeto di velluto si snocciola una storia di polivalente significanza, di
profonda simbologia umana. Ma più che altro che si trova a suo agio in una scrittura più vicina ai ritmi
e agli accorgimenti di una poetica ritrovata. Così avevo concluso la mia
lettura della silloge Attraversandomi, Editrice Limina Mentis,
Villasanta (MB), 2015, della poetessa. E mi piace ripetermi “... Sì,
vita e poesia; e qui la vita della Greco c’è tutta, tutta intera con i sogni,
le fughe, i ritorni, le illusioni, le speranze; ma soprattutto col patrimonio
del memoriale e con quello della sensibilità che ti fa salire al cielo con una
scala i cui gradini sono di cose semplici e reali; una vetta che puoi scalare
solo con un animo votato all’azzurro; cosciente delle magrezze del quotidiano e
dello splendore di un faro su un mare senza confini (Nazario Pardini, 25/04/2015).
Nazario
Pardini
Grazie di cuore per l'attenzione!
RispondiEliminaAngela Greco
oggi felicemente condiviso anche sul mio blog!
RispondiEliminahttps://ilsassonellostagno.wordpress.com/2018/09/15/nazario-pardini-legge-anamorfosi-e-ancora-barabba-di-angela-greco/
Angela Greco