L’umanità ha fallito.
Claudio Fiorentini,
collaboratore di Lèucade
Desertificazione, isola di plastica nel Pacifico,
inquinamento, sfruttamento delle terre e tante altre belle cosine. Non credo
che l’umanità sia messa bene, questo non tanto per i problemi che ha creato,
quanto per l’ottusità che la porta a non rendersene conto e per l’incapacità di
trovare una soluzione. Greta, il suo movimento e movimenti simili sono un grido
d’allarme, magari qualcuno di loro vincerà anche il Nobel, ma a poco servirebbe
se poi leggi alcune testate dove questi giovani vengono definiti “gretini”… Ma
forse è vero, sono “gretini” perché ancora credono che si possa fare qualcosa
mentre il mondo è spacciato e altro non resta che lo sfruttamento orgiastico
delle sue risorse, tanto “ha da fini’ ”.
Ma andiamo per ordine: la desertificazione avanza e porterà circa un
miliardo (cioè mille milioni) di esseri umani a migrare. Nulla di nuovo, del
resto la terra e il clima cambiano da quando il mondo esiste e il Sapiens lo ha
popolato grazie alla sua capacità di migrare (mentre il Neanderthal, che era
territoriale, è scomparso), solo che oggi terra e clima cambiano in fretta,
troppo in fretta e… forse il fenomeno sarà troppo rapido e difficile da
gestire… ma riflettiamo: la parola migrazione porta in sé un valore, che è la
capacità di adattarsi. Certo, si parla di un miliardo di anime, non di poche
migliaia, quelle le controlli bloccando i barconi e delegando le torture ai
lager libici, quindi occorre inventarsi qualcosa di diverso. Ah, già, forse colonizzeremo
lo spazio? Qualche folle lo sta già pensando, sta sorgendo anche il turismo
spaziale… strepitosa esperienza, ammesso che serva a qualche cosa, alla quale
ben pochi eletti (o i disgraziati, condannati a vivere con lo scafandro, coi
respiratori, col catetere…) avranno accesso. Sempre così, invece di preservare
le risorse, cerca un altro posto dove andare. Migra, sei Sapiens. Comunque la
colonizzazione dello spazio non risolve il problema della desertificazione. O
forse in parte lo risolve, in quanto manderanno squadre di esperti ad allenarsi
su Marte, faranno un addestramento estremo e saranno in grado (loro) di
sopravvivere alla desertificazione terrena. Loro. Andiamo avanti: inquinamento.
Non so quanti di voi si rendano conto della spazzatura che produciamo (in
special modo quella fetta di umanità che mangia tre volte al giorno) e quanto
poco si fa per ridurre l’impatto della nostra impronta. Qui il tema è assai
grave perché in buona parte la soluzione è in mano a ciascuno di noi e non
abbiamo l’educazione per ridurre la nostra impronta né la capacità di fare
autocritica. Siamo semplici consumatori. E che bello consumare! Non c’è
speranza: i rifiuti crescono più rapidamente di quanto cresce la coscienza
ecologica e, pur se la coscienza ecologica si sviluppasse a occidente, il problema
si sposterebbe in altri luoghi. Poi, quando vedo che per estrarre il coltan si
distruggono terre e si depredano popoli, che per estrarre lo scisto si raschia
la superficie terrestre e si depredano popoli, che per coltivare piante utili
per la produzione dell’aspirina si distrugge l’habitat e si depredano popoli,
quando vedo che il traffico aereo e su gomma aumenta a dismisura… e quando vedo
che ti dicono “convertiamoci all’elettrico” per rivendere veicoli inquinanti nei
paesi che hai depredato, tanto lì non c’è nessun controllo, e allo stesso tempo
aumenti la produzione di energia elettrica distruggendo la biodiversità per
mettere pannelli solari… insomma, mi viene da dire che una risposta così
caotica e così poco etica non è altro che una parte dell’orgia consumistica in
cui siamo immersi: damose da fa’, tanto alla fine comunque si distruggerà
tutto. Andiamo avanti: petrolio. Alcuni studi autorevoli dicono che il petrolio
finirà entro pochi decenni. Ah, allora è tutto risolto. Deprediamo ancora più
popoli e più terre per estrarre coltan e roba simile, tanto tutto funzionerà a
batteria, convertiamoci all’elettrico rapidamente, così almeno potremo vendere
i nostri vecchi aerei, i camion e le automobili a qualche paese disgraziato che
magari ci consentirà di estrarre metalli preziosi e terre rare mentre in cambio
noi gli daremo il nostro parco macchine inquinante. E il petrolio e la benzina
per far funzionare `sta roba? Se la vedranno loro, tanto il problema non va
risolto, va solo spostato, è la legge dell’orgia consumistica. E quando anche
loro si convertiranno all’elettrico gli venderemo le macchine con le batterie
di vecchia generazione, che magari scopriremo essere tossiche e inquinanti più
del petrolio. Andiamo avanti: microplastiche, isola di plastica nel pacifico,
interi fiumi ricoperti di plastica… e che ce frega? A noi arrivano le foto, non
le disgrazie. Però il pesce non si può più mangiare perché è tossico. Ah, no,
ci sono quelli di allevamento, quelli dei mari del nord, quelli stampati in 3D…
certo, noi abbiamo accesso a certi privilegi. Gli altri, quelli che non possono
pescare il merluzzo nel Baltico o che non possono allevare la spigola da tre
etti a misura di piatto, che fanno? Mangiassero le cavallette… Va bene, forse è
una soluzione, e l’acqua? Non è un problema mio. Andiamo avanti: il
riscaldamento globale. Come dire: i climi temperati si tropicalizzano e vediamo
inondazioni, monsoni, bombe d’acqua. Vediamo anche i ghiacciai scomparire, gli
iceberg staccarsi e sciogliersi… non c’è molto da dire, ormai è troppo tardi
per salvare i ghiacciai, ma qualcuno dice che nel permafrost ci sono virus
sconosciuti che potrebbero tornare in vita e prenderci a schiaffi (ce lo
meritiamo) e allora studiamo vaccini e cure per non correre il rischio di
essere impreparati come è successo di recente. Però l’orgia continua.
Consumare, consumare, consumare… Non vado avanti, il quadro è già abbastanza
catastrofico. Quello che mi disturba è che l’umanità, in tutto questo, ha
dimostrato di aver fallito e, peggio, di non avere la capacità di reagire.
Troppa gente consuma ore davanti al PC alla ricerca di un colpevole, poca gente
si impegna per ridurre la propria impronta. Troppa gente pensa che la pandemia
sia una macchinazione del potere, poca gente si impegna a ridurre la propria
impronta. Troppa gente pensa a trarre profitto da qualsiasi situazione, poca
gente si impegna a ridurre la propria impronta. La colpa è sempre degli altri,
la consapevolezza della propria responsabilità è vana utopia. I meccanismi di
distrazione sono ormai ingovernabili e hanno trasformato l’informazione in un
caos primordiale dove ogni individuo crede di conoscere la verità e, più che al
dialogo, si dedica a dire “quelli me vonno frega’, ma li frego prima io” perché
lui ha capito e gli altri no. Individualismo? Molto peggio: fondamentalismo. In
questa brodaglia scompare l’intelligenza e alla fine anche l’intellettuale che
propone idee e soluzioni viene tacciato da “radical chic” (e magari è anche
vero) quando non da servo del potere.
Alcuni esperti hanno chiamato questa nostra epoca
“Antropocene”, si tratta di un’epoca che non prevede vie di ritorno e che non
lascia speranze. Ebbene, l’Homo Sapiens ne è protagonista: ha colonizzato,
popolato, sfruttato, distrutto e ha creduto di aver vinto. In realtà hanno
vinto la sopraffazione e l’arroganza, mentre l’umanità ha fallito. Il futuro?
Siamo oltre sette miliardi, stiamo consumando risorse e depredando terre a una
velocità tale che a ben poco serviranno le leggi e le raccomandazioni. Inoltre l’educazione,
bene tanto necessario quanto raro, è stata sostituita da arroganza e
presunzione. Nessun problema, continueremo a consumare risorse e depredare
terre dicendo roba come “America first”, e tutti seguiremo a ruota. Insomma, i nuovi
fascismi sono sempre in agguato e con il degrado dell’intelligenza non è
difficile che prendano il potere. E poi, forse, un giorno non lontano, chi ha
perso la sua terra presenterà il conto a chi ha depredato quella terra. E ci
saranno guerre per le scarse risorse rimaste perché, è inutile illudersi, non
ce ne sarà per tutti.
Claudio Fiorentini
Questo discorso di Claudio Fiorentini è molto scomodo, ma non è pessimistico, come potrebbe risultare ad un esame superficiale. Anzi, è di un realismo a dir poco sconcertante. I cosiddetti "gretini" si illudono di poter salvare ancora il mondo, pretendendo magari dagli altri comportamenti che loro non riescono a dare in prima persona, ma che dire dell'ottusità di chi crede che la vita non abbia alcun bisogno di essere salvata e pone la testa sottoterra come gli struzzi, fregandosene allegramente del mondo che intorno si squaglia? Si dirà che le responsabilità ricadono sul potere e sui governanti, non sul popolo (tantomeno se giovanile) che non sembra avere voce in capitolo, ma è solo un discorso di comodo, perché siamo tutti invischiati - chi per un verso e chi per un altro - nel corrotto sistema che abbiamo creato, mettendo a repentaglio equilibri naturali e cosmici faticosamente elaborati - non si sa da chi, ma poco importa - nel corso di miliardi di anni. Lo scaricabarile è ridicolo, in quanto, se è vero che la base segue il vertice, è altresì vero il contrario, e nessuno fa quel poco che potrebbe fare per poter cambiare le cose e garantire in tal modo un futuro alle prossime generazioni. Nessuno è disposto a fare un passo indietro, per cui il black-out sarà inevitabile. Ovviamente, sto parlando di auto-distruzione e non della fine del mondo. L'uomo può distruggere o costruire soltanto se stesso. Non ha alcun potere sulla natura e sul cosmo, per quanto s'industri a farlo. Il pianeta possiede risorse insospettabili, che lo porteranno sempre a rigenerarsi, sia pure nel corso di centinaia, o forse migliaia, di anni. Andrà male, anzi malissimo, per il genere umano, questo si. Ma sarà un male da esso stesso inconsciamente invocato per poter garantire un futuro, se non ai propri figli, quanto meno ai pronipoti che rinasceranno insieme al pianeta chissà quando, nei modi e nei tempi che questo deciderà di farlo. Il Bene ed il Male, come sempre, sono strettamente connessi tra di loro, quindi, ben venga l'autodistruzione, a questo punto. Per nostra volontà siamo giunti al capolinea e l'olocausto, purtroppo, sembra essere l'unica salvezza possibile.
RispondiEliminaFranco Campegiani