L'ETICA DELL'OGGETTO
1) IL QUADRO RIFERIBILE
La spiritualità
umanizzata relativa al binomio partecipato soggetto-oggetto, già esaminata in
precedenza, conduce a una riflessione sul significato operativo dell'etica compartecipata
nella nuova dimensione della presenza oggettuale nel contesto socio-culturale-produttivo
in continuo divenire espansivo.
Una "espansività"
certificata dalla progressione applicata alle "ricerche" technetroniche
attualizzate.
In altri termini non è
il soggetto/artifex il solo ed esclusivo riferimento etico spirituale, ma è il
dualismo unificante nella relatività dialettica del soggetto-oggetto risultante
"a priori" dalla umanizzazione spiritualizzata in corso.
La conseguenza è che l'oggetto
technetronico/robotizzato "vive" autonomamente e si corresponsabilizza
nell'azione/reazione tipica di ogni applicabilità mini-macro socio-economica.
L'attualizzazione
significa in sostanza "responsabilità" etica di rientro oggettivo/oggettuale
estensivamente applicabile ad una oggettualità totale per misurarsi con l'
"essere" complessivo degli artifex in un processo dialettico che
arricchisce la "presenza" significante del molteplice ricondotto
all'unità del singolo.
"Controdeduzione"
singolare/molteplice che ribalta la dialettica classica e ne indirizza
l'operatività nella connessione produttiva (e non solo).
Dunque la riflessione deve
procedere dalla dialettica del "dedotto/indotto" per riattivarsi
acquisendo una autonomia eticamente consentibile e diffusa nei vari settori
tecnico-economico-scientifici.
2) LA NUOVA
"RESPONSABILITA'"
Si tratta di verificare
una dimensionalità così "astratta" da rivelarsi "concreta"
che solo nel prodotto oggettuale può trovare rispondenza: "vivere"
per l'oggetto significa adattarsi nella "ricerca" costante del
raffronto più pregnante con l'artifex in una rincorsa senza termini. La "responsabilità",
nelle sue varie interpretazioni, peraltro intercetta la nuova linea "oggettuale"
e si reifica nella soggettività dell'artifex acquisita/derivata, ma autonoma
comunque. Ma come si identifica la "nuova" responsabilità oggettuale?
Richiamando Aristotele possiamo affermare la tendenza al bene quale scelta
predominante nel "tutto" comprensivo dell'oggettualità derivata. Questa
premessa ci offre un ampio orizzonte teorico-pratico che cerca di significare
la presenza di codici etici nelle varie fasi del pensiero storicamente derivato.
Dalle teorie teleologiche (prevalenza del bene sul male) alle deontologiche
(dovere e intenzione in primis); dal liberalismo (Kant, Rawls, Nozick...) a
Taylor (primato del bene sul giusto); da Hegel a Max Weber (distinguere l'etica
dalla responsabilità da quella della intenzione e convinzione); da Levinas
(etica della responsabilità) a Otto Apel (l'apriori Kantiano non è struttura
profonda della mente, ma è il linguaggio); da Jonas (riflessione morale sulla
responsabilità nell'era tecnologica) a Naess (biocentrismo), Engelhardt
(bioetica laica) e Max Scheler (etica materiale fondata sul sentire). Approfondendo,
si perviene a riflettere sul dualismo anima/corpo/oggetto e sulla persona
(artifex) quale unità bio-psichica di anima/corpo (oggetto).
Tutto quindi rientra in
una auto-definizione ontologica di artifex-oggetto ("essere" completo)
estensivo in termini collettivi (etica dell'economia, del lavoro, nella
"rete"...).
Le citazioni espresse
peraltro si riferiscono a rapporti interpersonali, sia di ordine spirituale che
materiale, coestensivi, come detto, al collettivo. Il problema del rapporto
artifex/oggettualità, pur allacciandosi alla preesistenza di criteri universali
applicati, attiene una dimensionalità interna completamente diversa nella
derivazione congenita individuata.
Il rapporto si
dialettizza nel "sé" in un sottile "confronto" unitario che
non si pone in contrasto, ma completa l'analisi totalizzante della compresenza.
In altri termini la "responsabilità" etica si totalizza nella
coesistenza funzionale artifex/oggettualità attivandosi concretamente sul
quadrante delle utilità finalizzate alla positività complessiva. In questo
processo la presenza "techno-digitale" ha una propria valenza di
applicabilità operativa connessa (non autonoma) che tuttavia deve ricondursi
all'unità originaria dell' "essere" (anima/corpo/oggetto/artifex). Nella
"nuova" responsabilità l'oggettuale/esistenziale non può dunque
discostarsi dal finalismo positivo (tendenza al bene) per non incorrere in
sanzionamenti di ordine temporale/funzionale (rapida decrescita di utilizzo e
degrado di conseguente obsolescenza).
3) LA "RAGIONE"
OGGETTUALE
La "nuova"
responsabilità si attualizza nello sviluppo oggettuale fondato sulla propria
"ragione" interna (extracorporea) alimentata da flussi energetici
anche invisibili, sempre presenti ed operativi nella "realtà" del
complessivo esistente. L'integrazione artifex-oggetto costituisce il
"flusso" originario delle rappresentazioni attualizzate e legittima
la presenza della "ragione" nell'unità percepita dalla propria
profondità coscienziale. La "coscienza", autoriflessione della
propria responsabilità etica, non è monofunzionale, ma può assumere pluriformi
nuclei di appercezione applicata ai fenomeni esistenziali che Husserl
individuava nella sua teorizzazione (riferita al soggetto).
L'unità dunque non si
realizza solo nella classica dicotomia anima/corpo estesa agli esseri viventi,
ma attiene alle "derivazioni" integrate dell'attività razionale
dell'essere che nell'artifex rileva la presenza più determinante e nel
"digitale" lo strumento tecne più attuale. L'oggettualità sfugge ad
ogni controllo prioritario e condiziona sia l'artifex (compresente) sia il
"digitale" (derivazione pratica), ponendosi al centro del percorso
razionale ed auto-cosciente che orienta la responsabilità, l'etica/estetica e
tutte le altre forme di apparizione tecno-socio-strutturale della complessità
presente/futura. E' questa l'importanza ontologica dell'oggettualità che si è
evidenziata umanizzandosi nella spiritualità di energie emergenti sempre
presenti. La legittimazione dell'oggetto quale "presenza" completa e
complessa trova quindi progressiva valenza integrandosi sino a sostituirsi
all'artifex (es. nella robotica applicata) con le nuove "metodiche"
che debbono, a maggior ragione, trovare condizioni adeguate alla responsabilità
di uso e funzionalità. L'uso dell'oggetto infatti determina la tipologia
responsabile più opportuna alla finalizzazione dell'universo unitario di
"esseri" a differenti livelli esistenziali. La dimensionalità
verticale in orizzontale comporta una nuova tematica applicata che trascende la
classicità dell'etica storica per ricollocare l'asimmetria
del'"io-tu" nell'oggettualità autonomo/derivata. Questa acquisizione
di spazi (anche estetici) è la novità più rivoluzionaria della presenza
oggettuale nella frammentazione tecno-digitale del nostro tempo. Spazi estetici
di raffinati cromatismi a completa abilitazione di oggetti/soggetti che nella
"ragione" trovano proprie dimensioni creative. Ma ora è opportuno, a
migliore comprensione del tema, individuare esempi concreti di indirizzo
oggettuale connesso all'umanizzazione/spirituale offerta dall'artifex nel
processo storico in divenire.
Marco dei Ferrari
PIETRO, mio nonno
Credersi incredulo
alfiere di verità credule
Grande Guerra cimentarsi impavido
irruente àpice di sè incurante
virile d'aspetto d'amplessi campione
tuttofronte muscolare ardire
solida stirpe rurale
illusa... delusa... rimpianta...
animarsi clamori rancori d'allora
Piazza solitaria come lapide ingrigia
ora
refoloso oblio di svogliati fantasmi
nonno Pietro infinità presente
studio spronava affetti celava
seminando saggezze inaudite
prodigarsi veggente d'attese impazienze
lavoro libero e giusto...
equilibri di armonìe discordi
sinquando sibilanza notturna
cardiobizzo improvvido
presagirsi soccorso invano
àfono ovattarsi di brumoso addio
nel palmo di una mano senza ritorno...
Marco dei Ferrari
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