mercoledì 4 luglio 2012

Daniela Quieti su "Intervista a Franco Campegiani", di N. Pardini




“Cogliere il vero ed autentico valore… nel flusso misterioso dell’Essere e della vita”, il riaffiorare dell’arcaica meraviglia. Il poeta nella Grecia presocratica era l’iniziato, emblema della nobiltà spirituale di un popolo, il depositario dell’indissolubile verità in cui non esisteva dualismo fra il bene e il male. Sintesi, in epoca cristiana, del Verbo divino, della francescana armonia con il Creato. Quando la filosofia definì analisi e metodi, il poeta continuò a ricongiungere le fratture dell’esistere attraverso l’eternità della parola, senza pregiudizi, pagando spesso il prezzo dell’incomprensione, ma restando padrone del proprio e degli altrui destini. “Ver Sacrum”, dunque. Che una nuova “Primavera Sacra” possa essere ancora celebrata in questo difficile momento storico per trarne fausti auspici ed esatte direzioni. D’altronde, come diceva Valéry, il primo verso viene da Dio, il resto è… Complimenti vivissimi a Franco Campegiani e a Nazario Pardini per questo, come per gli altri spunti di riflessione e condivisione poetica, perché “in ogni fatto lieto o meno lieto, ma scampato, vidi un superbo dono”.

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