giovedì 7 febbraio 2013

N. PARDINI: NOTA RECENSIVA A "LE INSIDIE DELLA LUNA" DI F. MARCONI

Le insidie della luna
di
Fulvia Marconi
 

La prima cosa che avvince ed entra in animo con delicatezza e a passo quieto è la grande armonia, la intonatissima musicalità che l’artista sa dare ai suoi versi per accompagnare le molteplici effusioni sentimentali che  scaturiscono dall’opera. E la natura non fa certo da contorno; è viva e attiva nella sua funzione di guida, e di concretizzazione dei ritmi interiori. Uno spartito di grande maturità artistica dove la simbiotica fusione fra spazi esistenziali e significanti metrici fa della silloge della Marconi un’opera esemplare per compattezza  e autenticità ispirativa. E se l’autrice è intenta ad osservare o la luna specchiarsi nel lago, o un’alba che si adagia mollemente, o tanta luce a colorare i fiumi, o quel cielo ormai di polvere bruciata, non è che sia motivata solamente da un sentimento idillico-elegiaco, piuttosto, direi, da una ricerca continua di equivalenze per l’anima. Perché i colori ora tenui, ora cadenti, le immagini ora vive e poi vane, meglio delle confessioni dirette sanno esprimere quel senso di caducità dell’esistere che affiora dai suoi versi. E il consuntivo della vita, spesso, è foriero di rammarichi e ripensamenti: “… trascino ormai pesanti questi passi / tra ciottoli di giochi e delusioni.”. 

Nazario Pardini

Nessun commento:

Posta un commento