giovedì 7 febbraio 2013

N: PARDINI: NOTA RECENSIVA A "PASSI PERDUTI" DI R. VETTORELLO


 PASSI PERDUTI
DI
RODOLFO VETTORELLO




È forse nel succo della poesia, che introduce la silloge, il leit motiv della poetica di Vettorello. Una poesia carica di significati umani ed esistenziali ben arginati da un poetare musicalmente avvincente nella sua stesura endecasillaba. La nave, il mare, (La mia tristezza è il mare), che simboleggia l’estensione, l’infinito, il viaggio, il ritorno, la chiusura di un cerchio, l’impossibilità dell’orizzonte. E le navi che si perdono in acque aliene, senza ritorno, le lamiere erose dallo  scorrere della nostra vita nei vani tentativi di solcare odissaiche colonne. E forse, alla fine, la miglior cosa è una rada solitaria dove posare la nostra esistenza nelle sue ultime meditazioni: “Io sceglierò un ormeggio nella rada / e che nessuno venga a visitarmi. / La mia nave / ama altre rotte, sceglie altre contrade”. Quali accostamenti metaforici più veri e più calzanti alla vita. Ci consumiamo giorno dopo giorno nelle acque salmastre dell’esistere, volgendo lo sguardo oltre i confini. Ma quanto ristretti gli spazi! Rimpianti, nostalgie, melanconie, memorie che ci accompagnano. “E mi domando: cosa sono?” “Non c’è un’uscita a questo labirinto”. Sarà il sogno, allora, a rimediare

alla tristezza de I passi perduti,  per “Un piccolo uomo che vive per stare a sognarti. / Di più non so fare. / Ti chiedo perdono.”.

Nazario Pardini

Nessun commento:

Posta un commento