martedì 28 maggio 2013

LIANA DE LUCA SU: DANTE MAFFIA- "POESIE TORINESI"


DANTE MAFFIA – “Poesie torinesi” – Ed. Lepisma 2011 -  pagg. 96 – € 16,00


Liana De Luca

   Dante Mafia canta la malìa e la magìa di Torino nel presente, con recuperi dal passato rivisitato nell’attualità. L’autore sosta nei luoghi più noti: Piazza Galimberti, Via Po, il Museo Egizio, Porta Nuova,  Corso Unione Sovietica, Via Lagrange, Porta Palazzo, il Valentino, i Murazzi, Via Tunisi, Palazzo Reale, il Cambio, ritornano in queste poesie e rivivono nelle soste del tempo. Ora l’autore rievoca episodi lontani, ora descrive i suoi stati d’animo contemporanei in uno scoraggiante confronto. Il Caffè Florio, per esempio,  è occasione per una dissacrante disamina: “Inutile rivangare...Poi sputai per terra  e me ne andai” ( I caffè )
   La presenza femminile si insinua spesso, ma resta distante, quasi  estranea ( Seduto al caffè Florio). Certo le donne non devono dispiacere a Maffia, che pure non riesce a realizzare con loro un rapporto costruttivo, non occasionale. Resta estranea La dirimpettaia o  la donna casualmente incontrata in Via Roma o  la studentessa di giurisprudenza accasciata davanti al portone  (I mondiali dell’82  ). Anche quando la sensualità è appagata, l’insoddisfazione predomina ( Incontro casuale nei dintorni di Via Lagrange ) e a volte crea reazioni violente non si sa fino a che punto dettate dalla fantasia (La commessa di Via Tunisi ). Perfino con la morte il confronto è contestatario: Fra noi due facciamo un patto chiaro: / non svelerò a nessuno il tuo segreto (Alla morte ).  La  composizione termina con un richiamo dantesco: “O tu che poi sarai mia sposa eterna”. E la citazione dantesca altre volte compare, diventata parte integrante del testo: come se avesse il mondo in dispetto ( Getto ).
   Ma il bagaglio culturale di Maffia si rivela anche nel dettato, di ampio respiro, costruito spesso con versi lunghi sempre di incisiva musicalità. Singolare, a volte provocatorio, è l’uso della rima. Così delitto rima con profitto, puttana con tramontana, reietto con ghetto, Via Sacchi con pacchi.  Originali sono certe immagini:La cerbiatta sostava ai bordi del laghetto / senza cautele e brindava / con l’acqua intorbidata dalle immagini / degli alberi specchiati nella superficie ( o nel fondo). (Quarta lezione: l’assalto del dubbio   ). A volte l’autore provoca la curiosità del lettore: “ Fogola mi ascoltò paziente, poi mi regalò / una copia della falconeria di Federico / che utilizzai per un falò / due giorni dopo nelle vicinanze di Stupinigi/ dove assistetti a dodici prodigi / di cui però non dico una parola, / ne va di mezzo la vita” (Fogola ).  L’ironia è sempre tagliente: Facile la battuta, / ma a me sarebbe piaciuto / nascere Agnelli e non agnello ( In corso Unione Sovietica ).
   La narrazione si svolge intorno al degrado della città nei confronti della situazione
conosciuta nella giovinezza, anche se la nostalgia è frutto più che di una situazione reale delle alchimie del ricordo: Per giorni e giorni ho vagabondato / per strade strette...Intanto prendevo a calci le cartacce abbandonate al vento ...le cicche e le scatole di latte vuoto ( Porta Palazzo ). Ma in contrapposizione nel presente  Ho  corso per i corsi di Torino, - non esiste un’altra città con tanti corsi / uno dentro l’altro, larghi disperati. Ma c’è un’occasione di salvezza: Fortuna che all’angolo con Via Cernaia / incontrai una donna quasi svestita. Per tutta / la notte mi spiegò la bellezza della città, / mi disse e ridisse dove s’annida / il fuoco  sacro che dà linfa ai torinesi. ( Notturno ).
   Nella panoramica, non in definitiva propiziatoria,  il pedale batte sul tasto del passato con tonalità sociali e anche civili. Esemplare in questo senso è la poesia introduttiva,  In cucina.  Il tono è dimesso, l’atmosfera è quella del quotidiano, il lessico è di una semplicità ricercata, accattivante la descrizione centrale dei prodotti ortofrutticoli. Ma il finale rimbalza con un colpo di coda nel richiamo a Primo Levi, che imposta una seconda lettura, più profonda oltre la rievocazione  ambientale e temporale : Poi prendo / le bucce dei pomodori e delle pesche / e le butto nel secchio dell’immondizia / Se mi vedesse primo Levi? / Se...oh dio, mi sento colpevole /oh, dio, queste bucce avrebbero salvato / almeno due bambini, dio, che spreco! / Mi toglierebbe la sua amicizia.

                LIANA  DE  LUCA

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