giovedì 24 ottobre 2013

ESTER CECERE: MOTIVAZIONE PREMIO KAFKA

Ester Cecere: Come foglie in autunno. Edizioni Tracce. Pescara. 2012. Pp. 80. Euro 12

Ester Cerere è  nata a Taranto il 30 aprile del 1958. E' laureata in Scienze Biologiche e vive e lavora nella sua città natale presso l'Istituto per l'Ambiente Marino Costiero del Consiglio Nazionale delle Ricerche, dove si interessa di biologia marina. Burrasche e Brezze è il suo primo libro.
         <<... Tante vibrazioni, e l’antitesi è il sale della poesia. E il dualismo fra dire e sentire si fa amalgama, simbiotica fusione. Perché felicemente la parola, disponibile e dilatabile, sa contenere i guizzi emotivi dell’autrice. E’ qui la grande virtù di Cecere: il sintagma, la ricerca tecnico-fonica, l’ebrietudine lessicale che rende nuovo, originale, libero e spazioso il dettato poetico. E l’autrice ha bisogno di una poesia libera, di un linguaggio vario e variabile, perché tante sono le emozioni che vive e che trasmette a chi ha la fortuna di leggere i suoi versi.  Perché, alfine,  è la grande poesia che azzarda lo sguardo oltre confini per proiettarlo al di là dell’ampiezza dello stesso mare, di per sé grande ed infinito>>. (Dalla recensione di Nazario Pardini)




Premio Franz Kafka Italia III Edizione 2013
Sezione Poesie “Premio Speciale della Giuria” alla silloge: 
Come foglie in autunno”

Motivazione

“La raccolta di poesie “Come foglie in autunno” (Pescara 2012: Edizione Tracce) di Ester Cecere si incentra sul grande tema della caducità della vita, come esplicita già il titolo stesso, sulla sofferenza del dovere cadere come le foglie e di perdere gli affetti anch’essi come foglie al vento d’autunno. Ester Cecere sa sintetizzare spesso in poche sapienti parole creative, veracemente poetiche, interi mondi come ad esempio nella parabola della vita rappresentata in “Carrillon” (14): lo scrigno che racchiude tesori e suoni che rivela una volta aperto, deve richiudersi e far così cessare la musica, la danza della ballerina che si dispone al sonno accompagnata dalla nostalgia di vita, dai ricordi di quando danzava secondo l’aria e il ritmo della melodia. La poesia della Cecere, drammatica per quanto sempre accolta entro i canoni della bellezza estetica più fine, raggiunge anche punte tragiche, come in “Inganno” (20), evocazione della sofferenza umana, la quale tuttavia è ammantata di una tale bellezza che invece di spaurire consola, come è dato immancabile dell’arte.” (Rita Mascialino)




2 commenti:

  1. Sono fiera dei successi conseguiti dalla mia Amica tarantina e sono ancor più fiera di leggerla su un blog tanto prestigioso. La Silloge è infinitamente cara al mio cuore.
    E' la sintesi della donna - grembo, della donna ungarettianemente legata al mal di vivere e della donna che del mal di vivere non si compiace, ma tra tutti i sentimenti riesce a scegliere sempre la Speranza!
    Un'opera che definii una sorta di 'romanzo in versi', perché dotata di una continuità rara da trovarsi in poesia!
    Un'Opera che porto nel cuore come purissimo, incandescente Dono!
    Saluti carissimi a Ester e al Professor Nazario!
    Maria Rizzi

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  2. Ester Cecere è pathos intenso che genera ossimori lirici, manicheismi dialettico-emotivi, che risaltano cospicuamente l'istanza di comunicare, di veicolare una certa tensione interiore. Ester è irripetibilmente sui generis, dall'animo poeticamente gitano, irrequieta esploratrice in un caleidoscopio emozionale di scintillante policromia che seduce il cuore e la mente del lettore. L'anima di Ester usa la poesia per adergersi oltre la realtà, alla ricerca di una romantica osmosi con il Creato, alla ricerca di una dimensione perfetta. Per Ester l'esistenza è un quid effimero, intriso di angoscia, nella consapevolezza che tutto bisogna lasciare, similmente ad una foglia che si stacca dal ramo. Il lirismo di Ester, penetrante e profondo, è un ibrido estetico-tragico intarsiato di tormento, quel tormento che genera pathos, ovvero Arte. Le poesie di Ester sono, quindi, caratterizzate da una venatura di afflizione e di malinconia lenite da una fresca aura di autoanalisi. Patente è il suo anelito di luminosa metamorfosi animica. Ester fa proprio tutto il dolore del mondo e questo la conduce su dei recessi anfrattuosi, dai quali si può uscire soltanto con il cuore.
    Mauro Montacchiesi

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