giovedì 24 agosto 2017

GUIDO GOZZANO: "LA SIGNORINA FELICITA PARTE VIII"


(...)

VIII

Guido Gozzano


Nel mestissimo giorno degli addii
mi piacque rivedere la tua villa.
La morte dell'estate era tranquilla
in quel mattino chiaro che salii
tra i vigneti già spogli, tra i pendii
già trapunti da bei colchici lilla.
Forse vedendo il bel fiore malvagio
che i fiori uccide e semina le brume,
le rondini addestravano le piume
al primo volo, timido, randagio;
e a me randagio parve buon presagio
accompagnarmi loro nel costume.
«Vïaggio con le rondini stamane...»
«Dove andrà?» - «Dove andrò? Non so... Vïaggio,
vïaggio per fuggire altro vïaggio...
Oltre Marocco, ad isolette strane,
ricche in essenze, in datteri, in banane,
perdute nell'Atlantico selvaggio...
Signorina, s'io torni d'oltremare,
non sarà d'altri già? Sono sicuro
di ritrovarla ancora? Questo puro
amore nostro salirà l'altare?»
E vidi la tua bocca sillabare
a poco a poco le sillabe: giuro.
Giurasti e disegnasti una ghirlanda
sul muro, di viole e di saette,
coi nomi e con la data memoranda:
trenta settembre novecentosette...
Io non sorrisi. L'animo godette
quel romantico gesto d'educanda.
Le rondini garrivano assordanti,
garrivano garrivano parole
d'addio, guizzando ratte come spole,
incitando le piccole migranti...
Tu seguivi gli stormi lontananti
ad uno ad uno per le vie del sole...
«Un altro stormo s'alza!...» - «Ecco s'avvia!»
«Sono partite...» - «E non le salutò!...»
«Lei devo salutare, quelle no:
quelle terranno la mia stessa via:
in un palmeto della Barberia
tra pochi giorni le ritroverò...»
Giunse il distacco, amaro senza fine,
e fu il distacco d'altri tempi, quando
le amate in bande lisce e in crinoline,
protese da un giardino venerando,
singhiozzavano forte, salutando
diligenze che andavano al confine...
M'apparisti così come in un cantico
del Prati, lacrimante l'abbandono
per l'isole perdute nell'Atlantico;
ed io fui l'uomo d'altri tempi, un buono
sentimentale giovine romantico...

Quello che fingo d'essere e non sono!


1 commento:

  1. La lirica, bellissima, mette in rilievo con La Signora Felicita 'La felicità', ovvero una delle poesie più celebri di Giudo Gozzano e forse dell'intero Crepuscolarismo, visto che in essa sono presenti tutti gli elementi di questo movimento, dall'antidannuzianesimo alla malattia, dal rifiuto del ruolo di 'poeta' ufficiale al fascino del quotidiano. Sestine di endecasillabi nei quali Felicita diviene il simbolo della poetica gozziniana, è immortalata in affreschi di vita quotidiana:
    "Signorina, s'io torni d'oltremare,
    non sarà d'altri già? Sono sicuro
    di ritrovarla ancora? Questo puro
    amore nostro salirà l'altare?»
    E questo Gozzano, teso a dar valore alla giovinetta semplice e a descriversi come 'uomo d'altri tempi, un buono / sentimentale giovine romantico... " è purtroppo lo stesso che visse una storia di 'amore negato' con la poetessa Amalia Guglielminetti. La bravura della donna lo mise in crisi e lo spinse a ritrarsi su saggia riva. Era senz'altro consapevole della sua cagionevole situazione di salute, ma di certo tra i due fu lei ad amare... La loro vicenda resta un dilemma e induce a molte riflessioni. Ma nessun evento privato può negare la grandezza artistica di Gozzano, che pur crepuscolare, inevitabilmente legato ai temi della malattia e della morte, adotta una colloquialità prosastica, che diventa una lezione importante per la generazione successiva. Un grande tributo per ognuno di noi. Ringrazio il nostro instancabile, eccelso Nazario e auguro a tutti buoni scampoli d'estate!
    Maria Rizzi

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