lunedì 14 agosto 2017

N. PARDINI: "LA MIA CASA"

La mia casa

- Perché mi parli sempre di una casa
di due stanze con nell’ombra un po' in disparte
un focolaio a struggere un gran ciocco
pigramente; e di un tavolo nel centro,
smisurato, costruito con il legno            
di un ciliegio reciso; e della nonna  
a stendere la pasta al matterello                  
o a usare la ventaglia sul fornello
a carbone che spolverava cenere;          
e degli oggetti in rame; e lungamente
di quel paiolo adorno di faville
che s’immillavano in alto. Le volte
che mi hai parlato della vecchia casa
in cui abitavi, padre, saran mille. -
- Ma guarda che mia madre era tua nonna,
anche se mai l’hai vista! E quel camino
era meraviglioso coi suoi schiocchi.
Sembravano dei fuochi d’artificio.
- Sì. Me l’hai detto. - - Allora ti  racconto
dell’inverno mio amico. Penetrava
frusciando da fessure, s’inoltrava
nella stanza, poi andava alla finestra.
Alzava la tendina e in cuor gioiva
di vedersi l’autore, tutt’intorno,
di una campagna a stelle in filigrana
candida come il latte. Parlavamo.
Quante cose diceva. Poi tuo nonno... -
- Cosa faceva nonno? - - A tarda sera
andava con la torcia sulla neve.
Vedo ancora la scia. Io credevo
lo facesse per gioco. Quando vecchi,
si ritorna bambini. - - E invece? - - Udiva
gli schiamazzi di galline. Andava giù,
rumoreggiava intorno e le faine
prendevano la strada per i campi. -
- Le faine? - - Allora t’interessa
la mia casa. - - Sarei proprio curioso
di vederne le stanze, i campi bianchi
della neve notturna e i fiocchi lievi        
fruscianti sotto l’occhio di un inverno
che racconta le storie. E tu ci andavi     
nel candido cortile o per il prato
a sprofondare i piedi con tuo padre? -

 da Alla volta di Lèucade, Baroni Editore, Viareggio, 1999




5 commenti:

  1. Un commovente dialogo con il padre e con un ideale lettore - ogni lettore -, del nostro immenso Poeta Nazario Pardini. E i ricordi che in endecasillabi cesellati come perle, resi preziosi da un uso perfetto dell'enjambement, scorrono e s'incastono in un caleidoscopio di immagini. Il tempo perde peso. Lo spazio si annulla. Torniamo a ieri, all'altro ieri, alla vita com'era e ai riti che si celebravano quotidianamente e alle stagioni che scandivano le emozioni, il calore degli affetti, la semplicità solo apparente dell'esistenza:
    "Allora ti racconto
    dell’inverno mio amico. Penetrava
    frusciando da fessure, s’inoltrava
    nella stanza, poi andava alla finestra.
    Alzava la tendina e in cuor gioiva
    di vedersi l’autore, tutt’intorno,
    di una campagna a stelle in filigrana
    candida come il latte".
    L'afflato lirico è talmente intenso che rompe la barriera della saudade, celebra un nuovo momento, di rara, incontaminata bellezza: la valorizzazione della grandezza del passato, dell'umiltà d'ogni singolo atto, del religioso rispetto che ammantava i gesti, proprio come la neve, che l'Autore cita a lungo. Il paesaggio è epico, grazie alla voce del Poeta, appassionata, commossa, distesa, dolcissima.
    E questa voce enumera per noi un tempo che non abbiamo il diritto di dimenticare. Che rappresenta la nostra storia, quella che troppo spesso abbiamo trovato noioso ascoltare... Chissà perchè, nel leggerla e rileggerla, ho avvertito un richiamo al grembo. Una sensazione di ritorno. Esistono momenti in cui è necessario tornare 'a sprofondare i piedi nel candido cortile con tuo padre'... Esistono momenti nei quali il pozzo del passato consente di attingere energie sconosciute.
    La lirica di Nazario ha smosso le acque del mio oggi. le ha rese limacciose. Ho desiderato vivere la magia di quella casa immacolata, essere fuori dal mondo degli smartphone, da whatsapp, dal mondo troppo virtuale e poco autentico che ci circondo. Il progresso era indispensabile, ma ha un prezzo. Nel leggere Opere come questa me ne ne rendo conto. Tutto era compiuto. Forse si mangiava poco, ma ... quanta poesia! Grazie per questo gioiello, Amico mio. Aiutaci ancora e sempre a voltarci indietro!
    Auguri dolcissimi a te e famiglia.
    Maria Rizzi

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  2. Carissima Maria, mia sensibilissima amica, pozzo di conoscenza e di autenticità,
    una vera recensione scaturita da un animo colmo di vita e di poesia. Troppo bella per non mantenerla a illuminare la coscienza di luce e di emozione. Un vero gioiello d'impostazione critica, dove la parola scorre densa e significante a dare corpo a sprazzi emotivi di rara intensità. Grazie, amica, di avermi colpito nel profondo del cuore.
    Nazario

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  3. bellissima recensione di Maria Rizzi a questa Poesia di Nazario . Il dialogo con il padre riporta alle radici , alle memoria, al ciclo delle stagioni , quando "vecchi si ritorna bambini ". C'è una sapienza dentro questi ricordi, che va al di là del sapere razionale , una sapienza antica che penetra nel mistero della vita .

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  4. Carissima Nadia,
    "C'è una sapienza dentro questi ricordi, che va al di là del sapere razionale, una sapienza antica che penetra nel mistero della vita". Quanta poesia scorre nella profondità del tuo animo! Quanto sensibilità a fare da sprone al tuo dire. Un vero messaggio di amore e di vita; di vita e di radici; di radici e di storia...
    Grazie
    Nazario

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  5. Nessuna parola si può aggiungere a quelle di Maria Rizzi, posso solo dire che mi sono emozionata e commossa nel leggere questi versi preziosi e che li trattengo come perle rare. Un saluto caro Nazario e grazie.
    Sonia Giovannetti

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