lunedì 14 agosto 2017

UMBERTO SABA: "C'ERA, UN PO' IN OMBRA..."

C’era, un po’ in ombra, il focolaio; aveva
arnesi, intorno, di rame. Su quello
si chinava la madre col soffietto,
e uscivano faville.

C’era nel mezzo una tavola dove
versava antica donna le provviste.
Il mattarello vi allungava a tondo
la pasta molle.

C’era, dipinta in verde, una stia,
e la gallina in libertà raspava.
Due mastelli, là sopra, riflettevano,
colmi, gli oggetti.

C’era, mal visto nel luogo, un fanciullo.
Le sue speranze assieme alle faville
del focolaio si alzavano. Alcuna
guarda! è rimasta.


1 commento:

  1. E sembra che questo agosto cocente sproni i nostri Poeti a tornare a visitare i territori della memoria. E a far sosta lì. Dove tutto era semplice e incontaminato. Dove la felicità si compiva tra gli arnesi e i mestieri quotidiani. Umberto Saba tesse le trame dei propri ricordi con levità e ispirazione che coinvolgono. Siamo attorno a quel desco, chini sul focolaio, spiamo la gallina mentre raspa e carezziamo quel bimbo, un pò nascosto... Nel carezzarlo riflettiamo con lui sulla vita che aiutava a sperare nella sua compiutezza quasi pittorica. E su quelle faville, ideali, di luce sparsi nella stanza e nel cuore del bimbo, che si sono spenti, perchè non abbiamo saputo soffiarci sopra. Nonostante l'andamento logico - descrittivo dei versi, l'Autore narra la nostra storia. Non abbiamo saputo rispettare la generazione precedente e non abbiamo dato esempi alla successiva, ai nostri figli. Eppure l'esempio era presente. Quando ci siamo persi? Quando abbiamo permesso che si spegnesse quel fuoco?
    Grazie. Lirica forte e intensa, che mi ha arricchita e resa consapevole.
    Buon estate al Grande Poeta e al caro Nazario, condottiero di questa nave di sogni.
    Maria Rizzi

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