venerdì 29 settembre 2017

N. PARDINI: "IL VECCHIO"

Il vecchio                       

Ai bordi della piazza, solo, pare
dimenticato là sulla panchina
col cappello inclinato. Una comare

e un ragazzo passando lo salutano
e proseguono la via. La mattina
illumina due cani che lo fiutano.



3 commenti:

  1. Rovesciamento del crepucolarismo in questa intrigante poesia. Ricerca piuttosto di essenzialità, perduto ormai il racconto della temporalità quotidiana rassicurante.
    Bordi, margini, confini: le parole dell’esclusione. Solitudine. Le parole emblematiche del vuoto, sono contrapposte al pieno che configura l’idea di piazza, cui il vecchio, sulla panchina, col cappello inclinato, altro segno di esclusione,non appartiene.
    Nessuna amicizia: i poveri incontri dei diseredati e dimenticati: la comare e il ragazzo che salutano indifferenti. C’è luce intorno in questo gelido autunno dell’anima. Illumina i due cani che non lo riconoscono dei loro: lo fiutano incerti.
    Richiami minimi, che escludono il pathos, visioni giustapposte che improvvisamente assumono riflessività melanconica pregnante.

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  2. Poche pennellate per realizzare un quadro dove solitudine ed emarginazione stanno in primo piano. Un disegno amaramente reale.
    Serenella Menichetti

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  3. Un escluso,come ha evidenziato Maria Grazia Ferraris. Un uomo nel 'limbo', tra la vita che procede, che segna i suoi riti, le sue quotidiane abitudini. Nessuno sguardo per l'uomo seduto, da solo, sulla panchina. Nella descrizione sembra il protagonista di un quadro. Riceve saluti che hanno sapore di congedi e due cani, nel sorgere del sole, lo esaminano come eventuale preda per marcare il loro territorio.
    E questo è il significato apparente delle due terzine sublimi in endecasillabi. Ma se il vecchio fosse seduto 'ai bordi della piazza' per sentirsi 'altro' rispetto alla 'comare', al 'ragazzo' e a tutti gli altri passanti? Se avesse deciso di osservare lo scorrere del tempo senza permettere agli altri di osservare la sua espressione? Chissà perchè ho la certezza che sotto 'il cappello inclinato', il vecchio possa sorridere. Che sia lui a prendersi gioco del via vai sempre uguale, della piazza, rettangolo troppo stretto per l'esistenza, della panchina, che lo ospita con deferenza. Quel 'pare' posto al termine del primo endecasillabo, potrebbe segnare la differenza. Gli altri pensano a un individuo al confine, da escludere, lui sa di essere al di sopra dei luoghi comuni. I cani fiutano e si fermano. Nessun altro gesto verso l'amico seduto sulla panchina. Hanno la percezione di non poter instaurare un'amicizia, ma non urinano.
    Due terzine perfette, scritte seguendo le regole del metro classico per lasciarci liberi di immaginare... D'altronde la poesia non si spiega, si immagina, proprio come un affresco.
    Grazie di questo dono, Nazario!
    Maria Rizzi

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