sabato 2 settembre 2017

N. PARDINI LEGGE "NOTTURNI E OMBRE" DI NADIA CHIAVERINI


NOTTURNI E OMBRE
DI NADIA CHIAVERINI
(inediti)

Stanotte trattenevo il fiato
mentre strappavo l’afa con le mani
alla ricerca del sentiero nascosto

Stamani troverò le tracce
nel terreno smosso dalla bestia
che azzanna l’alba

Sorvola  lo spirito inquieto
la mancanza del limite :
il mistero è presente nelle cose      

Poesia che, con valore eponimo, ci introduce, da subito, nel cuore denso e pensoso di una silloge polivalente per metaforicità e allunghi di sinestetica allusione.
    Una ricerca spirituale di ontologico travaglio; un viaggio attraverso l’incognito che è dentro di noi; attraverso il mistero del fatto di esistere che la Poetessa cerca di svelare indagando sui momenti focali del suo cammino; siglandoli su rovesci verbali nuovi e rivelatori di tracce epigrammatiche. Questo è il nuovo messaggio che la Chiaverini ci invia attraverso un “Poema” nutrito di vicende esistenziali. Un nostos su un mare non sempre liscio, non sempre aperto ad orizzonti lontani, ma spesso velato da sciami di bruma;  cosparso di scogli e trabucchi che rendono impervia la navigazione. Ed è qui la novità del percorso poematico della Nostra: navigare au rebours, su isole d’antan, su spiagge già calpestate, su insenature nascoste, per indagare ulteriormente; per ripescare angoli e panorami un tempo non contemplati per la fretta che richiede l’odeporico andare umano e creativo; tradurre il tutto in una verbalità originale e innovativa rientra nel quadro ricognitivo-immaginifico del racconto. Questo ci dice Nadia in un suo messaggio introduttivo:
                Notturni e ombre è una silloge che    scava in profondità  dentro di me. D’altronde, Jung insegna, non bisogna nascondere la parte in ombra di noi stessi, ma riconoscerla ed accettarla, per ricomporre le parti di noi nell’interezza che, anche se con difficoltà, permette una maggiore consapevolezza di sé e gli altri.  Ma tutto ciò l’ho scoperto successivamente, quando sono andata ad analizzare- come se fossi un’altra me stessa- i versi che avevo scritto  come in un canovaccio che via via ho assottigliato seguendo il mio sentire ed il ritmo delle parole, più che il senso. È  una poesia “ travagliata”, dove incontro anche la morte…, ma alla fine mi sono sentita “sgravata”. Sì, è stato proprio un travaglio,  questa ricerca nei meandri più oscuri perché inconsueti”. Un prodromico annuncio per una perlustrazione di olistica misura: vita, morte, amore, illusioni, delusioni, sottrazioni, scavi interiori, redde rationem; répêchage di cose non dette, di ombre sommerse in notturni di pallidi giochi di vita: uesto Questo
il mistero è presente nelle cose” e dalle umili cose si parte per ricostruire sprazzi di luce sfuocata, immagini di “una nuvola  di polvere (che) s’apposa sulle stoppie dei campi e scompare nel giorno.”. È la luce che uccide le stelle, afferma un noto poeta. E la Chiaverini declina le sembianze naturali in equivalenze emotivo-intellettive; in corpi che concretizzino stati d’animo attraverso una poesia folta di un simbolismo che richiama “Le voyage” di Baudelaire. “… Ô Mort, vieux capitaine, il est temps! levons l'ancre! /Ce pays nous ennuie, ô Mort! Appareillons!...”. Una poesia moderna, incisiva, dove il verso si distende o si contrae, sempre però rispettando l’euritmia, in base alle esigenze di un’anima tutta volta a confessarsi; a dire di sé, dei suoi più reconditi palpiti, cercati e ritrovati nei cassetti dell’esistere, dacché “la memoria è tesoro e custode di tutte le cose” (Cicerone); e non è facile fare del proprio trascorso un’opera d’arte, scavando, frantumando e ricucendo, senza cadere in toni di decadente flessione, ma mantenendosi su livelli di robusta eloquenza,  alla Thomas Mann sulla creazione artistica: “conoscere in profondità e rappresentare in bellezza”.
(…) Ma ciò che ti trafigge /rimane in te per sempre /come una cicatrice, afferma la scrittrice in un pensiero consegnato,  con profondo senso delle vicende umane, ad una serie di settenari  di grande estensione  ritmica. Tanta più musicalità, tanta più sonorità fresca e di eufonica cristallizzazione; tanto più melologo, tanta più immersione nell’inconscio, in queste pagine se confrontate con quelle delle altre sue opere. Ed anche il verbo assume un valore etimo-fonico inclusivo, alla ricerca di spazi orizzontali e verticali nella sua entità semiologica; nella contestualizzazione della grammatica poetica: indocile, m’inarco, barcollo, cado, affondo sono separati ermeneuticamente per la loro rilevanza significante; per il loro valore intrinseco in un geometria psicologica in progress:
 
ho deciso / oggi mi sfratto da sola
scarico la zavorra dalla mia mongolfiera
e prendo il volo /           indocile
lascio il branco             m’inarco
la sento la brezza leggera del vento

taglio i fili del bucato
mi sporgo dal terrazzo     barcollo         
la testa pesa più del corpo
mi capovolgo
e finalmente                  cado

senza più radici                  affondo                         
oggi non è giorno di lutto
nell’assenza del confine
divergenti sintonie
ossessione  d’ impotenza / è il paradosso

L’inquietudine di esistere, la spinta a misurarsi con la propria identità, la ricerca a volte affannata di termini che giustifichi questa tensione all’oltre, alla “forma cangiante della bellezza”, si fanno focus alimentatore, energia assemblante nel corso dell’opera.

Dalla specola d’ un verso
appunto  lo sguardo  al cielo

Nuvole    /    straniante  visione
forma cangiante della bellezza
ieratico silenzio in dissolvenza
Si lasciano e si perdono gli abbracci
come atroci lacerti

Nel tormento di un’Autrice che, cosciente della precarietà del giorno e della solitudine dell’esserci, spesso è assediata da questioni che non danno risposte e in cui “Si lasciano e si perdono gli abbracci/ come atroci lacerti.”.

Nazario Pardini


                                                                       “ la vita è un’ombra che cammina “
Macbeth  - Atto V,  scena 5^
NOTTURNI E OMBRE 

*
Stanotte trattenevo il fiato
mentre strappavo l’afa con le mani
alla ricerca del sentiero nascosto

Stamani troverò le tracce
nel terreno smosso dalla bestia
che azzanna l’alba

Sorvola  lo spirito inquieto
la mancanza del limite :
il mistero è presente nelle cose      

                           
*



Danzano i panni stesi nella notte
cantano l’estate
e il corso delle cose
insofferente all’agonia dell’attesa

In lontananza  il richiamo
di un uccello, quasi un lamento
risponde una sirena
l’erba impazzisce  nell’arsura

All’alba dalla strada sterrata
s’alza una nuvola  di polvere
s’apposa sulle stoppie dei campi
e scompare nel giorno

*
  
Ho spiato l’alba affacciarsi
tra le nuvole rosa

Il verde intenso è emerso
dalla notte stellata

Un tripudio di freschezza risplende
nella luce dell’estate che muore

*

Percorro le vie dell’ombra
strali di comete incendiano gli occhi            
m’aggrappo agli anelli di Saturno
e racchiudo il grido                   
in un barattolo di vetro
trasparente
tracima la mente incoerente
sobilla l’altitudine
ingoia i meridiani del cosmo
la notte nel suo guscio      

*

Convivo con la mancanza d’ossigeno
il respiro corto, gli alveoli otturati
dei polmoni-branchie
Assecondo il moto perenne
della decadenza
nella lotta fratricida di Atene e Sparta
Intuisco potenze senza limiti nelle notti bianche
Nel labirinto  dipano il filo d’Arianna 
immergo  la mano nella bocca della verità
e assaporo il nettare  dell’oracolo
Rinnego  premi o castighi
alla fine del percorso
verso l’antro oscuro  della caverna

*

In una gabbia è rinchiusa la mia rabbia
perché ho scelto la parte in ombra
un gioiello     una collana d’ambra
un fossile che immortala  un insetto                   
protetto / nella resina  giallo scuro
 un muro  una trappola / alterno  giudizio
come un vizio di noncuranza
una fedeltà   costretta /  una cattiva coscienza
  
*

Profezia

Nel fiume della vita scorre
e s’irradia l’armonia perduta           
la rabbia fuggita
il contrasto  dell’ombra
il  taglio netto  / lo  sbaffo d’un rossetto

Rattrista e sconsola l’errore
e il disvalore / esonda l’apparizione                                       

Ma ciò che ti trafigge
rimane in te per sempre
come una cicatrice


*


Rigenera un cuore troppo stanco
il mito dell’unicorno
un vincolo più lasco
il giusto verso  d’un quadro appeso
il punto d’equilibrio
l’attrazione al terreno.

Invertire l’equazione
accelerare i poteri di guarigione
minaccia la situazione di partenza
questa vita rivoltata ch’esalta
il segno dei tempi: sconfinamenti

*
Cammino ondivaga
ri/cerco il baricentro
Son le ossa del piede
che  mi parlano del dolore
ossa che scricchiolano con fragore
di quel quadro  caduto
stanotte sul pavimento / sbrecciato
del brindisi in due / residua famiglia                         
È rimasta intatta al centro della tovaglia                                        
la candela con la fiammella accesa
che perdura in attesa

*

Ombre al tramonto
di naufraghi perenni
su quegli scogli affranti
mai domi di speranza
scomparsi alla vista  all’alba
l’anima dispersa

*
Accorcia l’orizzonte
il passo che  rallenta
Ormai più non si migliora
e quando si ride / è umido tra le gambe               
-        Giovani lo si è sempre  -  si dice
 come un canto senza voce

*

Dicembre .Gelida è la pioggia
opaco il giorno. Il verso            
si rincantuccia in un angolo
a testa bassa , abbraccia le ginocchia
come un mendicante aspetta
l’alba / simulacro d’una promessa

*

CARAMBOLE

A occhi chiusi carambolo nello Spazio                
caracollo nel Tropico del Cancro          
inciampo nel pulviscolo del Cosmo

Precipito in un’altra galassia
di stelle e buchi neri invasa
gremita di metastasi e allucinazioni

Metempsicosi sul fondo
in un abbraccio accolgo il mondo
C’è un segno nel sogno


*
Apro gli occhi      il buio è totale
mi manca stanotte la luce rossa che scandisce le ore
il risuonare lieve    l’eterno presente
il sottile piacere    intermittente
frugale          istante

La ricerca           in affanno
d’una penna che non scrive
più non risuona nella notte
la meraviglia sapienziale


*
Galoppano le parole
di notte tra i sogni
sdrucciolano /  lasciano segni
i perché sul cuscino
Al mattino incombono artriti
sugli arti convulsi
rapiti da danze segrete

*

Eresia       /        provocazione            
la pretesa d’ un amore integrale
che vada oltre  l’età  /  e le rughe
il corpo   /   la fede matrimoniale
Un amore trascendente
che non tema il confine / e la morte.

Impediscono la luce le finestre chiuse
sottovuoto       /        in attesa
dell’apertura a strappo

*
alla signora CB

ho deciso / oggi mi sfratto da sola
scarico la zavorra dalla mia mongolfiera
e prendo il volo /           indocile
lascio il branco             m’inarco
la sento la brezza leggera del vento

taglio i fili del bucato
mi sporgo dal terrazzo      barcollo       
la testa pesa più del corpo
mi capovolgo
e finalmente               cado

senza più radici                  affondo                          
oggi non è giorno di lutto
nell’assenza del confine
divergenti sintonie
ossessione  d’ impotenza / è il paradosso

*    

Scalza vago di notte
nessun conforto
nessuna luce dentro
Troppe stanze in questa casa
scarpiere dietro le porte
ninnoli e scacciafantasmi
Sonnambula tormento lo spazio
ardo assetata
Lo sfioro con un bacio
e lui non mi saluta
-        O mio capitano!  -
Annego tra le buie onde
scivolo nella palude
affondo nei fondali del sogno
e mio malgrado risorgo
Lo sento   /   il battito del cuore
mentre m’afferro  alla prua del vascello
e riaffioro    
                                              
*

Strapparmi di dosso         vorrei
questa giornata di  pioggia battente
e tutto quel che resta attaccato alla pelle
l’umidore dell’aria
il rombo del tuono che irrompe
lo sgocciolìo dell’acqua nelle fogne
un fiume a cielo aperto scorre
sull’asfalto
Traffico intasato
un sottofondo disarmonico


*


Dalla specola d’ un verso
appunto  lo sguardo  al cielo

Nuvole    /    straniante  visione
forma cangiante della bellezza
ieratico silenzio in dissolvenza

Si lasciano e si perdono gli abbracci
come atroci lacerti


Nadia Chiaverini ,  vive e lavora a Pisa, è laureata in giurisprudenza  e  partecipa attivamente a circoli culturali,   manifestazioni letterarie e letture pubbliche. Affronta in poesia tematiche sociali che riflettono la complessità e le contraddizioni del  mondo contemporaneo.  Ha pubblicato varie raccolte di poesie, in ultimo “ Smarrimenti”  Helicon 2011  ;” I segreti dell’Universo “– CFR Edizioni 2014; “Poesia stregatta e altre visioni”_ Carmignani Editrice 2015. Suoi versi  con interventi critici  sono pubblicati ne I Quaderni dell’USSERO – Puntoeacapo  2013,  sul web e in riviste  .Sono altresì inseriti in numerose antologie,  tra cui : Keffiaeh – intelligenze per la pace , CFR Edizioni”; Homo eligens” deComporre edizioni 2014;” La tentazione di esistere”–2015  Limina mentis ; “Soglie”- Limina mentis 2016 ; “l’Impoetico mafioso. 105 poeti per la legalità” CFR Edizioni , “; Il ricatto del pane” CFR edizioni 2012 -  E’ presente in  antologie di poesia contro la violenza sulle donne :Unanimemente Ed Zona 2011 -  Cuore di Preda  2012 CFR edizioni , FIL ROUGE  CFR 2015 a cura di Antonella Barina e Loredana Magazzeni.
Un suo contributo dal titolo ” Radici ed ali “ è inserito ne “ Il Tempo del padre” AAVV a cura di Alessandro Ramberti FaraEditore 2015, libro nato dalla kermesse 26-28 giugno 2015 nel monastero camaldolese di Fonte Avellana  .Un  suo intervento, “ L’equilibrio e la scelta “, è stato pubblicato nell’antologia  “Uno scarto di valore a Bardolino “FaraEditore 2016. La silloge” Sconfinamenti “ è inserita in Austral Midi” Aletti editore 2016.  

Un suo intervento è pubblicato nel Quaderno del Centro Studi Cultura e Società di Torino del 18 giugno 2016 sul tema “Alla ricerca dello stato dell’Arte”. E’ presente nell’antologia poetica a tema IL PADRE  a cura di Nazario Pardini 2016,  in “Cento di questi sogni”- viaggio tra i generi letterari -a cura di P. Pardi MdS 2016 e in “Aspettando il premio Astrolabio” Ibiskos Ulivieri 2016. Come operatrice culturale promuove incontri su tematiche sociali e sulla questione femminile

2 commenti:

  1. Ringrazio ancora una volta Nazario Pardini per l’attenzione dedicata a “Notturni e ombre” parte I: Se con Poesia stregatta , attraverso la figura del gatto che appare e scompare, simbolo della poesia , si intravedeva il mistero della ricerca di senso, con questa nuova silloge l’ombra diventa una parte del percorso, una riconciliazione con le parti più nascoste di noi stessi, per riviverle e dare ad esse un significato nuovo e più completo, in una visione più armonica e olistica. E’ giunto il momento di rifiutarsi di convivere con la mancanza di ossigeno, con la rabbia, in una labirintica decadenza, e scegliere, abbracciare il mondo, immergere la mano nella bocca della verità, che perdura come la fiammella accesa di una candela.
    CONOSCI TE STESSO, per diventare integri , interi, abbracciare luci e ombre, recuperare risorse e energie, essere più tolleranti con gli altri.
    Pur confessando di aver cercato il significato di diverse parole usate dal Pardini, devo dire che questa recensione mi ha veramente emozionato, non tanto per un orgoglio velleitario e narcisistico , ma per una intima condivisione e corrispondenza .
    Per completezza di informazione, la silloge è stata recentemente inserita in “Gymnopedie, architetture e altre opere belle “- FaraEditore ,risultando tra i vincitori del concorso Pubblica con noi 2017.

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  2. Una nuova fase nel percorso poetico di Nadia, testimoniata da questa silloge in cui si confronta con i temi profondi dell'essere e con i misteri dell'esistenza. Una ricerca interiore in cui le ombre divengono protagoniste ed evocatrici dell'inquietudine esistenziale. Anche lo stile segue questa evoluzione; è divenuto sempre più essenziale ed ermetico, esprimendo con pienezza ed efficacia il senso profondo di queste liriche. Ritengo che questo sia il miglior lavoro, che Nadia abbia compiuto ad oggi e degno della splendida recensione del prof. Pardini. Un punto di svolta che segna senz'altro l'inizio di un nuovo corso!

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