mercoledì 17 aprile 2019

ALCYONE 2000, GUIDO MIANO EDITORE - MILANO

ALCYONE 2000, N° 12 - 2019
QUADERNI DI POESIA E DI STUDI LETTERARI.
GUIDO MIANO EDITORE - MILANO

INDICE

CONTRIBUTI LETTERARI, TESTIMONIANZE, LETTERE DI CONSENSO ESTETICO,
PAESAGGI DELL'ANIMA, PROFILI D'AUTORE, SILLOGI, ITINERARI DELLA POESIA CONTEMPORANEA


DALLA PAG. 5 della RIVISTA


LA POESIA OGGI DI NAZARIO PARDINI


Dove va la poesia oggi? Dove vanno i tentativi rivoluzionari, intenzionati a sradicare il vecchio per  il futuro del moderno? Esiste il nuovo? Il vecchio è veramente tale?  Oppure è ben saldo in questa baraonda di scritti senza capo né coda? In questa babilonica confusione epistemologica? C’è chi vuole ridurre l’arte del verso ad un semplice messaggio sociale; c’è chi le vuole assegnare una funzione soggettiva e autobiografica; chi realistica, tipo correlativo oggettivo di stampo eliotiano, o di anceschiana memoria; c’è chi stravede per il canto di intonazione panica, sostanziato da riferimenti bucolici a tramonti, albe, campagne, mareggiate per farne concretizzazioni di stadi emotivi (panismo esistenziale); c’è chi ricorre al minimalismo spersonalizzante; e chi ad un materialismo scusso senza traccia di una pur fragile eco di epigrammatico apporto. Insomma chi più ne ha più ne metta. Certo non è detto che lacerti di queste visioni non possano far parte di un insieme che costituisce il nocciolo della poetica cosiddetta tradizionale: il naturismo, il biografismo, il realismo, il memoriale, il pathos, l’oggettivismo comunicativo... Persino il gruppo dei minimalisti, il più reattivo, con l’impiego asettico del quotidiano ha intrapreso una strada familiare alla tradizione che da lì è partita per l’edenico mondo della  creatività. Senza  contare la NOE (nuova ontologia estetica) che, capitanata da Giorgio Linguaglossa, non ammette alcuna intrusione emotiva, memoriale, biografica nell’accostamento al verismo. Ma il fatto sta  che le tante sperimentazioni in atto non hanno né la forza né la sostanza per sostituire una poesia ben legata alla nostra tradizione; contaminata, magari, da una storia con le dovute personali attualizzazioni. E credo non sia male fare tesoro di echi, pur tenendo in considerazione le esigenze di una società che ci vuole presenti. Il nostro male, forse, è proprio il distacco da richiami che parlano di noi e delle nostre radici. Certo è veramente difficile raggruppare in indirizzi,  in correnti, un  così vario numero di scrittori il più delle volte senza una specifica continuità, senza un “monotono” stilema per dirla con Pavese. Se poi la poesia deve essere creazione ritmica della bellezza 1(E. A. Poe (1809-1840), pubblicate le sue Poesie nel 1831, nel saggio postumo Il principio poetico definisce la poesia “creazione ritmica della bellezza”, convinto che “il sentimento poetico si ottiene nell’unione tra poesia e musica, giacché nella musica, forse, l’anima raggiunge quasi interamente il grande fine per il quale, se ispirata da un sentimento poetico, essa lotta… per raggiunge la creazione della Bellezza Suprema…”), non è che le cose si semplifichino visto che oggigiorno c’è la mania di scrivere a comando, senza la cosiddetta ispirazione, come adempiere ad una funzione di routine, usuale, tipo mangiare, bere, camminare; e soprattutto senza un’adeguata preparazione sul linguismo, sulla architettura metrica, sullo studio del verbo e delle sue callidae iuncturae (giusta parola nel verso giusto), dato che la poesia ha bisogno di invenzioni che vadano oltre la sintassi canonica. Ma veniamo al sodo; facciamo qualche tentativo: minimalismo, esistenzialismo, poesia civile, materialismo naturalistico, misticismo spiritualistico, liricismo e antiliricismo, classicismo, modernismo, post-modernismo... Tendenze assai possibili se riferite a scrittori di un certo peso; a scrittori che con il loro bagaglio scritturale si sono creati una netta identità: secondo Antonio Spagnuolo: 2Scrivere di poesia, realizzare la vera poesia, creare un testo poetico che rimanga nel tempo e sia bene accetto ad ogni giudizio critico, presuppone un bagaglio culturale di tutto rispetto, una preparazione classica che non abbia lacune e che sia diuturnamente aggiornata, sia per letture di autori storicizzati, sia per ricerca nella immersione della scrittura. La poesia cessa di essere un discorso innocente, che destreggia fra versi approssimativi e frasi suggestive, per cui il godimento del lettore sembra essere ammaliato dal nulla, e diviene evidenza di musicalità nel segno dei significati e dei significanti, per rivelare un carattere suo proprio, al di fuori dell’artificio, nella propria invulnerabilità e nel riflesso di una innovazione sempre più penetrabile...”. Secondo Ninnj Di Stefano Busà: 3“... Si tratta di un’attività pseudocerebrale e linguistica che assolve questo compito, al quale si possono aggiungere la predisposizione, il sincretismo della parola, l’attenzione per l’arte del linguaggio, la fantasia, l’estro. In poesia, <la parola> attende la nuova ipotesi disvelativa della sua elaborazione, che le deriva dall’essere trascritta e trasmessa: l’input le giunge dal subconscio, l’appello alla chiamata, preposta a formularla, origina dall’intelligenza del cuore, che le permette di collocarsi in una sua particolarissima fisiognomica visione particolarmente gradita al poeta. L’inettitudine umana la colloca ai margini o la respinge, altre volte la rinnega, la contrasta, la svilisce, quanti atti d’ingratitudine si compiono a suo danno! Quanta intolleranza, quanto lesionismo e ignoranza è costretta a subire la poesia!...”. Secondo Giorgio Linguaglossa: 4“L’arte e la letteratura europea dagli anni Novanta del Novecento in poi, segnano una lenta e inarrestabile crisi della grande cultura novecentesca? Non so, può darsi. Il fatto indiscusso è che la poesia dell’ultima decade del Novecento sembra avviata in una inarrestabile deriva epigonica delle grandi direttrici della cultura novecentesca. Si profila una interminabile cultura epigonica, la crisi di identità di una cultura. Nel frattempo, nel 1989 crolla il muro di Berlino, scompare il limen con la divisione in due parti dell’Europa e dell’Italia (un fenomeno simile a quello del crollo di una diga). Ciò che in qualche modo contribuiva, almeno in Italia, a tenere in vita una visione critica è venuto meno, in più c’è stato l’esaurimento di un modello di sviluppo delle economie capitalistiche del mondo occidentale e la fine della prima Repubblica.». Secondo Alberto Mori: 5“... La possibilità contemporanea della poesia, si inscrive in due azioni fondamentali: il lavoro sui linguaggi e quello della testimonianza civile. La prima determina la sperimentazione attiva della realtà attraverso la continua messa in interazione della parola con le immagini, i suoni, la intermedialità e sinestesia dei sensi per poter essere di continuo stimolo e presenza sulla superficie comunicativa del mondo, la seconda deve essere un azione vigile ed intelligente sulla libertà dell’uomo, mettendo in luce la possibilità stessa di una delle sue essenze: porre gli uomini di fronte a sé stessi attraverso una visione di condivisione della natura dell’esistente, qualsiasi esso sia. Vi sono poi le traiettorie nello spazio e nel tempo che i testi tracciano attraverso i luoghi della memoria e questi passaggi sono importanti per la formazione e l’esercizio ininterrotto dello sguardo...”. Secondo Maria Grazia Ferraris: 6Mi chiedo meditando e dubitando: è possibile tenere le emozioni “fuori dalle righe”? Prova a rispondere Serena Siniscalco, quasi a commento, ne  La poesia innamora : "Vorrei parole, sol per me parole/ di nettare e d’ambrosia, sussurrate/da labbra dolci sapide di miele,/da disfiorar di mani, da carezze/ poi che essenziale linfa per sognare,/ come versiera, la poesia innamora...”. Coglie magistralmente la portata delle interpretazioni e la forza della radicalità delle affermazione il commento di Nazario Pardini, che sottolinea il tema proposto dalla De Luca: “La parola sta alla poesia come il colore al quadro”, ed incalza incisivamente: “È questo lo strumento primo del poeta: la parola. Lo ha chiarito con una proporzione calzante...”.  Secondo Paolo Ruffilli: 7“... La conoscenza poetica appartiene al mondo del singolare, dell’individuale, non è facilmente estensibile né generalizzabile. In fondo non mi pongo il problema di far partecipare l’altro, il lettore, al mio vissuto, ma solamente di manifestarlo, di pronunciarlo. Si può dire – paradossalmente – che non cerco l’empatia ad ogni costo e che forse questa neanche mi interessa. No, l’empatia non mi interessa. E la ragione è quella dichiarata di un interesse per la gnosi. Non scrivo poesia pensando al lettore o mosso dal desiderio di accattivarmelo. Il così detto pubblico non ha mai un gusto proprio...”.  Secondo Laura De Luca: 8“... Nella mentalità odierna, sono importanti le pubblicità televisive, vestiti all’ultima moda, parrucchieri, pedicure e quant’altro: l’esteriorità della persona, benessere. Nient’altro. Invece un Poeta non si adeguerà mai a tutte queste miserabili meschinità. È importante vestirsi dignitosamente, mangiare, presentarsi bene in ogni angolo del mondo, sì, è molto importante per tutti; ma un vero Poeta ha una dimensione diversa, nel suo cervello e nel suo cuore: mi permetterei quasi di dire “più vasta”. Tiene molto alla Vita, all’esteriorità, ma soprattutto ai sentimenti, alle sensazioni, alle ispirazioni che lo assalgono di continuo, di giorno e di notte...”. Mentre Marco Guzzi allarga il discorso ad una  visione gnoseologica, religiosa, umana, e sociale: 9“... Uno degli aspetti più inquietanti di questo tempo convulso e faticoso è la spaventosa confusione mentale in cui stiamo precipitando giorno dopo giorno, per cui risulta sempre più difficile non dico concordare su qualsiasi punto di discussione, ma perfino intenderci sui concetti basilari su cui impostare un qualunque discorso. Credo che la recente controversia nata dalla conversazione tra il Papa ed Eugenio Scalfari sul tema del primato della coscienza individuale mostri con chiarezza il livello di fraintendimento concettuale in cui continuiamo a comunicare. I due interlocutori infatti parlavano evidentemente di due cose del tutto diverse: uno si riferiva alla coscienza come sacrario ultimo dello spirito umano, come cioè spazio di ascolto della voce di Dio in noi, e l’altro intendeva invece quel mutevolissimo discorso interiore dell’individuo, che il più delle volte legittima tutti i nostri più grossolani errori...”. E Paolo Polvani: 10“... Ho sempre pensato che la poesia, e l'arte in generale, svolgano a livello sociale quella che a livello individuale è la funzione del sogno: libera pulsioni segrete, svela ciò che è razionalmente inconoscibile, scarica tensioni, è specchio non solo di paure, angosce, terrori, degli incubi che salgono dalla nostra società e dal nostro mondo, ma anche di desideri, tensioni, traguardi, felicità. È immaginabile una società senza musica, teatro, cinema, letteratura, arti figurative, poesia, danza?...”.
E si potrebbe continuare all’infinito. Io penso comunque che per una classificazione giusta e filologicamente accettabile debba passare del tempo, affinché la storia stessa ci dica la sua su una eventuale antologizzazione dei diversi scrittori. Le cose hanno bisogno di riposare, come gli stessi intendimenti dei critici; solo dopo una dovuta maturazione potremo assegnare delle giuste collocazioni. Se volete sapere la  mia, l’ho espressa più volte; riporto quello che ebbi a dire in una intervista propostami da Lorenzo Spurio nel lontano 2012, e successivamente da Liliana Porro Andriuoli per  “BOMBA CARTA”: 11“... A cosa mi sono rifatto? Alle memorie di quella cultura assorbita al liceo, e decantata nell’anima fino a farsi attuale, esistenziale, autobiografica, e decisa ad uscire a nuova vita. Mi sono rifatto alla mia storia, alla realtà di ieri e di oggi, aiutato da una natura fattasi simbolo coi suoi squarci di luce, colle sue corse di dune e ginestre, con le sue fughe e i suoi ritorni, coi suoi profumi e le sue ombre, a concretizzare segmenti d’anima. Lèucade riguarda il mio credo poetico. Che cosa sia la poesia è certamente uno degli interrogativi più annosi della storia dell’uomo. La sola certezza comunque è che necessita, volenti o nolenti, di realtà individuali, di singole esperienze, di vicissitudini ed emozioni personali, per aprirsi dal memoriale all’immaginario, dalla vita al gran senso. E questo volume (Alla volta di Lèucade) credo trovi la sua compattezza partendo dal sapore della realtà, da ciò che conserva di primitivo per ampliarsi sempre più verso prospettive di largo respiro, tese a farci aspirare a qualcosa che svincoli, sleghi. E si fanno avanti il sogno, la fantasia, l’immaginario che non riescono comunque mai a liberarsi del tutto dal bagaglio del memoriale che ci portiamo dietro sempre più vago e nostalgico, ma vera vita, vita che resta, filtrata dal tempo, scampata e per questo degna di esistere in noi nel bene e nel male. E quello che ci tormenta è proprio il pensiero del suo destino. Chi lo affida ad una fede religiosa, chi al puro sogno, chi ad una fede poetica e chi laicamente ad un’isola quale potrebbe essere quella di Lèucade, tentativo foscoliano come terapia al morbo del dubbio. E Lèucade rappresenta la purezza laica, la bellezza, l’isola dell’equilibrio classico, della realizzazione del supremo su questa nostra problematica terra; il tentativo di elevarci laicamente al sapore del durevole. È Ulisse che riprende la sua navigazione: “Ancora salperemo / oltre colonne, questa volta mitiche / d’impedimento ai sogni. Là più lucido / e più eguale all’eterno sarà il liquido / dell’Oceano aperto” (Alla volta di Lèucade: Il ritorno di Ulisse, vv 43-47)...”. E credo fermamente che il tentativo di rivoluzionare il canto con sperimentazioni di prosastica positura sia il modo peggiore di rinnovare, dacché esso pretende sentimento, musica, immagine, sogno, fantasia, e ritmo; non può il verso permettersi di andare a capo quando vuole. Ci sono certamente dei bei 12libri da leggere atti a informare, formare, acculturare; a raffinare le conoscenze soprattutto per chi pensa di avere assodato la sua formazione artistica.
Nazario Pardini

___________________________________________________
1 Sandro Guarneri: Poesia e poetica. ETS. 1996
2 Nazario Pardini: Lettura di testi di autori contemporanei vol. III, The Writer, 2019, pp. 19-20
3 Ivi, pp. 21-22
4 Ivi, pp. 24-26
5 Ivi, pp. 32-33
6 Ivi, pp. 33-36
7 Ivi, pp. 36-37
8 Ivi, pp. 41-43
9 Ivi, pp. 48-55
10 Ivi, pp. 68-72
11 Nazario Pardini: Lettura di testi di autori contemporanei, vol. I, The Writer, 2014, pp. 647-655
12 Mario Biondi: Critica e biografia, Fara Editore, 1997; Sandro Guarneri: Poesia e poetica, ETS, 1996; G. Bàrberi Squarotti: La cultura e la poesia in Italia del dopoguerra, Universale Cappelli, 1968; Nazario Pardini: Lettura di testi di autori contemporanei, vol. I e III, 2014 e 2019; G. Mazzoni: La poesia moderna, Il Mulino, 2005.

Nessun commento:

Posta un commento