venerdì 19 aprile 2019

L. GUERRIERI, R. MESTRONE E LE PLEIADI


Buonasera, Professore; oggi in Pleiadi  abbiamo fissato in alto questa sua poesia con commento dell'amico  Roberto Mestrone ; è un commento che, mi ha detto, risale  a qualche anno fa, ma per me e per  molti di noi è nuovo. Poi  il nostro Rodolfo Vettor, che è impagabile per la sua voce, la sua bravura e per la sua gentilezza,  mi ha fatto arrivare  la lettura e le mando il link sperando che  si senta bene . Ci sono altre persone interessate a scrivere un commento; ho chiesto di postarlo il martedì per dare spazio anche ad altre proposte come quella del nostro Federico Cinti che  dopo il distico elegiaco ci proporrà  il sistema asclepiadeo sul quale stiamo lavorando insieme per  vedere di dare qualche informazione chiara senza strafare.  Metto un  piccolo cappello qua sotto . BUONA PASQUA da  parte di tutte le Pleiadi. Un abbraccio  particolare da me
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Rispondendo alla  mia proposta di  approfondire nel gruppo  " Le Pleiadi "la conoscenza della poesia di Nazario Pardini, oggi  il poeta ed amico Roberto Mestrone ha postato il proprio commento a questa stupenda poesia  che Rodolfo Vettor ha desiderato leggere per noi .

QUALCOSA SU ...NAZARIO PARDINI
OLTRE QUEL MURO
La notte
ai flebili lumi
e fra le stelle
belle le mie anime
sul prato al cimitero;
all’ora tarda,
quando i viventi
sono nei giacigli,
s’incontrano tra i tigli
ed i cipressi.
Escono dai marmi freddi
sulla loro terra
e tra l’odore di cera
e il fumo della notte,
tra l’esalare di rose,
di gigli ed orchidee,
parlano di affetti e di ricordi
ai bordi dei sepolcri;
li puoi vedere:
ecco mio padre con mia madre
ed ecco mio fratello
che sorridente
per l’agognato arrivo
vola di gioia.
Restano le anime
fino a notte fonda,
non odi parole di spiriti,
ma vedi l’aria che vibra,
l’aria che tocca le fronde,
le lievi foglie
alle soglie dei sepolcri.
La vita, la morte,
le corte strade,
le rade immagini dei viventi,
gli spenti visi del passato:
tutto è beato ora.
Il regno dei morti
vive di nuovo,
sorge alla penombra
e si anima nel tardi;
se guardi sotto l’ombre
dei cipressi,
i tramonti attendono l’oscuro,
il puro regno
oltre quel muro
dei nostri cimiteri.
(Da I simboli del mito, Pomezia 2013)
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La pittura è una poesia muta, e la poesia è una pittura cieca.
Leonardo da Vinci, Trattato della pittura.
Böklin, col suo Toteninsel, ci ha accompagnato accanto ai cipressi di Foscolo e sulle sponde dell'Acheronte dantesco. Tra le pieghe impassibili di rocce granitiche abbiamo lambito il silenzio della morte e sopra le acque scure si è socchiuso, al nostro sguardo, il ciglio del mondo che pulsa oltre la vita.
Ma un dipinto non dà voce al pianeta dei defunti.
La pittura è una poesia che si vede e non si sente, un'armonia di immagini e sensazioni senza suoni che ci diletta col sortilegio di colori ed ombre sapientemente impressi sulla tela. Solo gli occhi ne traggono godimento.
Nazario Pardini ha restituito la parola ad un quadro ammutolito dalle cupe tinte dell'oblio, dando respiro a una Natura soffocata dal pennello esiziale del Nulla, eterno carnefice di ataviche nostalgie.
E si assiste all'incontro degli spenti visi del passato con le rade immagini dei viventi, tra l'odore di cera e il fumo della notte.
L'aria che vibra, l’aria che tocca le fronde, giunge al cuore accompagnata da versi lievi e carezzevoli come raggi celesti. E il petto si inonda di gioia.
Oltre quel muro è la cronaca di un idillio che coniuga passato e presente, illusioni e certezze, realtà e fantasia; si intrecciano e si fondono fronde verdi con il sorriso dei cari estinti, compagni dei sogni e complici delle tenebre.
Sorretto da affetti e ricordi il regno dei morti vive di nuovo, sorge alla penombra e si anima nel tardi, come fiore raro che rinserra i petali al sole e sboccia a notte fonda.
Tutto è beato, sul limitare dei sepolcri.
E tra le pietre sbocciano rose, gigli ed orchidee, sotto i cipressi risplende il tramonto, sul mare immobile verdeggia il tappeto di un prato.
La Poesia è una pittura cieca, ma chi la sa nutrire di fulgido amore e di calde speranze inonda il buio di luce, dipingendo con i versi le sponde di un Lebensinsel ai confini del puro regno, oltre quel muro dei nostri sentimenti. 

Roberto Mestrone




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