mercoledì 14 agosto 2019

MARIA RIZZI LEGGE: "SOGNATORE VOLANTE" DI FRANCO VETRANO


IL SOGNATORE  VOLANTE

Maria Rizzi,
collaboratrice di Lèucade

Franco Vetrano con la Silloge “Il sognatore volante - Dibuono Edizioni- , segna una tappa importante, dopo le Raccolte precedenti: “Con il cuore negli occhi” e “Cento emozioni”.
L’Opera, infatti, scuote le fronde dell’anima del lettore sin dall’introduzione dell’Autore stesso, che sottolinea quanto sia ‘strano’ e amaro pubblicare con la Casa Editrice Dibuono senza il suo fondatore Claudio, che ho avuto l’onore di conoscere e che, ha lasciato ai figli il testimone di due collaborazioni con il nostro Circolo: quella con il Premio “Voci” Città di Roma e quello con il loro prestigioso Concorso ‘La Pulce Letteraria’.
La prima poesia della Silloge è dedicata “A Claudio” e non posso astenermi dal citarla:

“Voglio spiccare il volo
con le ali d’acciaio,
vestirmi d’infinito
perché devo cercarti,
abbracciare le nubi
avendo la certezza
di stringere l’amico
che il cielo mi indicava”.

Franco, si ritiene, per eccesso di umiltà, ‘artigiano dei versi’ e il destino vuole che si definisse in modo simile –‘l’operaio dei sogni’, un gigante  come Pier Paolo Pasolini.
Il volo, in tutte le sue accezioni, sembra proprio il filo conduttore di questo lavoro. Volo inteso come sogno di una vita, scolpita a misura del cielo, volo inteso come verticalità, tensione verso l’alto:

“Quanti giorni passati
con le braccia levate,
verso il cielo protese
a scolpire le nuvole”. – “Braccia levate”


L’ Autore sembra più vicino alle nuvole, al loro navigare mutando forma, che alla terra, che troppo spesso celebra ‘la vittoria degli egoismi / e il morire dell’umanità’.
L’amore per la natura - madre - benigna- in molti affreschi salta agli occhi del lettore, a volte in una sorta di atmosfera onirica, che non tange, anzi rafforza le caratteristiche di Franco Vetrano Poeta dell’Uomo.
Egli ci sollecita, infatti, anche in questo testo, a posare lo sguardo sugli elementi e i sentimenti ‘elementari’. E la sua visione del tempo che attraversiamo e ci attraversa, delle storie quotidiane, lungi dall’essere estatica e visionaria, si configura come una valorizzazione dell’esistenza come dovrebbe essere:

“Cerco invece di parlare
nei miei versi d’artigiano
dei misteri dell’immenso
e trovare per magia
dentro un verso l’universo”

L’universo, a misura d’uomo, si rimpicciolisce, si umanizza e può essere contenuto in un solo verso… quale incanto… e quale dimostrazione che tutto viene ricondotto alle dimensioni ‘elementari’.
I versi sono privi di artifici semantici, di virtuosismi a effetto. L’aggettivo ‘elementare’ lo intendo proprio come modo di scrittura reso trasparente come acqua di fonte, accessibile al maggior numero di persone, sia come tematiche, sia nell’aspetto stilistico. Eppure nulla viene tolto al lirismo autentico, ispirato, alle immagini che rubano l’anima, alla capacità espressiva di un Poeta che sceglie la sintesi, ovvero la difficoltà di dire tutto anche solo in sei versi.
L’artigiano dei sogni ci trascina nel suo ‘universo chiuso in un verso’ e trova accenti memorabili, lascia affiorare il pacato disincanto dell’Uomo che abita la vita e la sa misurare con i cinque sensi, ma che non si concede
vacanze dai sentimenti forti, non perde mai il contatto con i sogni.
Una Silloge, quella di Franco, nella quale crepita la luce romantica, dolorosa, a tratti densa di saudade dell’Uomo - Poeta dei nostri giorni.
                              
Maria Rizzi
         




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