L’ultima fatica
letteraria di Maria Rizzi, “L’arcobeleno nelle pozzanghere” è un giallo che
avvince fin dalle prime righe, perché dietro la penna e gli occhi dell’autrice
che inquadrano a tutto tondo, scrutano, riflettono sulle varie situazioni e
circostanze dei protagonisti e delle varie comparse, ci sono i giudizi, le
staffilate, la morale giudicante, la radiografia sociologica sulla vita attuale
dove il potere assoluto è rappresentato dal denaro che bisogna avere a
qualsiasi costo, anche infrangendo in modo animalesco e orribile la legge.
L’autrice scrive spesso per immagini che rendono vivi i personaggi, ben
rappresentati psicologicamente, per rivelarne i sentimenti nella loro peculiare
essenza, riuscendo spesso a penetrare a fondo negli abissi delle loro
coscienze. Spesso attinge alla sua biografia (presumo) con la mediazione della
finzione romanzesca. La prosa è semplice, tradizionale, anche se a volte eccede
in clichè precostituiti, dosando, comunque, indizi e colpi di scena in modo
magistrale.
Maria Rizzi si dimostra
un’abile tessitrice di trame e ha la capacità di riuscire a mostrare al lettore
solo ciò che vuole, in un gioco di immagini riflesse da specchi ingannevoli,
tanto da far apparire le immagini stesse
diverse da quello che sembrano, ma, al tempo stesso, ti rapiscono in un
coinvolgimento integrale, così da renderti partecipe a costruire, insieme alla
squadra di polizia, il mosaico della verità e a rendere quasi impossibile il
distacco dalla poderosa lettura. In pratica è come se dialogasse con il
lettore, perché parla della realtà odierna del mondo che ci circonda,
osservando, scandagliando e giudicando tutto ciò che capita sotto il suo
sguardo attento e ricettivo, ma soprattutto libero e illuminante.
Un’altra forza
narrativa sta nei suoi incipit fulminanti che pescano nei detti antichi, nei
proverbi popolari, nelle metafore filosofiche del nostro inconscio e delle
nostre fobie, risultando a volte colme di poetica liricità:
«Il sesso e i soldi sono le scarpe
che adoperiamo per camminare nella vita.» PAG. 11
Piangere insieme, per una coppia, è il respiro dell’uno che muore nella
gola dell’altra. PAG.13
«L’adolescenza è un dono e una malattia esantematica, la si subisce mentre
si sfiora la vita… in attesa di morderla. Solo crescendo si capisce che
rappresentava un surrogato dell’eden». PAG. 26
Il sole sta calando lentamente, annientando l’azzurro del cielo per
saturarlo di colori straordinari, all’oro fino al porpora, passando per la
gamma dei rossi, dei rosa e dei verdi più delicati. Scurisce anche gli alberi,
li manda a dormire. PAG. 27
«Il male non sa di essere il male finché qualcuno non gli strappa la
maschera del bene». PAG.37
Purtroppo troppi individui temono la verità e la giustizia e scelgono di
vestire l’indifferenza. PAG. 42
È terribile rendersi conto di come l’orrore possa avere il sopravvento
sulla capacità di ragionare, dilagando simile a un gas velenoso fino a
impossessarsi di ogni angolo dell’organismo. PAG. 57
«… trattenete a lungo ogni boccone, fatelo danzare sulla lingua, vedrete
che sarà carezza per il palato, schiuderà la gola… diventerà poesia». PAG.
74
“…perdere alcune cose fa diventare più forti: le cattive
abitudini, il grasso superfluo, le conoscenze inutili. Ma se perdiamo i sogni,
che sono state le stampelle di sempre, diveniamo irriconoscibili, deboli,
tristi”. PAG. 104
La povertà di certi Paesi è scandalosa. E lo scandalo diviene
insopportabile quando si prende coscienza che le situazioni di miseria sono il
risultato della libertà di individui e nazioni pervertite nei comportamenti di
indifferenza e di esclusione. PAG. 112
“…quando tira il soffio del male assoluto le orecchie
rimbombano e non ci si può fare niente, solo seguire la direzione del vento”. PAG.
128
“… forse la memoria è l’unico pozzo dal quale distillare
linfa vitale per affrontare l’oggi e il futuro. PAG. 135
“…Se le parole possono essere chiavi, certi silenzi
somigliano a dei grimaldelli. Spaccano i timpani, uccidono le resistenze.” PAG.
144
«Il vento della notte è un ladro. Ruba i respiri, le carezze, e li
disperde lungo sentieri evanescenti». PAG. 149
«Sulla bilancia del tempo l’odio sta pesando troppo, ma per fortuna
resiste l’amore» PAG. 151
«Forse crediamo di aver nostalgia di un luogo, mentre abbiamo nostalgia
del tempo vissuto in quel posto quando eravamo bambini e adolescenti. Il tempo
ci inganna sotto la maschera dello spazio; facendo il viaggio, e tornando
nell’isola della memoria, ci accorgiamo dell’imbroglio». PAG.171
“Crescere insieme significa rinunciare alla pretesa di
capire tutto, e lasciarsi andare alla deriva lungo i vorticosi torrenti
dell’irrazionalità.” PAG. 189
“I territori della memoria li ho rivisitati, si sono
addormentati. Tacciono dolcemente. Credo sia arrivato il momento di abitare il
presente per dare senso a ogni domani.” PAG. 196
Ho citato solo alcuni di questi camei meditativi, gli altri li lascio alla
scoperta dei lettori attenti che si immergeranno in questo piacevole
“arcobaleno”.
Massimo
Chiacchiararelli
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