domenica 25 maggio 2014

NINNJ DI STEFANO BUSA' SU "OLTRE QUEL MURO", DI N. PARDINI




LETTURA DI NINNJ DI STEFANO BUSA'
COLLABORATRICE DI LEUCADE


Ninnj Di Stefano Busà, collaboratrice di Lèucade


Sul limite dei sepolcri tutto si compie: presente e passato s’intersecano, hanno strani bagliori, fulgidissima luce eterna, le spore di tenebra che ascoltano il silenzio dell’Ade. Quel lunghissimo e sereno sorriso metafisico che rende complici la natura, la vita; di un suo estremo peregrinare chiude le porte alla morte, ma le spalanca al sogno: dalla penombra rinserra i nostri defunti, proiettandoli oltre l’immaginario, oltre il limite del vero e del falso, della verità e della gloria…e pare che il sogno vibri ancora della ns. speranza futura, del ns. paradiso perduto coniugando il linguaggio dei sensi che, foscolianamente, s’intersecano coi morti, con le memorie sospese a mezz’aria, come un canto immortale che s’illumina dei nostri sensibili e fragili canti e le inonda di un fantomatico crescendo in progress, di una vita nova che la penna di Dante ha trattato così bene nella sua Divina Commedia, e proprio come lui ne viviamo le immagini, trasfondendo nel buio della notte dei tempi le ns. vanaglorie.
Oltre quel muro il ns. regno di latta nutre tutto ciò che si rianima e vive con noi nell’eternità di un solo fulgido mattino di sole…
La poesia di Pardini è diventata un celestiale canto che ha il privilegio di restituirci i “Fiori del male” di Baudelaire, o i Sepolcri di Foscolo in formato moderno, una sorta di rivisitazione neoclassica che la dice lunga sull’autorevolezza architettonica e letteraria di questo grande poeta moderno. Auguri e, tante altre occasioni come questa, di renderci godibili e pregnanti i tuoi versi, che sbocciano come fiori notturni dall’intimità con fulgide stelle…

                            Ninnj Di Stefano Busà 


Oltre quel muro

La notte
ai flebili lumi
e fra le stelle
belle le mie anime
sul prato al cimitero;
all’ora tarda,
quando i viventi
sono nei giacigli,
s’incontrano tra i tigli
ed i cipressi.
Escono dai marmi freddi
sulla loro terra
e tra l’odore di cera
e il fumo della notte,
tra l’esalare di rose,
di gigli ed orchidee,
parlano di affetti e di ricordi
ai bordi dei sepolcri;
li puoi vedere:
ecco mio padre con mia madre
ed ecco mio fratello
che sorridente
per l’agognato arrivo
vola di gioia.

Restano le anime
fino a notte fonda,
non odi parole di spiriti,
ma vedi l’aria che vibra,
l’aria che tocca le fronde,
le lievi foglie                                               
alle soglie dei sepolcri.
La vita, la morte,
le corte strade,
le rade immagini dei viventi,
gli spenti visi del passato:
tutto è beato ora.

Il regno dei morti
vive di nuovo,
sorge alla penombra
e si anima nel tardi;
se guardi sotto l’ombre
dei cipressi,
i tramonti attendono l’oscuro,
il puro regno
oltre quel muro
dei nostri cimiteri.










2 commenti:

  1. Bello immaginarli così... riempie il cuore e sgrava l'anima dall'ansia della loro assenza.

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  2. Poesia fantastica in tutti i versanti; per l'alta estrosità artistica, per il linguaggio non certo elaborato ed astruso ma limpido, immediato e armonico pur misurato e profondo, per la tematica inconsueta e, volendo andare oltre il significato verbale, per quell'amore smisurato e ancora intatto che perdura oltre il nostro tempo terreno verso i propri cari dipartiti. Più che toccante quel verso: " ed ecco mio fratello che sorride per l'agognato arrivo vola di gioia". Con questo elaborato il Prof. Pardini, da par suo, ci ha esternato, oltre a quanto sopra, cosè la ( vera )poesia. Pasqualino Cinnirella

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