mercoledì 1 giugno 2016

GIUSY FRISINA: "VISIONE GRECA"

Giusy Frisina collaboratrice di Lèucade

VISIONE GRECA

Luna d’oro sul blu
Jonico imbrunire
Moneta inestimabile
Da non dimenticare


Vedo   
 L’alba d’oro che si accende
Sulla fiaccola attenta dei miei occhi
Olimpiade sognata sulle strade d’Oriente,
Tu antico padre dalle spalle larghe,
Tu risvegliami sul teatro del cosmo
aperto  all’entusiasmo delle stelle -
Solo per me e solo per chi insegue
L’armonia antica nelle notti scure
 Solo per chi -  leonessa di Micene -
Attende quella luce e non si stanca
Tu aprimi le porte dei ghiacciai

 Vedo  
Un giorno puro ed  assolato
Immerso dentro la città  svenduta
Sui muri di cemento senza nome
Che pure  abbraccia i profughi pietosa
 E annida  fiabe di vecchi e di bambini
Nelle pagine nude dei condomini
E  salva sulle colline la sua Storia

Vedo     
Il mare brillare eterno nel denso pomeriggio
Nell’azzurra stregata primavera
Dove ogni cosa è ferma o in movimento
In estasi o in tormento
Secondo come la guardi


Vedo    
il papavero e la pietra
Contendersi la gloria
In  silenzioso dialogo nel verde
Sull’abissale  inquieta rotta  del  tempo
Ora rimasto a trattenere il fiato
Per questa strana luce che lo avvolge
Ma senza più aspettare una risposta
Se la domanda può bastare a se stessa

Vedo  
La vita che s’inebria del suo cielo
Mentre divento farfalla dalla mente quantica
Che entra dalle finestre e resta fuori
Per poter contemplare la bellezza
Delle alte colonne del tempio
Come del filo d’erba e della brezza

Vedo
Le  commosse lanterne  della Plata
Sospese nell’incanto del tramonto
Dipinto sull’Acropoli
Che di colpo s’illumina di giallo
Lottando con la notte che ora scende
Sulla cima di una memoria remota
Nascosta solo dagli alberi


Vedo  
L’agorà che si alza all’improvviso
Più dolcemente sull’ orlo della sera
E tu sali solenne magistrato
Saggio  filosofo – poeta - visionario
Su per le strade polverose e bianche
Di una città salvata solamente
Dal grande desiderio di rinascere
E chiami  Atena e arriva  Poseidone
Dalle vele sul  mare che ritorna

 Vedo
Che non sono più chi sono
Quando ritrovo le mie radici in un  mondo
Cancellato da secoli
E non so più se arrivo o sto partendo
Se la danza delle Tìadi  sul Parnaso
Sia sacra a Dioniso e cara anche ad Apollo
E l’uno vada ancora verso l’altro
Nel sacro cerchio dell’eterno ritorno

E vago
Ancora là dove mi appare
La scintilla più viva della mente
E penso ancora a te
Che non dici più niente
Nel silenzio che ora mi risponde
E sarà nulla e resta solo il dubbio
Eppure volo anche se resto a terra
Più umana e più divina finalmente
Con sullo sfondo il volto della Sfinge
Che chi sa come ci  sorride sempre


Giusy Frisina


















2 commenti:

  1. E sì che la parola arriva, certo che a te arriva dal fascino della visione, quella forse riservata a chi percorre una via che è come un cammino di catarsi. La passione dei tuoi versi dice di contemplazione, di un crescendo di visioni forti, di un instancabile vagare e di un cercarsi aspirando, nonostante il dubbio, alla luce e alla riscoperta di quelle radici mai perdute.
    Sì, è proprio attenta la “fiaccola olimpica” dei tuoi occhi e nulla vuole che le sfugga nel cielo della vita: né armonia antica o bellezza né fiabe e memorie o incanti di natura né lotte o pietà né sogni, estasi o tormenti. E mentre “vede”, il tedoforo invoca l’antico padre, gli chiede un risveglio che è come un invito a teatro per uno spettacolo di meraviglia.
    Pare proprio di averlo negli occhi infine quel Saggio che incede solenne e sale nell’attraversare le strade della sua Atene che ad ogni costo desidera rinascere, mentre si è come ammaliati dalle divine apparizioni e sacre danze sul Parnaso, dalla presenza della “scintilla più viva della mente”, dal silenzio e dal volto ognora sorridente della Sfinge.
    M.Rosa Grillo

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    1. Cara Maria Rosa, grazie del tuo commento. E' difficile uscire da quell'immagine per tornare all'apparente realtà , sarebbe bene anzi portarsela sempre dentro, specie nei momenti bui. Anche perché la Grecia siamo noi, in molti sensi, e guai a dimenticarcene. Un abbraccio

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