Valeria
Massari: Abbraccio della sera.
Youcanprint. Tricase (LE). Pag. 56
Si
spegne il giorno
negli
ultimi battiti della sera.
Si è
spenta così la tua vita
negli
ultimi battiti del cuore.
Un
abbraccio, uno sguardo,
un
ultimo bagliore di luce.
L’Amore
è rimasto.
Iniziare
da questa poesia incipitaria con valenza eponima significa andare a fondo fin
da subito nella profondità più intima di questa plaquette dai risvolti
ontologici. Un canto alla Madre; un’elegia sentita e di corposa pluralità ai ricordi
che fioriscono con accoramenti sottrattivi. L’abbraccio
della sera, il titolo. Un titolo che con il suo significato estremamente
simbolico rappresenta una vicenda, una storia, tanti momenti di un’esistenza
legati ai turbamenti di un ego nel corso del suo esser-ci: terrenità, saudade,
memoriale, Eros e Thanatos, inquietudine e solitudine. Tanti ingredienti che si
stratificano col passare degli anni, e che formano un succedersi di accidents
vissuti e rivissuti. Ma sembra che l’Amore vinca su tutte le altre
vicissitudini; quello è destinato a restare in barba alle sottrazioni del
destino. Un amore grande come il mare; esteso come orizzonti senza fine;
mutevole di momento in momento, indecifrabile profondità, incantevole
trasparenza:
Come
il mare è il tuo amore.
Mutevole,
di
momento in momento.
Placide
bonacce,
improvvise
tempeste.
(…)
E
la tua voce è mormorio costante,
fragore
furente.
Eco
distante. (Come il mare).
Vicinanze,
lontananze, voli verso sfere celesti, ritorni verso porti di attesa, verso abbracci
materni di rara intimità emotiva:
(…)
Riascolto
le tue parole, Mamma:
“Ti
voglio bene”.
E,
ancora, ti rispondo:
“Anch’io”
e
la tua mano sento
che
m’accompagna. (Attesa).
Tappe
che riescono con la loro fecondità a riattivare momenti corposi di immagini
calde e urgenti.
Ma
anche portatrici di sconforti per assenze incolmabili:
(…)
Così
si esauriscono i giorni,
così
si consumano le notti,
senza
te, Mamma. (A te che mi ascolti).
D’altronde
questa nostra permanenza è breve e precaria; momentanea e fuggitiva: i giorni
passano in un batter d’occhio, e il tempo per le grandi emozioni è breve, anche
se vorremmo portarlo con noi oltre il guado.
Questo
il motivo centrale della silloge: ripercorrere il tempo.
Reticoli
di lontananze
soffocano
il mio pensiero.
La
vita si apre a bivio,
al
centro è il vuoto.
Improvviso
distacco
dal
quotidiano,
non
senso.
Il
cuore batte forte. (Improvviso).
Si
fanno avanti fiori, prati che cantano l’estate, felicità, sorrisi, sogni che
prendono alla gola e che si traducono in contaminante poesia:
(…)
Ti
rivedo,
tra
le mani i fiori raccolti
nel
prato che canta l’estate.
(…)
Sei
un sogno che mi prende,
estrema
dolcezza svanita
che
non si ripeterà. (Mi appari).
Uno
slancio verso l’oltre, verso la ricerca di un sé che si è sperso
quando
il tempo, per me,
non
avrà più spazi né cose.
(…)
Ricordami
chi sono
quando
i volti,
per
me, saranno maschere bianche.
Allora,
se mi vuoi bene,
ricordami
chi sono . (Ricordami chi sono).
Sperdimenti,
naufragi in mari colmi di azzurro, richiesta di aiuto nella ricerca di un sé sperdutosi fra voci smarrite e stanche. Forse potrebbe calmare il dolore un
ponte di onirica potenza fra la terra e il cielo:
(…)
Un’ala
gentile
che
ripara come velo.
Un
ponte
tra
la terra ed il cielo. (Mamma).
Quel
ponte che l’Autrice vede nella figura della persona amata; una scala fatta di
gradini atti a toccare le vertigini dell’amore per la persona perduta, la
Madre, che con il suo potere attrattivo si fa organicità e compattezza della
silloge.
E la Massari continua in questo cammino
fortemente interiore fra malattie, silenzi, incontri, sostegni, sorrisi lievi e
mani leggere. Fino alla Sofferenza
del padre; alla ricerca di un senso nella vita che più senso non ha:
(…)
Questi
i tuoi giorni,
queste
le tue notti,
questa,
ora, la tua vita
senza
Margherita. (Sofferenza a papà).
Fino
alla chiusura del “poema” nel segno della quietudine; di una Visione che come un sogno, un ricordo fa
tremare il cuore:
Vedo
una strada,
bianca
di sole,
di
viole profumata.
E
la tua voce sento
che
la brezza accarezza.
(…)
Ti
vivo come un sogno,
un
ricordo
che
fa tremare il cuore. (Visione).
Sono
la luce, i ricami delle viole, le carezze della brezza ad addolcire, alla fine,
una vicenda che va oltre il percorso di melanconico abbandono. D’altronde è
così che chiude la Poetessa nella sua postfazione: “Queste pagine sono il mio
abbraccio per te, ora. Ovunque tu sia, ne sono certa, ti raggiungerò".
Nazario
Pardini
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