lunedì 20 giugno 2016

N. PARDINI: LETTURA DI "ABBRACCIO DELLA SERA" DI VALERIA MASSARI




Valeria Massari: Abbraccio della sera. Youcanprint. Tricase (LE). Pag. 56


Si spegne il giorno
negli ultimi battiti della sera.

Si è spenta così la tua vita
negli ultimi battiti del cuore.

Un abbraccio, uno sguardo,
un ultimo bagliore di luce.

L’Amore è rimasto.

Iniziare da questa poesia incipitaria con valenza eponima significa andare a fondo fin da subito nella profondità più intima di questa plaquette dai risvolti ontologici. Un canto alla Madre; un’elegia sentita e di corposa pluralità ai ricordi che fioriscono con accoramenti sottrattivi. L’abbraccio della sera, il titolo. Un titolo che con il suo significato estremamente simbolico rappresenta una vicenda, una storia, tanti momenti di un’esistenza legati ai turbamenti di un ego nel corso del suo esser-ci: terrenità, saudade, memoriale, Eros e Thanatos, inquietudine e solitudine. Tanti ingredienti che si stratificano col passare degli anni, e che formano un succedersi di accidents vissuti e rivissuti. Ma sembra che l’Amore vinca su tutte le altre vicissitudini; quello è destinato a restare in barba alle sottrazioni del destino. Un amore grande come il mare; esteso come orizzonti senza fine; mutevole di momento in momento, indecifrabile profondità, incantevole trasparenza:

Come il mare è il tuo amore.
Mutevole,
di momento in momento.

Placide bonacce,
improvvise tempeste.

(…)

E la tua voce è mormorio costante,
fragore furente.
Eco distante. (Come il mare).

Vicinanze, lontananze, voli verso sfere celesti, ritorni verso porti di attesa, verso abbracci materni di rara intimità emotiva:

(…)
Riascolto le tue parole, Mamma:
“Ti voglio bene”.

E, ancora, ti rispondo:
“Anch’io”

e la tua mano sento
che m’accompagna. (Attesa).

Tappe che riescono con la loro fecondità a riattivare momenti corposi di immagini calde e urgenti.
Ma anche portatrici di sconforti per assenze incolmabili:

(…)
Così si esauriscono i giorni,
così si consumano le notti,
senza te, Mamma. (A te che mi ascolti).

D’altronde questa nostra permanenza è breve e precaria; momentanea e fuggitiva: i giorni passano in un batter d’occhio, e il tempo per le grandi emozioni è breve, anche se vorremmo portarlo con noi oltre il guado.
Questo il motivo centrale della silloge: ripercorrere il tempo.

Reticoli di lontananze
soffocano il mio pensiero.

La vita si apre a  bivio,
al centro è il vuoto.

Improvviso distacco
dal quotidiano,

non senso.

Il cuore batte forte. (Improvviso).

Si fanno avanti fiori, prati che cantano l’estate, felicità, sorrisi, sogni che prendono alla gola e che si traducono in contaminante poesia:

(…)
Ti rivedo,
tra le mani i fiori raccolti
nel prato che canta l’estate.
(…)
Sei un sogno che mi prende,
estrema dolcezza svanita
che non si ripeterà. (Mi appari).

Uno slancio verso l’oltre, verso la ricerca di un sé che si è sperso

quando il tempo, per me,
non avrà più spazi né cose.

(…)

Ricordami chi sono
quando i volti,
per me, saranno maschere bianche.

Allora, se mi vuoi bene,
ricordami chi sono . (Ricordami chi sono).

Sperdimenti, naufragi in mari colmi di azzurro, richiesta di aiuto nella ricerca di un sé sperdutosi fra voci smarrite e stanche. Forse potrebbe calmare il dolore un ponte di onirica potenza fra la terra e il cielo:

(…)
Un’ala gentile
che  ripara come velo.

Un ponte
tra la terra ed il cielo. (Mamma).

Quel ponte che l’Autrice vede nella figura della persona amata; una scala fatta di gradini atti a toccare le vertigini dell’amore per la persona perduta, la Madre, che con il suo potere attrattivo si fa organicità e compattezza della silloge.
 E la Massari continua in questo cammino fortemente interiore fra malattie, silenzi, incontri, sostegni, sorrisi lievi e mani leggere. Fino alla Sofferenza del padre; alla ricerca di un senso nella vita che più senso non ha:

(…)
Questi i tuoi giorni,
queste le tue notti,

questa, ora, la tua vita
senza Margherita. (Sofferenza a papà).

Fino alla chiusura del “poema” nel segno della quietudine; di una Visione che come un sogno, un ricordo fa tremare il cuore:

Vedo una strada,
bianca di sole,
di viole profumata.

E la tua voce sento
che la brezza accarezza.

(…)

Ti vivo come un sogno,
un ricordo
che fa tremare il cuore. (Visione).

Sono la luce, i ricami delle viole, le carezze della brezza ad addolcire, alla fine, una vicenda che va oltre il percorso di melanconico abbandono. D’altronde è così che chiude la Poetessa nella sua postfazione: “Queste pagine sono il mio abbraccio per te, ora. Ovunque tu sia, ne sono certa, ti raggiungerò".


Nazario Pardini 

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