Per Annalisa
Rodeghiero
- Il tempo, i
sentimenti, la natura, l’amore, il tema eterno del canto: qui la poetessa si
cimenta con maggio, con le sue pigre incantate rinascite- il gelsomino in fiore
inebriante e stellato, la magnolia esotica e avvolgente, misteriosa, i tigli
festosi, il sole che rompe le pigre nuvole sulla città…e la gioia, del
risveglio nell’incanto di profumi e di vita in una pienezza che diventa quasi
impossibile a tradursi in parole tanto “gruma in gola”.
Cantare attimi
di felicità, così fragile e misteriosa, è ancor più arduo del
cantare il dolore: il volo “dell’oltrealtezza” conduce nelle atmosfere
dell’ineffabile della luce.
Solo del nostro
maggio scrivo: una volontà
preziosa e selettiva che nasconde l’altro che c’è pur stato e di cui forse non
si vuol parlare. La Memoria
può essere anche benigna.
La parola
meravigliata per ascoltarsi e ricordare: la lingua si apre, esplicita, canta,
ma sa anche alludere, centellinata in immagini, suoni e odori, pausata,
decantata e misteriosa
Maria Grazia Ferraris
DEL NOSTRO MAGGIO SCRIVO
Dorme ancora, quieta
sotto coperta di nuvole pigre, la città
intera.
Solo per noi, svegli nell’incanto
s’alza dalla terra l’aroma
di certe albe insolite.
Placa l’anima, prima,
poi chiede stordimento.
Lo so, è sempre maggio
il mese dei voli d’oltrealtezza.
E in questo andare senza più ritorno
Sì, potrei cantare il gelsomino in fiore
che apre occhi come stelle
a inebriare l’aria intorno
all’ombra del mistero dei veli di
magnolia
o i quattro tigli che svettano in
crinale,
giostra d’api mai sazie
di ciuffi d’oro al sole.
Ma solo del nostro maggio scrivo
e so che la parola oggi non basta
e so che la pienezza gruma in gola.
Qui si congiungono le impressioni, le malinconie di “questo andare senza più ritorno”, e il sentimento “ potrei cantare il gelsomino in fiore...”, le riflessioni e la deliberazione: “ma solo del nostro maggio scrivo”. Una giunzione equilibrata, con una relazione immediata tra parole senso e cadenza. Il canto delicato della Rodeghiero acquista, in modo semplice e naturale, forza e profondità.
RispondiEliminaBrava come sempre Maria Grazia Ferraris.
Ubaldo de Robertis
"Cantare attimi di felicità, così fragile e misteriosa, è ancor più arduo del cantare il dolore: il volo “dell’oltrealtezza” conduce nelle atmosfere dell’ineffabile della luce.".
RispondiEliminaQuesto intuitivo pensiero di Maria Grazia Ferraris coglie in tutta la sua pienezza l'armonia della bella lirica di Annalisa Rodeghiero. Già, perché la prima sensazione che viene comunicata è di ovattata, siderea, misteriosa e "insolita" felicità. E' come se "il mese dei voli d'oltrealtezza" (superba la scelta lessicale del neologismo) trasporti la poetessa oltre le nuvole che coprono la città: più su, dove respira l'universo.
Lassù, dove non può dirsi a parole la bellezza dell'amore che adesso "gruma in gola".
Complimenti,
Sandro Angelucci
Leggo sempre con interesse e ammirazione gli scritti che la Prof. Maria Grazia Ferraris propone ai lettori di Leucade.
RispondiEliminaOggi mi rivolgo a lei con sincero stupore e sentita gratitudine per l’attenzione data alla mia poesia e per averne colto il senso più vero: quella volontà preziosa e selettiva di cantare- solo- l’incanto di un’alba di maggio, alba d’amore che in quanto tale, inevitabilmente conduce nelle atmosfere d’ineffabile luce, come lei ha acutamente sottolineato.
La stessa luce che necessariamente esplode anche nella natura festante che partecipa al canto, testimone di una felicità fragile e misteriosa (complimenti per la scelta dei due aggettivi!).
Ringrazio sentitamente anche Ubaldo De Robertis e Sandro Angelucci per i loro commenti.
A Nazario Pardini, un caro abbraccio per avermi accolta, ancora una volta sugli scogli di Leucade ad ammirare la profondità del mare.
Annalisa Rodeghiero