giovedì 1 settembre 2016

MARIA RIZZI SU "BAMBINI" DI ANNA VINCITORIO


Maria Rizzi, collaboratrice di Lèucade


Anna Vincitorio: Bambini. Blu di Prussia Editrice.
 Monte Castello di Vibio (PG). 2016. Pg. 40. Euro 8,00

                                      BAMBINI

Mi trovo a leggere la plaquette “Bambini” di Anna Vincitorio e le poderose note critiche di Nazario e di Sandro, distanti da ogni luogo comune, intinte nel sangue, nella pietas, nella vergogna, proprio il giorno dopo l’episodio avvenuto in Turchia: un bimbo tra i dodici e i quattordici anni è stato usato come kamikaze per uccidersi e fare strage di tante persone, tra cui numerosi suoi coetanei. Giocava, come tutti i bimbi del mondo, forse ignaro di portare alla vita una cintura di morte, forse innocentemente consapevole, volendo attenersi alle parole di Korotaev: ‘costruiremo
cittadini più puri e più morali’. Partendo da questa introduzione, attinta da un reportage, Anna ci rende edotti sullo strazio della beffa. Un bimbo perde purezza e
umanità, mentre un comandante folle e immorale come altri, asserisce che il soldato vero va formato così. L’Autrice in questa esegesi sui bambini senza fanciullezza, senza il diritto di crescere, narra in versi di rara, magnifica capacità espressiva, le vicende dei ‘bimbi invisibili’- “ - Il mistero accompagna / la vita e la morte / di colonne di bimbi / scomparse nel silenzio” – versi tratti dalla poesia “Bambini invisibili”. In Africa e in altre nazioni i bimbi muoiono di fame, di malattie, ma esiste anche il terribile dato di fatto che vengono venduti e nessuna scomparsa sarà mai rivendicata dalle Ambasciate o dalle Unità di crisi dei paesi di appartenenza. Non esistono già prima di nascere. L’Autrice sottolinea anche lo scempio della pedofilia –
“Mani di uomo / marchiano la loro giovinezza” – versi tratti da “I ragazzi dello zoo di Roma” - , dell’individuo che non diventa lupo per l’uomo, ma lupo per l’innocenza, per l’incapacità di difendersi. Quale abbrutimento può rendere l’essere umano capace di violare i bambini? Me lo chiedo spesso, ma leggendo questi versi nudi, lucidi, forti, ho riflettuto con spirito nuovo e con un violento senso di colpa. Cosa facciamo di concreto per fermare queste storie che avvengono ovunque, anche nelle nostre strade, nei giardini, nei palazzi vicini? Ci limitiamo a continuare a svolgere le cose di sempre e a spegnere la televisione. “L’omertà tribale occulta il tutto”- versi tratti dalla poesia “Cronaca”, versi in cui temo occorra porre l’accento sul termine ‘tribale’… Un urlo di rabbia, uno schiaffo sul viso di ognuno, quelli di Anna. Siamo ridotti a una compassione sterile, di comodo, venduta al mercato del falso soffrire.
In realtà ci comportiamo da voyeur senza rispetto, osserviamo le scene in televisione, leggiamo i giornali e, dopo le frasi di rito, scandalizzate, abbassiamo il sipario. I mass media sono senza rispetto, noi senza dignità, tristi protagonisti di questa farsa. I bambini vengono usati, violati, venduti, perché la pietà autentica è al saldo. Si esaurisce in espressioni stereotipate.
Io chiedo scusa a ogni anima innocente per la mia adesione al branco. Non stata mai ‘luce per l’incessante fischio di questo treno’. E mai sarò salva.
Anna, mi ha coinvolto e travolto in una pena universale e personale. La sua plaquette è devastante e tanto coraggiosa da indurre le anime dei lettori a tremare e le loro coscienze a recitare il mea culpa.  

                                                                                                       Maria Rizzi

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