lunedì 19 settembre 2016

N. PARDINI: LETTURA DI "ANTICHE PIETRE" DI LINO D'AMICO

Lino D'amico
                        
                        
Poesia di forte intensità umana; di ontologica vicenda esistenziale; qui si va oltre il terreno, oltre gli spazi ristretti del soggiorno; si volge lo sguardo a pietre antiche che hanno sepolto memorie, volti, sogni, civiltà: “antiche pietre vegliano/ profughe memorie”; memorie in fuga verso orizzonti indefiniti. Tutto è silenzio. Il tempo ha chiuso la sua porta a fantasie, sentimenti, voli e svoli. Restano di un’intera vita delle piccole fiammelle come fuochi fatui; un crepuscolo che tanto sa di ultimazione, di redde rationem, di sottrazione. Ogni tratto del percorso si fa simbolo della brevità del giorno, della fugacità dell’ora, dello svanire del tutto, di una vita di passioni e di memorie. Onirici allunghi; pietre testimoni di un esistere di amori perduti, gioiose nostalgie, furtive carezze, perdoni negati, abbracci affettuosi, sprazzi di luce, nuvole al vento, sciami di aromi, ombre di cieli vuoti. Una sottile melanconia pervade l’intera pièce dandole compattezza e organicità. Dire che il memoriale e il mistero siano parte integrante delle vita del poeta è come rimandare il nostro ricordo a “Le Génie du Christianisme di Francois-René de Chateaubriand” che afferma: “Tutto è nascosto, tutto è ignoto nell’universo. Lo stesso uomo non è forse uno strano mistero?  Da dove parte il lampo che noi chiamiamo esistenza e in quale notte si spegne?”. La versificazione scorre con armonia e varietà metrica affidandosi ad effetti contrattivi ed estensivi per concretizzare il pathos del poeta; e sono le misure accessorie (in prevalenza settenari) a rafforzare la funzione sonora e visiva degli endecasillabi; della loro musicalità in una poesia che dice dell’uomo, della sua storia, del suoi odeporici intenti, del suo essere tassello di un perpetuo foscoliano storicismo.

  
ANTICHE PIETRE

Nell’etereo e silenzioso oblio,
sudario di riposo
per la quiete dei giusti,
antiche pietre vegliano 
profughe memorie.

In quel ricetto, ogni fruscio è silenzio,
senza spazio, senza tempo,
svapora tra fugaci sensazioni,
 antichi ascolti di echi latenti,
chimere di un fugace passato.

Aleggiano impulsi di amori perduti,
gioiose nostalgie, furtive carezze,
perdoni negati, abbracci affettuosi,
sprazzi di luce, nuvole al vento.
sciami di aromi, ombre di cieli vuoti.

E nel tenue calar del crepuscolo,
fioche fiammelle sembrano danzare,
nel vuoto di mille ombre,
che dalle antiche pietre,
sussurrano a chi sa ascoltare.

Lino D’Amico


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