Sandro Angelucci, collaboratore di Lèucade |
Il
testo poetico – di seguito proposto – può decisamente rientrare nei canoni
dell’elegia, ma vorrei invitare il lettore a non soffermarsi troppo
sull’aspetto malinconico (che pure c’è, indiscutibilmente c’è) e, nemmeno, a
considerarlo preponderante.
I
girasoli sono “stanchi di luce” perché amano smisuratamente i “passi del sole
sopra la piana”, perché si mettono “sull’attenti” e rispondono “presenti”
all’appello, al richiamo d’amore.
Certo:
saranno nere, alla fine, le loro corolle, saranno bruciate, ma la fedeltà sarà
ripagata (mi perdoni, l’amica Maria Grazia Ferraris, se in questo dissento).
Come? Non so dirlo, ma ne ho l’assoluta certezza.
Se
non fosse così, se “dorato” non fosse il “paese cercato”, né questa né altre
vite avrebbero senso, e tutto si fermerebbe.
Dobbiamo
essere fedeli, invece, all’“Amor che move il sole e l’altre stelle”, anche – e
forse più – quando sembra volerci abbandonare o, addirittura, farci del male
(si pensi all’ultima calamità).
Concludo
ringraziando la Professoressa Ferraris per il prezioso spunto offerto con la
sua pregevolissima poesia che – ne sono convinto – susciterà, negli attenti e
qualificati visitatori di Lèucade, profonde riflessioni e commenti.
Girasoli
Il
girasole, fiore simbolo, ricorrente
nella fantasia poetica.
Montale
in primis: Portami il girasole… accompagnato
da tutto il disincanto della poetica di Montale: il dissolvimento. Anche il
cielo non è che illusione, bellissima vanità, una musica che compensa
l'inconsistenza di tutte le cose. Amara meraviglia che percorre il dettato
poetico di Montale.
Portami
il girasole… (Montale)
Portami
il girasole ch'io lo trapianti
nel
mio terreno bruciato dal salino,
e
mostri tutto il giorno agli azzurri specchianti
del
cielo l'ansietà del suo volto giallino.
Tendono
alla chiarità le cose oscure,
si
esauriscono i corpi in un fluire
di
tinte: queste in musiche. Svanire
è
dunque la ventura delle venture.
Portami
tu la pianta che conduce
dove
sorgono bionde trasparenze
e
vapora la vita quale essenza;
portami
il girasole impazzito di luce.
Girasoli
neri per S. Grieco: la luce che si spegne, abissi scuri, simbolo
di perdita, di fuga, di migrazioni verso mete impensate non geograficamente
definibili: semi non germinati, poesia che muore.
Girasoli
neri. (S. Grieco)
…Ovunque
guardo ci sono girasoli neri,
il loro splendore risucchiato nei propri abissi.
il loro splendore risucchiato nei propri abissi.
Incredibile
che questa, la progenie della luce,
stia al nostro cospetto come ciechi in un campo:
semi neri, a miriadi, pronti a involarsi.
stia al nostro cospetto come ciechi in un campo:
semi neri, a miriadi, pronti a involarsi.
Come
il loro germinare,
così le migrazioni rivelano orizzonti impensati
dopo la fine di ogni attesa
così le migrazioni rivelano orizzonti impensati
dopo la fine di ogni attesa
…ma
lasciandoci dietro perfino le parole – girasole, seme, poesia –
sono perdita, solo perdita.
sono perdita, solo perdita.
William
Blake (1757-1827) Ah Girasole!:
forse la semplicità della scelta- contare e accompagnare i passi del Sole- è
indizio di speranza che non muore, di desiderio realizzato, di meta raggiunta.
Ah
Girasole! stanco del tempo,
che
conti i passi del Sole,
cercando
quel dolce dorato paese
dove
il cammino del viaggiatore è finito:
dove
il Giovane consumato dal desiderio,
e la
pallida Vergine ammantata di neve,
si
alzano dalle loro tombe e respirano
dove
il mio Girasole desidera andare.
Girasoli (M. Grazia Ferraris). In viaggio in
Romania.
Campi assolati di girasoli
nella pianura romena. Li osservo
stupita sfilare dal finestrino
in monotona corsa. Sull’attenti,
presenti, accompagnano fedeli
l’alto percorso benigno nel cielo
dei passi del sole sopra la piana
uniforme. Fedeli, i suoi passi
contano, reclinando al tramonto
il capo sfavillante.
Allarmante mi pare l’ostinata
loro fedeltà.
Clizia innamorata
di Apollo volante superbo nel cielo
torna al mio ricordo, stanca del tempo,
di luce impazzita.
Ancora ampi campi a perdita d’occhio
più a sud: girasoli a consunzione
maturi. Neri sullo stelo nudo,
lui pure annerito, bruciato al sole.
Chiudo gli occhi per evitare il nero,
tutto questo nero desolato.
Il dolce dorato paese cercato
è nero. La fedeltà non ripaga.
Consumano e bruciano le grandi
corolle aranciate, margherite
barocche dalle grandi foglie a cuore…
Ah, i girasoli stanchi di luce!
Maria Grazia Ferraris
Messaggi di chiarori perduti; di volti appassiti alla luce del sole; sì, sono proprio i girasoli a darci l'idea emblematica dell'annerimento degli steli e delle corolle, esposti troppo all'erosione, alla consumazione delle cose terrene. Ensemble di personalissima cultura.
RispondiEliminaProf. Angelo Bozzi
Giustamente, caro Sandro, sottolinei, oltre all'aspetto malinconico di questa stupenda poesia della Ferraris, anche il proposito irrinunciabile dei girasoli di rispondere positivamente al "richiamo d'amore", quell'"amor che move il sole e l'altre stelle", cui bisognerebbe essere fedeli "anche e forse più quando sembra volerci abbandonare". In natura, la fatica di vivere viene accettata senza battere ciglio e ognuno svolge il proprio ruolo senza lacrime, offrendo il proprio contributo all'armonia universale. Si dirà che gli altri esseri viventi non soffrono, non sono coscienti del dolore, ma questo non è realistico, considerando le sue indiscutibili componenti fisiche. Il fatto è che in natura, a fronte di ogni perdita, sul piatto della bilancia pesano anche gli aspetti positivi della vita. Ognuno sa ciò che deve prendere e ciò che deve lasciare, in natura, ed questo a consentire che tutto viva nell'equilibrio. Noi uomini, da questo punto di vista, siamo inferiori agli altri esseri viventi, e sta in questa inferiorità la nostra grandezza. Non ci contentiamo di vivere il mistero, vorremmo comprenderlo. Vorremmo sapere come fanno loro a non accorgersi del sadismo che vige in natura, come fanno a non vedere che "il dolce dorato paese cercato / è nero", come a non rendersi conto che "la fedeltà non ripaga". E' questa la sofferta richiesta che sale dai versi struggenti della Ferraris, sulla scorta dei grandi poeti citati. Lei vive in prima persona il dilemma di sempre e turba anche noi con l'interrogativo di sempre, quello che da sempre rivela la grandezza ed i limiti dell'animo umano: perché la sofferenza, perché la morte, perché la dolorosa esperienza del male?
RispondiEliminaFranco Campegiani
Sentiti complimenti a Maria Grazia Ferraris per la sua lirica stupenda che stimola profonde riflessioni. Molto bella l'immagine dei girasoli" sull'attenti" che " accompagnano fedeli" il percorso della luce. Se, come sostiene Sandro Angelucci nella sua illuminante presentazione, essi lo fanno perché amano smisuratamente" i passi del sole sopra la piana", allora anch'io concordo nel dire che " l'allarmante fedeltà" sarà sicuramente ripagata e mi spiego: quando si risponde all'Amore vero, la fedeltà diventa scelta voluta e non un dovere. Non importa quale sia l'oggetto dell'amore ma nella fiducia originaria non c'è traccia del male anche se non si dà amore senza possibilità di fare, farsi male, così come non si fa del male se non all'interno di un rapporto d'amore. Chi non vuole" bruciarsi al sole" dovrebbe davvero " accontentarsi di vivere il mistero" come sapientemente suggerisce Franco Campegiani. Non è facile perché si è portati a chiedere sempre certezze all'amore, proprio all'amore che non può darle! Ecco allora giustificata l'amarezza che si coglie nell'immagine triste quanto efficace dei girasoli " stanchi di luce" e nell'animo della poetessa che ringrazio di cuore per averci donato questi meravigliosi versi.
RispondiEliminaAnnalisa Rodeghiero
Carissimi vi devo molti ringraziamenti: in primis a Nazario P., che crede nella mia poesia e …pubblica; quindi a S. Angelucci che nel presentare con generosità interpretativa il mio testo mi invita a tenere sotto controllo la malinconia. Ha ragione: il malinconico, che non sa vivere solo di presente e di realtà, ha la tentazione della vita ulteriore e dello sguardo oltre il visibile, di “orizzonti impensati/dopo la fine di ogni attesa”. La malinconia richiede occhi pensanti. Pertanto S. A ci induce alla fede, al pensiero che “la fedeltà sarà ripagata”. E sulla stessa linea interpretativa ( quante possibilità di lettura ci porge la poesia!) ringrazio A. Rodeghiero che spiega con sensibilità tutta femminile la fedeltà simbolica del girasole come un autentico rapporto d'amore.
RispondiEliminaUn ringraziamento particolare al prof. Bozzo che mi segue in quella avventura della mente che lui chiama “Ensemble di personalissima cultura” e a F. Campegiani che ci ricorda che “in natura, la fatica di vivere viene accettata senza battere ciglio e ognuno svolge il proprio ruolo senza lacrime, offrendo il proprio contributo all'armonia universale”, mentre per noi umani "il dolce dorato paese cercato / è nero", e che quasi sempre "la fedeltà non ripaga".
Ringrazio anche U. de Robertis che in un graditissimo messaggio personale mi invita a condividere coi lettori di Leucade la sua poesia, che porta il titolo GIRASOLI e così commenta: “Non c'è bisogno di esibire altre prove oltre quelle esposte da Angelucci nella Nota, e da Bozzi e Campegiani nei Commenti per significare la personale riflessione di Maria Grazia Ferraris dinanzi ai “ campi assolati di girasoli”, per elogiare la sua maturità poetica. Non mi resta che aderire alle immagini molto bene espresse dai versi della Ferraris e farle mie. Anche se per la verità in Parti del discorso(poetico), 2014, avevo scritto qualcosa sui Girasoli." Ecco il suo testo, a completamento delle mie citazioni:
I Girasoli Portami il girasole impazzito di luce (Montale)
La meridiana luce riveste di eccessivo ardore
l'astuta moltitudine dei girasoli,
lo stelo dritto fino al crepuscolo,
inchiodato ognuno alla sua zolla di terra.
L'ora in cui appare la paura
che si raffreddi l'ardente vita.
L'esistente riaffiora dai clamori di un tempo,
intermittenti languori, la logorante intesa
di non parlarne prima della resa
che si consuma con servili mestizie.
Le povere consumate notizie di me stesso. (Ubaldo de Robertis)
Bravo Ubaldo. In questa struggente poesia sull'astuta illusione dei girasoli, emerge metaforicamente la disillusione dell'animo umano che vorrebbe imprigionare per sempre la luce. Complimenti vivissimi!
EliminaFranco Campegiani
Grande è il dono che vi è stato fatto di essere così splendidi poeti! Si consola chi legge:già nel saperlo dire sta il riscatto del male di vivere
RispondiEliminaGrande è il dono che vi è stato fatto di essere così splendidi poeti! Si consola chi legge:già nel saperlo dire sta il riscatto del male di vivere
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