domenica 22 gennaio 2017

PATRIZIA STEFANELLI A "FRANCO CILIA"



Patrizia Stefanelli

FRANCO CILIA


Nasce in Sicilia, a Ragusa. La sua ricerca fin dagli anni ‘60 ha affrontato la tematica della frantumazione dell’Io e del rapporto dell’uomo con il suo doppio, cercando ciò che si muove dietro il visibile nel tratto immaginativo di Turner. Successivamente, negli anni ‘70, i suoi interessi si sono polarizzati sulla ricerca intorno alle pitture nere di Goya e ai suoi rapporti con i labirinti della psiche, esplorando sul piano linguistico le possibilità di simbiosi tra informale e figurativo. Negli stessi anni sviluppa i suoi interessi per la scultura, svelando il mistero antropomorfo delle pietre della terra iblea, come espressione profonda e sotterranea dell’anima siciliana. Gli anni ‘80 si sono caratterizzati con il ciclo della “trasfigurazione allusiva”, che ha trovato consensi nei vari punti attivi della vita artistica internazionale, passando da Madrid a Parigi, da Lisbona a Copenaghen, da Istanbul a São Paulo del Brasile a Città del Messico, da Campinas a Brasilia, per chiudersi a Oporto, Colonia e Weimar, con il ciclo di opere centrate sulla sua stessa morte, “Cilia ist Tot”. Dal 1992 la sua ricerca formale si è indirizzata sia alla risoluzione della figura in elementi cromatici e dinamici del divenire sociale (cfr. il ciclo Nuovi Confini d’Europa), che di quello cosmico (cfr. Il ciclo dell’Apocalisse) e di quello psichico (cfr. il confronto con Fortunato Pasqualino negli “Orecchini di Platone smarriti durante la danza del filosofo” e con Gianni Baget Bozzo e Totò Stella a proposito di “Via S. Vito 44”), interpretando, su traccia di Federico Zeri e Mario Luzi, il ciclo di opere che vedono protagonista il cielo e i suoi dinamismi di luce, fino alla dissolvenza delle forme e al prevalere del colore puro in una “full immersion” nella luce, che trova la chiave di lettura nel momento culminante del platonico mito della caverna. L’uso contemporaneo di diversi registri evidenzia una inquietudine di ricerca che impedisce la fissazione della sua pittura in moduli ripetitivi, in forte e ideologico contrasto con l’arte come decorazione o puro sperimentalismo e lungo il tema di fondo di un’arte intesa come strumento di conoscenza. Ha scritto e realizzato, tra l’altro, con la sua regia, il dramma “E’ ancora Natale?”, a Chiaramonte Gulfi, nella settecentesca chiesa di S. Giuseppe, e a Clermont de L’Oise, nella cattedrale di Saint Samson; come narrativa, ha pubblicato tra l’altro “Innocenza” (Cultura Duemila Editore, 1995), “Oltremare” (Libroitaliano, 1997), “Ritratto post-mortem” (Zangara Editrice, 1999).
Sue opere sono presenti in Musei e collezioni private, fra cui: “Museo d’Arte” di São Paulo “Masp”, Brasile; Robert Morton, designer Vogue, New York; Marisa De Re Gallery, New York; Sala Europa, Direzione Generale Scambi Culturali P.I., Roma; Cattedrale Saint Samson, Clermont de L’Oise, Francia; Giardini di Piazzale Lepanto, Siracusa; Museo all’aperto di Castagno di Piteccio, Pistoia; Museo Nazionale, Dubrovinjk, Croazia; Josè Maria Pasqual, Collezione privata, Parigi; Carlo Digrandi, Milano; Museo dantesco Fortunato Bellonzi, Torre de’ Passeri, Pescara, Pinacoteca Comunale Sulmona.

...Lentamente, la bocca di Lei fu 
meraviglia e il bel seno si scioglieva, 
dolcezza e miele
l'attesa donna, carne e sangue quale
il suo sentire....( Patrizia Stefanelli)

Grazie per il dono di "Elena" al M° Franco Cilia. Egli cita i miei versi accostandoli alle sue opere e quella donna dai capelli lunghi e a volte con un abito bianco  ( di quelle sottane antiche della nonna, ricordate?) spesso  io ma lui, non poteva saperlo. Questi i miei pensieri di lettura.
Certe storie ti salgono dentro prima ancora di averle lette e amplificano la riflessione o meglio “il sentire” la tua cognizione del dolore. In un turbinio di situazioni kafkiane, l’autore trasporta il lettore insieme ai protagonisti del romanzo in viaggi di conoscenza oltre l’io pensante. E’ una scrittura chiarissima e coraggiosa, un anti - romanzo se vogliamo, nella ricerca continua di essere . Di essere cosa? Quasi un diario alla scoperta della vita dei personaggi che il riferimento a Pirandello, conterraneo di Franco Cilia, conferma. Il limine della normalità, delle regole dettate dal buon senso e dalla coscienza è infranto. Tutta la storia di Elena e Federico, i protagonisti, corre tra il sublime e il grottesco scadere nelle vicende di un’umanità dolente. Artefici e succubi di se stessi, si amano di un amore impossibile. Federico, artista e intellettuale raffinato ha settant’anni, Elena trenta. L’approccio per Elena è la sua sfida, vuole forse amare nell’uomo la purezza dell’arte, il solo mediatore tra il divino e l’umano. Bella e intelligente, sensuale e corporea, incarna l’eterno femminino, inconsapevole della dannazione alla quale sottoporrà l’uomo con i suoi tradimenti. E’ curioso ma plausibile come il tradito per eccellenza sia Federico, l’amante, mentre il marito descritto come persona insensibile, tirchia e gretta, resti quasi fuori dalla questione. Elena ha una doppia personalità, Federico il dono della veggenza. Entrambi vanno oltre la soglia della consuetudine. La loro via di fuga è opposta: Per Federico è l’arte, la ricerca della Bellezza (che pure lei incarna) per Elena è l’orrore di amplessi con personaggi di infimo ordine sociale e psicologico. Elena non ama suo marito, bella com’è e intelligente potrebbe avere una vita diversa insieme a sua figlia ma sceglie Federico quale depositario dei suoi sentimenti amorosi. Lo sceglie subito, al primo incontro probabilmente con lo stesso istinto con cui sceglie gli altri amanti. Federico ha il dono della veggenza nel passato. Sente e vede Elena nei suoi rapporti di sesso e inorridisce. Lei quasi candidamente li confessa. Vuole essere salvata dall’ “Altra” che le vive dentro. Molto intrigante è la scrittura di fabula e intreccio che procede tra le parole del narratore, dei protagonisti, dell’autore stesso e dei suoi amici reali a cui sottopone il testo durante la scrittura. Chiede anche a Totò Stella, il filosofo, (che ormai ho imparato a conoscere poiché presente anche in altri romanzi) come pensa possa finire la storia e lo stesso è preoccupato. Non facile è la soluzione, l’amore e la passione e ancora la dipendenza di Federico sono forti. Di contro la morbosità degli amplessi di Elena e la sua dolcezza nei confronti di Federico, la rendono invincibile . E’ il rito dell’ Odi et Amo catulliano. Elena/ Clodia è donna dell’alta società, con un marito famoso chirurgo e una vita agiata, forse noiosa in soli sette anni di matrimonio (fatidici sette) che, chissà per quale manovra della mente, pensa di vendicarsi del non amore del marito concedendosi a tanti. Federico/Catullo/Cilia? è artista completo, ama dipingere i fiori che sente dentro come quei gerani sul terrazzo, rossi e superbi al mattino al tocco delle mani di lei e poi morti, come divorati da un male interiore. Franco Cilia fa quel che vuole nella sua storia, entra ed esce a piacimento, interloquisce con gli amici, fa citazioni colte, torna da Elena e fa morire Gino, il rozzo amante di turno. Anche la moglie di Gino non ama il marito: troppo diversi. Federico soffre, d’inedia e d’amore o forse muore? Lascia una lettera al lettore, chiedendo di far luce sulla storia, di tesserne la trama per lui, sul perché non riuscisse a fare a meno di non volerla, quella sua donna, e di amarla. E’ una storia di diversità, di opposti che si cercano per giungere al nulla della perfezione che nella morte, infine, e oltre la morte, richiama all’ordine tutte le cose. Naturalmente la ricchezza dei particolari e l’uso di un linguaggio ora alto, ora basso e sempre funzionale alla vicenda, fanno di questo libro un libro da leggere.
Con stima
Patrizia Stefanelli


5 commenti:

  1. Grazie, Nazario, per l'inserimento prezioso in quest'isola dei sogni. E' davvero un grande artista, il M° Cilia che ho conosciuto per caso in Sicilia, quando mi consegnò una sua litografia nel corso di un premio letterario vinto.Tutta la sua vita di artista e di uomo, tutta la sua sofferenza, si spiega in voli luminosi di colore, in narrazioni sempre prive di retorica e autocelebrazione. C'è qualche refuso nel mio testo, almeno nella prima parte, ma spero si comprenda.
    Che la Bellezza sia con noi, sempre. Patrizia

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  2. Cara Patrizia, non trovo parole per dirti il mio sincero grazie per quello che scrivi. Grazie Prof Pardini, per questo inserimento nelle sue prestigiose pagine. Mi creda, " l'isola dei sogni" è diventata per me una bella realtà! f. c.

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  3. La presentazione di Patrizia è tanto sentita, esaustiva, calda e ricca di pathos che si ha la sensazione di aver letto l'Opera di Franco Cilia. E non posso fare a meno di aggiungere che i versi dell'amica Patrizia s'incastonano in modo magico nel testo dell'Autore.Il poetare di Patrizia ha il dono dell'afflato lirico assoluto,puro e incontaminato.
    I versi citati: " l'attesa donna, carne e sangue quale / il suo sentire" sono da brividi. Ogni donna si sente 'attesa', sa di esserlo da sempre, in quanto attende sulla sponda, non sempre vicina, la condivisione dell'amato. Ed è forza trainante con il suo sentire caldo di desiderio e di sensibilità complessa, profonda.
    Ringrazio Patrizia, estasiata dalle sue doti di recensionista, l'Autore Franco Cilia, a dir poco talentuoso e il caro Nazario per aver dato spazio a una pagina di così grande valore.
    Maria Rizzi

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  4. Grazie Maria, per esserti fermata a leggerci. Davvero Franco Cilia è un artista a tutto tondo, amato dai critici contemporanei ma che, come tanti, meriterebbe di più. Il tuo commento è una perla, un dono di cui ti sono grata. Tanto. Grazie

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    1. Grazie Maria, grazie di vero cuore per le sue parole. Sì versi di Patrizia hanno un legame profondo con le pagine di " Elena".
      Franco Cilia

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