domenica 1 luglio 2018

CLAUDIO FIORENTINI: "IL COLTAN"


Il Coltan

Claudio Fiorentini,
collaboratore di Lèucade


Dal Coltan (columbite-tantalite) si estrae il Tantalio, metallo utilizzato nell’industria elettronica per la costruzione dei modernissimi telefonini di cui noi siamo schiavi.
L’estrazione di questo minerale è oggetto di discussione, in quanto le miniere si trovano nelle ex-colonie di Paesi europei. L’esempio più intrigante è il Congo, dove nelle miniere lavorano anche bambini e dove gente d’ogni sorta si improvvisa minatore, lavorando spesso a mani nude, senza nessuna garanzia. Lo sfruttamento di queste miniere e di questa gente, che lavora in condizioni disumane, lo sfruttamento di questi territori, che sono devastati da ogni punto di vista, dovrebbe farci riflettere. Inoltre, il Coltan costa, all’estrazione, cifre ridicole per essere rivenduto sul mercato a prezzi molto, molto più alti. Un paragone con i pomodori pugliesi è possibile in parte, ma è inconcepibile perché nel caso del Coltan chi si arricchisce sono una schiera di potentati locali, politici, dittatori e uomini senza scrupoli che si mettono anche a far guerre, vedendo favoriti i loro traffici da chi, nel mondo occidentale “evoluto”, ne trae vantaggio.
I proventi del commercio Coltan (e di altre risorse naturali pregiate), infatti, alimentano guerre e, con esse, il mercato delle armi che rifocilla il PIL di alcuni Paesi evoluti (l'Italia non è esclusa).
Insomma: se da una parte fa comodo che si estragga il Coltan in un Paese remoto di cui non parla nessuno, da un’altra parte fa comodo che al potere ci siano dittatori senza scrupoli che permettono questo scandalo, da un’altra parte ancora fa comodo che ci siano guerre di cui non si sa nulla, e in Congo tutte le guerre dell'ultimo periodo partono da una bieca volontà: impadronirsi dei giacimenti di Coltan.
Negli ultimi anni, non riuscendo a disciplinare l'esportazione del minerale, alcuni governi hanno proibito l’estrazione del prezioso metallo. Questo, però, a noi non converrebbe, il prezzo salirebbe troppo e il sistema produttivo dell'High-Tech si incaglierebbe… è stata, quindi, inevitabile la nascita di bande di commercianti e contrabbandieri che hanno trasformato le miniere in autentici campi di tortura e devastato le terre confinanti. Conclusione: l’estrazione viene effettuata a mano da persone improvvisate, si contrabbanda il metallo verso i paesi in cui non esiste controllo alla sua commercializzazione, e il minerale grezzo viene venduto alle grandi industrie a prezzi abbordabili.
E poi ci arrabbiamo se si parla di migranti? Riflettiamo: questo è solo un esempio di una realtà che ci vede complici.
Ogni volta che usiamo il PC o il telefonino, dovremmo pensare al minatore che è morto perché si è ribellato alla banda armata, al trafficante che ha armato una banda, al Paese che si è arricchito producendo e vendendo le armi, alla guerra che è stata fatta per il controllo del territorio e al bambino che ora scava a mani nude per permetterci di comprare il modello più evoluto di smartphone.

Claudio Fiorentini


6 commenti:

  1. Anche "in uscita", e non soltanto "in entrata", dovrebbe funzionare la logica dei "muri". Se vogliamo che gli stranieri non ci importunino nel nostro territorio, come è giusto e sacrosanto che sia, non dovremmo neppure noi importunare loro con affari non sempre trasparenti, per non dire spesso loschi, come purtroppo non da oggi accade. E non è che la logica dei "ponti" sia poi tanto migliore di quella dei "muri", se è vero che la tanto declamata accoglienza finisce per alimentare prostituzione e caporalato, e chissà quante altre forme di sfruttamento ancora. Purtroppo i buoi sono scappati da secoli da tutte le stalle e non c'è più speranza di farli tornare all'ovile. Qualcuno sostiene allora, in linea con la logica dei "ponti", che per ridimensionare i flussi migratori sarebbe opportuno aiutare "sul posto" gli indigeni, anziché attendere che loro vengano da noi. Ben detto, indubbiamente, ma bisognerebbe annullare i secondi e terzi fini, perché la storia insegna che con il pretesto dell'aiuto si finisce molto spesso per incoraggiare dittature di comodo e imperi di superpotenze, con immancabili e feroci guerre fratricide. Nessuno sembra poterci far niente, perché i problemi macroscopici di oggi possono essere affrontati esclusivamente in maniera globale, e in mancanza di tale volontà ogni buon proposito finisce per rivelarsi utopia. Purtroppo dimentichiamo che la comunità mondiale è formata da individui, da quelle piccole tessere o cellule della realtà globale al cui stato di salute e di equilibrio personale sono affidate le sorti del mondo intero.
    Franco Campegiani

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    1. Anche in uscita, infatti, ma... cosa succederebbe se, ad esempio, i porti li chiudessero in uscita? Loro si riprenderebbero le loro terre e noi non avremmo più le materie prime necessarie per far funzionare l'intero sistema mondiale... quindi non avremmo più lavoro...

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    2. Quindi - come volevasi dimostrare - il discorso è prettamente utopico (a parte la considerazione che noi avremmo materie prime e possibilità di lavoro di cui scriteriatamente abbiamo smarrito memoria, ma tant'è...). Utopica e retorica è vuoi la logica dei muri vuoi la logica dei ponti, giacché una sana società non può essere né totalmente aperta, né totalmente chiusa. Il chiuso e l'aperto occorrono entrambi e debbono tra di loro collaborare. Un equilibrio che, per affermarsi socialmente, deve partire da ogni individuo nel suo piccolo, nelle proprie azioni quotidiane.
      Franco Campegiani

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  2. Sento il dovere di ringraziare Claudio Fiorentini per questa - tragica - testimonianza.
    "Riflettiamo: questo è solo un esempio di una realtà che ci vede complici" - dice - ed ha ragione: tutti, indistintamente, complici.
    E vorrei - visto che siamo su Leucade (blog di letteratura) - metterci, come si suol dire, il carico:
    mi piacerebbe chiedere ai "colleghi" scrittori e poeti se non ritengono che sia giunto il momento di smetterla con l'ipocrisia, con la falsa piétas, con le maree di versi che si spendono sui drammi dei naufragi o degli eccidi o delle guerre che producono centinaia di vittime innocenti, perché così "va di moda" o per vincere uno dei migliaia di premi letterari che invadono la nostra penisola.
    E - mi associo a Claudio - cerchiamo di capire, invece, quanto innocenti siamo noi, si, anche noi poeti.
    Vogliamo "cantare" di queste cose? Benissimo: può essere utilissimo (la poesia ha innato il dono della catarsi) ma facciamolo con autocritica: con la destra che impugna la penna e la sinistra tenuta davvero sul cuore.
    La vera poesia non ha bisogno di sbandieratori ma di riservatezza.

    Sandro Angelucci

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  3. Cari Sandro e Franco, grazie per i vostri commenti. Mi associo all'appello ai poeti (e agli artisti in generale). Fare il compitino per partecipare a un concorso credendo di contribuire a parlare del problema, quando invece lo si banalizza, accresce il nostro ego ed è qualcosa che deve finire. Poeti, scrittori, artisti: alziamo le nostre voci non per farci belli, ma per autentica indignazione prima di tutto verso i veri responsabili di cui noi, col nostro stile di vita, siamo complici e sostenitori. Occorre una rivoluzione culturale, ma questa non sarà possibile senza partire dall'autocritica. Oggi più che mai occorre un autentico movimento di intellettuali e di artisti che sappia centrare il problema senza parlarsi addosso.
    Claudio Fiorentini

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  4. Caro Claudio, sconoscevo questa amara e riluttante realta da Te descritta e Ti ringrazio. A fine lettura, anche dietro invito Tuo e di Sandro, mi sono chiesto con sincerità: ma io nel mio piccolo cosa posso fare - per arginare almeno tale odioso scempio specie di bambini i quali non vivono più (o forse non l'hanno mai avuta) la possibilità di vivere appunto la loro fanciullezza e/o giovinezza perchè gli hanno imposto con violenza di essere già grandi uccidendoli nei loro sogni d'età. Come mi diceva Sandro sere fa a telefono: l'animale uomo è l'unico animale che invece di custodire i propri piccoli -li uccide-. Se me lo consentite sono pronto (nel mio piccolo) a far parpe di quel movimento di sensibilizzazione per arginare questi misfatti. Pasqualino Cinnirella

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