lunedì 2 luglio 2018

PIETRO RAINERO: "CHIOME DI LONDRA", RACCONTO


                                                                    Chiome di Londra



Pietro Rainero,
collaboratore di Lèucade

Quella sera, sulla palude delle sabbie mobili, insisteva una fitta nebbia.
Non si riuscivano a scorgere oggetti a due palmi dal naso, quasi l’Ambiente stesso volesse nascondere a sguardi indiscreti un qualcosa di inconfessabile e terribile in procinto di accadere nella cupa atmosfera che avvolgeva l’intera foresta, di cui la palude era il cuore.
Il Signore del Tempo, che abitava la vecchia quercia cava, rigirò ancora una volta la clessidra e si accinse ad osservare l’interminabile caduta dei granelli di sabbia, suoi antichissimi amici.
Il vecchio signore della quercia cava era il Controllore del Tempo.   Alcuni racconti narravano che possedesse ben 34 orologi distribuiti fra clessidre, meridiane e casette a cucù, e proprio queste ultime celavano il terribile segreto: il Custode del Tempo era, essenzialmente, un essere malvagio.
Gli orologi a cucù, ognuno posto nelle immediate vicinanze di una quercia, erano venti, grandi come case, anzi ERANO case con incorporati i cucù, i cui ingranaggi possedevano ruote gigantesche e le cui pigne, che svolgevano egregiamente la professione di gravi, pesavano alcuni
quintali. Ogni quarto d’ora gli ingegnosi meccanismi provocavano l’uscita, dalla finestra posta sulla porta d’accesso, di….no! non di un uccello dalle dimensioni di una persona, ma l’uscita di ….un adolescente!
Sventurati ragazzi di 12, 13 o anche 14 anni stavano saldamente legati ad un’asta rigida che fuoriusciva e dovevano, ogni 15 minuti, gridare a squarciagola “ Cucù,cucù….cucù ”.Questi esseri sfortunati, invece di vagare felici per la foresta rincorrendo tassi, marmotte o castori, erano prigionieri del Custode del Tempo.
PRIGIONIERI DEL TEMPO.  INCASTONATI NEL TEMPO!
Il Vecchio Orologiaio era anche in possesso di un quadrante a muro le cui lancette andavano al contrario,  cioè in senso antiorario per cui, a meno di non sbirciare l’ora con l’aiuto di uno specchio, si potevano facilmente scambiare le 3 e 25 per le 8 e 35 o le 6 e 40 per le 5 e 20.
Quasi a rimarcare col suo sarcasmo le tribolazioni di tutti gli abitanti del bosco, dagli animaletti in gara per il cibo o in lotta per la vita agli infelici ragazzi prigionieri e ai loro sventurati parenti, aveva egli stesso inciso una scritta sottostante il quadrante, scritta che diceva:
COSI’ VA LA VOSTRA VITA    (cioè al contrario, all’opposto di quell’esistenza felice a cui ognuno anelava).   
Quella sera l’anziano Signore del Tempo, con la bianca barba lunga quasi a sfiorare il suolo ed esattamente quattro capelli in testa, sorrise, lo sguardo spiritato, all’indirizzo della nebbia, poi osservò per l’ennesima volta l’ultimo granello di rena raggiungere i fratelli già divorati dal fluire del tempo, infine rivoltò ancora instancabilmente la sua preziosa clessidra. 
Tommaso, intanto, nascosto ad ogni presenza del bosco dallo spesso strato di ovatta, confabulava con il cervo più vecchio.
“ Sei coraggioso, ammirevole anzi. Ma non hai alcuna possibilità ” gli disse il cervo guardandolo con affetto.
“ Lo so!  E’ questa la tragedia.  So perfettamente che fallirò nell’impresa, ma una forza sovrumana mi spinge irresistibilmente a tentare. Fallirò, ma devo provare! ”.
“ Ma tutti coloro i quali hanno sfidato il Custode del Tempo sono ora prigionieri, e questo lo sai perfettamente ”.      Detto ciò, il vecchio cervo pensò a Tommaso come ad un eroe romantico,  deciso a lottare fino alla morte contro un destino ormai scritto, ineluttabile.
“ Cos’altro posso fare per cercare di liberare i miei amici da un’esistenza così crudele?”.
“ Non potrai aiutarli di certo in futuro, se anche tu seguirai la loro triste sorte”.
“ Devo comunque tentare, ormai la mia decisione è presa ”   concluse Tommaso.
Mezz’ora più tardi, dopo un tortuoso cammino per evitare le insidie della infida palude, i due amici arrivarono alla quercia cava.   Cervo chiamò il Guardiano del Tempo, il quale fece capolino, con la consueta clessidra nelle mani ed il furbo, ironico sorriso stampato sul volto.
Tommaso parlò: “ Voglio tentare la sfida, voglio liberare i miei amici, ora tuoi prigionieri ”.
La frase del giovane ebbe come unica risposta la sonora risata del Vecchio Signore, che rimbombò sul fango della palude e si moltiplicò fra gli alberi che circondavano la quercia ferita.
“ Sono pronto ”  ribadì Tommaso, con il cuore che gli pulsava forte nell’impavido petto.
“ Benissimo, sai le regole.  Se riuscirai a rispondere all’indovinello o a dimostrare l’affermazione che io farò, gli schiavi del Tempo saranno nuovamente liberi, ma …”  aggiunse il Vecchio dopo una pausa carica di tensione “ se fallirai nell’intento diventerai anche tu mio prigioniero ed allungherai le file degli abitanti delle casette a cucù.  Ho giusto bisogno di un nuovo orologio ”.
Tommaso, dopo un istante che a Cervo parve infinito, accettò.
“ Bene, hai esattamente 60 ore di tempo per dimostrare la seguente frase: - A LONDRA CI SONO
ALMENO DUE PERSONE CON LO STESSO NUMERO DI CAPELLI IN TESTA -.
Ricordati, hai tempo due giorni e mezzo, solo due giorni e mezzo…..Ha! Ha! Ha! ”.
La terribile risata del Custode del Tempo rimase a lungo nelle orecchie dei due amici, quasi a sottolineare e ribadire la certezza del triste, tragico futuro di Tommaso.
Sulla via di casa il vecchio cervo, stanco e triste, disse: “ Non so proprio come aiutarti, ragazzo mio ”.
“ Ed io non posso certo, in soli due giorni, recarmi a Londra e contare i capelli di tutti gli abitanti della città ”.       “ Già ”  confermò il cervo “ e poi dubito che la tua parola sarebbe accettata come prova dal Signore della quercia cava. No! Non è questa la strada da seguire ”.
“ Ma allora, come posso fare? ”  chiese un Tommaso sempre più scoraggiato, quasi rassegnato.
Il cervo non rispose, non avendo nulla da aggiungere.
Passarono due giorni, che il giovane trascorse senza neppur dormire, con la mente incollata alla frase del Custode del Tempo, frase che gli pareva via via sempre più inaccessibile e spaventosa.
All’imbrunire della seconda giornata, esattamente 48 ore dopo l’incontro alla vecchia quercia, avvenne un fatto curioso: Tommaso ricevette per posta aerea ( piccione viaggiatore ) una missiva.
Srotolò la pergamena sulla quale lesse:  
                                                                         
Intrepido amico,
sono un monaco dell’abazia dell’isola di
Saint Honorat. Io ed i miei fratelli
siamo dediti allo studio, alla meditazione
ed alla coltivazione di arbusti da cui si
ricava un delizioso liquore.
Sono venuto a conoscenza, tramite Cervo,
mio amico da una vita, delle tue attuali
difficoltà. Ho consultato una ponderosa e
polverosa enciclopedia nella quale ho scovato
solo due informazioni che spero, però, possano
esserti utili.  Si afferma in questi saggi tomi
che un essere umano può avere, al massimo, 5
capelli e che la città di Londra conta precisamente
700 abitanti.  Con la speranza che ciò ti possa giovare,
ti saluto con un abbraccio.
                                                 Fratello Mersenne

La lettera dell’abate Mersenne fu, per il ragazzo, fonte di meraviglia e di rinnovata speranza, pur non comprendendo in che modo potesse venirgli in soccorso.
Ma il solo fatto di ricevere un incoraggiamento da un luogo così lontano gli sollevò decisamente il morale.    Gli rimanevano infatti solo12 ore, prima del momento fatidico: entro le 6 del mattino del giorno seguente avrebbe dovuto completare la dimostrazione (e non aveva neppur iniziato, né aveva uno straccio di idea su come impostarla).
La notte che Tommaso trascorse e che seguì questi inconsueti avvenimenti fu la più breve della sua
vita. La trascorse chino su di un foglio di carta, con una penna d’anatra in mano (le oche evitavano le paludi, prediligendo altri siti), avulso dal mondo che lo circondava, concentrato a scarabocchiare freneticamente ogni intuizione emergente dal subconscio, mentre la clessidra innanzi a lui lasciava cadere la sabbia sempre più velocemente, almeno così gli pareva.
Ogni tanto Tommaso, in preda alla disperazione, annotava sul margine del taccuino: NON HO TEMPO, IO NON HO PIU’ TEMPO!
Esausto, verso le 5 del mattino chinò la testa sul tavolo, addormentandosi profondamente.
Tre quarti d’ora dopo il coraggioso ragazzo era di nuovo in piedi, risvegliato dal vecchio, caro cervo, che uscì con lui per accompagnarlo all’appuntamento più importante di tutta la sua breve esistenza.
Gli infelici adolescenti uscirono per pronunciare sei volte “ Cucù ” quando i due arrivarono al luogo stabilito. Il guardiano del Tempo fece capolino dallo squarcio che lacerava verticalmente l’antico albero; era di ottimo umore, più del solito.
“ Allora, mio caro amico, hai con te la dimostrazione che ti è indispensabile per riavere i tuoi simili? ”.
Tommaso non rispose subito, ma attese che Cervo ollocasse nei pressi della quercia una piccola lavagna che si erano portati appresso, poi infilò una mano in tasca, estrasse un piccolo gessetto e incominciò a scrivere  - TEOREMA DELLA CHIOMA.  Tesi: a Londra almeno due persone hanno lo stesso numero di capelli. –
I numerosi abitanti del bosco che stavano risvegliandosi dal sonno ristoratore ed anche quelli che, cacciando di notte, erano in procinto di andare a letto, videro questa scena inconsueta e si fermarono vicino alla lavagna a leggere interessati.
In breve una folla di daini, lepri, gufi, lontre, castori, volpi e civette si radunò nella radura della quercia cava, intuendo di stare per vivere un momento importante nella storia della loro foresta.
Man mano che Tommaso scriveva e commentava i vari segni sulla lavagna il pubblico andava aumentando, e vi era anche chi, provvisto di apparecchi fotografici, voleva immortalare quella dimostrazione. Già, la convinzione che il giovane sarebbe riuscito nell’impresa stava facendosi
strada in molti, poiché Tommaso proseguiva senza nessuna esitazione, determinatissimo.
Quando formulò le ipotesi di partenza il perenne, scaltro e malizioso sorriso dipinto sul viso del Controllore del Tempo ebbe un attimo di cedimento.
Il ragazzo scrisse:  - Ipotesi: 1) un essere umano può, al massimo, avere in testa 5 capelli.
2) la città di Londra conta 700 abitanti. –
“ Queste due supposizioni ” spiegò Tommaso “ devono essere concesse, perché corrispondono alla verità ”.
“ D’accordo, te lo concedo ”  gli rispose il vecchio Signore del Tempo che, sia pur di controvoglia, non poteva negare l’evidenza.
“ Benissimo ”  continuò il ragazzo “ disegniamo ora sulla lavagna 6 celle e numeriamole, da 0 a 5.
Un abitante di Londra può avere al massimo 5 capelli, essendo un essere umano, dunque supponiamo di incontrarne uno qualunque.  Senza perdere di generalità possiamo ipotizzare che questo particolare individuo sia calvo, e ci saremo pertanto imbattuti in una persona con zero capelli. Tracciamo un segno nella casella corrispondente, così….
Ora consideriamo un secondo signore e supponiamo che questi abbia, ad esempio, 3 capelli sotto il cappello (se è calvo pure lui la nostra dimostrazione è già terminata).
Contrassegniamo dunque anche la celletta del numero 3”.
Man mano che il giovane scriveva la tensione aumentava spasmodicamente: quel crescendo poteva avere solo un finale, c’era una sola possibile conclusione dell’esposizione di Tommaso.
“Ora, passeggiando per Londra, immaginiamo di incontrare questa volta una signora dalla folta chioma, 5 capelli.  Bene, contrassegniamo anche la casella del numero 5; avremo dunque la situazione seguente: le caselle numero 0, 3 e 5 saranno occupate, le altre tre ancora libere.   
Se gli altri successivi tre incontri per le vie della capitale inglese ci portano ad imbatterci in individui con, nell’ordine che preferite, 1, 2 e 4 peli sulla zucca (se qualcuno va a cadere in una cella già occupata la dimostrazione è conclusa), arriveremo infine ad avere tutte le caselle occupate.
                                                                                                                                                                        E’ la settima persona che completa la dimostrazione!  
In qualunque posto vada a finire questo settimo londinese, la relativa casella sarà già occupata.
E questo dimostra il TEOREMA DELLA CHIOMA.  Bene, credo che mi fermerò qui ”.
E posò il gesso.
Nella radura ci fu un istante di silenzio ammirato, poi gli astanti esplosero in una spontanea ovazione.  I flash lampeggiarono e molti si avvicinarono per congratularsi con un raggiante Tommaso.
Mentre un ghigno pauroso si andava delineando sul volto del Guardiano del Tempo, il cui sguardo esprimeva tutta l’irritazione e la rabbia per la totale disfatta, Cervo aggiunse: “ Naturalmente dal teorema appena dimostrato discende immediatamente il seguente lemma -
TEOREMA ( GENERALIZZATO ) DELLA CHIOMA: In una qualunque città con più di 6 abitanti almeno due persone hanno lo stesso numero di capelli - ”.
Nel giro di pochi minuti, frattanto, le copie ciclostilate dello strabiliante exploit logico-matematico di Tommaso cominciarono ad essere spedite dagli animaletti del bosco in ogni angolo della vasta foresta.
La storia che stiamo narrando si concluse nel migliore dei modi: gli sventurati ragazzi imprigionati nelle casette, una volta riacquistata la libertà poterono riabbracciare i loro cari e dedicarsi, insieme al loro amico Tommaso che, grazie alla sua impresa, era diventato l’eroe della foresta delle paludi, a
scorrazzare per il bosco giocando a nascondino con gli animali, non escluso il saggio, vecchio ma ancor vivace Cervo.
E il Signore del Tempo?  Vi chiederete voi.
Il Custode del Tempo fece di necessità virtù: sostituì tutti i suoi strumenti, compresa la clessidra dorata che abbelliva la sua abitazione nell’interno della quercia cava, con 34 moderni ed eleganti orologi da polso, i cui meccanismi erano stati allestiti in Svizzera (dove egli si era recato di persona per l’acquisto), e che si rivelarono costantemente ben sincronizzati tra di loro e, soprattutto, di una precisione assoluta, cosa che lui, ovviamente, non disprezzava affatto!

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