lunedì 23 luglio 2018

EDDA CONTE: "INEDITI"



Edda Conte,
collaboratrice di Lèucade

Edda Conte si presenta sull’isola con una  voce intrisa di meditazione, memoriale, panismo esistenziale, realismo lirico, e di interrogativi vicissitudinali: questioni sull’essere e l’esistere, sui perché della nostra venuta e sul rapporto nostro con  le bellezze del mondo che ci circonda; sulla funzione del verbo e della sua possibilità di rappresentarci; sui giochi umani e disumani del nostro breve soggiorno; sul profumo indecifrato dei tigli (grande simbologia di esistenza sentimentale che rimane vaga col tempo).  Si succedono immagini di urgente presa naturistica con cui Edda cerca di cristallizzare i patemi che la impreziosiscono per risvolti poetici: cataste di parole/che nessun fuoco potrà mai incendiare; Non hanno profumo le memorie/ chiuse dentro gli anni/ né i colori/ né i rumori delle native selve.../ né i giorni tra queste  pareti/ che il tiglio impregna di nostalgico piacere; Può il Poeta con armonia segreta/ entrare in simbiosi/ con l'opera sublime del suo Dio?. Riflessioni di ampio respiro ecfrastico, di urgente resa umana, di ontologica quietudine storico-universale, consegnate  ad una versificazione che le valorizza con la sua armonica euritmia. 

N. Pardini


1)...........

Invidio la cicala questa sera
che canta ancora
                               dopo il tramonto...
Com'è leggero e gaio il suo cantare!
 passa tra ramo e ramo
e si sperde nell'aria...

Le parole nostre
                          meno leggere
sono bolle di sapone incolore
che si sciolgono nel respiro..
      Dietro non lasciano niente.
Le domande tue
figlie di un mondo sconosciuto e strano
sono piombo che il mio cuore fonde
nel tormentoso fuoco...
Solo i filosofi inventano risposte..
 cataste di parole
che nessun fuoco potrà mai incendiare.


2)...........

 S'impiglia
il profumo dei tigli
testimone di qualcosa che non so ridire.
Oltre il balcone
il Pittore ha colorato il monte....
Diversi sono i colori del ricordo
le selve vibranti
i ciottolosi torrenti
lo scroscio dell'acqua
il canto dei venti...
e quella mano chiusa nella mia!
Non hanno profumo le memorie
chiuse dentro gli anni
né i colori
né i rumori delle native selve...
né i giorni tra queste  pareti
che il tiglio impregna di nostalgico piacere.


3)...........

Il cielo ha sottratto questa sera
perle e coralli al mare!
Si specchia sui balconi fioriti
nei giardini ombrosi si scolora.
Ha lustrato la cicala
l'archetto al suo violino
e nuovo canto intona il merlo
per l'ultimo saluto alla giornata.
     Non trova parole il Poeta
a degna lode di tanto splendore
solo un languore d'estasi
nell'animo e nel corpo...
lo desta la fuga del tempo
l'umana scontentezza
dei naturali limiti.
Sublimarsi vorrebbe la parola
fatta di soli suoni....
    Può il Poeta con armonia segreta
    entrare in simbiosi
    con l'opera sublime del suo Dio?

Edda Conte  2018




9 commenti:

  1. Mi sembra che l’autrice giochi a formulare domande le cui risposte già le appartengono: caducità delle cose, compreso il canto di cicale, parole come gocce che si sciolgono, il greve di cataste filosofiche, caducità del tempo stesso, un tiglio che illude poiché s’impiglia di profumo e di nostalgico piacere impregna.
    Profonde considerazioni senza retorica, filosofiche risposte; bastano le dipinte immagini oltre i balconi e i suoni fusi nella tela, a far comprendere, sentire, il respiro di un Poeta, anche se il cielo si scolora, nei giardini ombrosi, lasciando l’estasi nel corpo e nell’anima, lì dove origina, simbiotica, la melodia di un canto. Complimenti, Edda, per i pennelli della tua anima. Emanuele Aloisi.

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  2. Edda Conte in queste liriche profonde e molto raffinate interpreta con le parole la dimensione dei limiti umani delle parole stesse.
    L'impossibilità è di uno sperdersi nel vento in una bolla di sapone, senza tracciati progettuali, bensì con la consapevolezza di non trovare risposte al nulla del divenire.
    Un dipinto naturale e un profumo sono testimonianze di ricordi senza rumore, né tempo, che solo il tiglio raccoglie e completa.
    L'inaccessibile pertanto compie il trittico dell'impotenza poetica di Edda che soffre la solitudine dei suoni e si appella alla divinità dei misteri quale ultima spiaggia.
    Dunque sensibilità irraggiungibile di una poetessa autenticamente indecifrabile.

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  3. Grazie Emanuele!. Felice di averti incontrato su Leucade.
    Grazie per le tue parole, per i tuoi scritti e quello che ne traspare.
    Cordialmente, Edda.

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  4. Mi sembra quasi ovvio, ma è tuttavia doveroso e anzi piacevole, dedicare poche parole di riconoscimento ai miei due amici, che così bene dimostrano di conoscere me e i miei versi. Entrambi sanno cogliere anche le sfumature della mia Poesia, che da sempre è e rappresenta il canto- ed il pianto- dei miei giorni.
    Grazie Nazario e grazie Marco!
    Edda.

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  5. “Invidio la cicala…”, il suo leggero gaio cantare, così inutilmente etereo rispetto alle parole umane, che pur sanno essere evanescenti e luminose, poetiche, come le bolle di sapone: splendida immagine e riflessione su noi stessi, il nostro esserci, il nostro interrogare senza risposta, il nostro dire solitario. Così i ricordi, che non svaniscono, nonostante il tempo, ma che svaporano “come il profumo dei tigli”, carichi di nostalgia, e che ci ricordano la fuga inesorabile del tempo. Ah, la consapevolezza della solitudine e dell’impotenza!, pur nella nostalgia-languore ed estasi- dell’infinito che la parola poetica vorrebbe far vivere armonicamente in simbiosi con l’opera del divino…

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  6. Io "conosco" l'amarezza della quotidianità di mia mamma. Ma quando leggo/rileggo i suo versi, mi accorgo come su quel deserto fioriscano, anzi eruttino, la bellezza ed il canto, che mi fanno tornare il sorriso e la voglia di vivere
    Grazie mamma
    Isabella

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  7. Quando le parole riescono a trasmettere sentimenti grandi e profondi, come comprensione partecipazione e amore, si può rispondere solo con una parola di uguale intensità: grazie!
    Grazie alla cara amica Ferraris
    Grazie alla amata figlia Isabella.
    Edda

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  8. Carissima Edda , come sempre quando leggo le tue poesie, si sprigiona verso di me una sinergia , un "qualcosa " che riesco ad afferrare in volo... Mi colpisce il canto, dopo il tramonto, della cicala , una viva e precisa similitudine ; ed anche quel "mondo sconosciuto",quel "qualcosa che non so ridire", che la poesia può aiutare ad accogliere, perchè il verso va oltre la capacità razionale, penetra in un significante , un "sentire" misterioso e imperscrutabile , vivido ed intuitivo. Lo sappiamo, cara Edda, in alcuni frangenti il Poeta può non trovare le parole, ma le trasforma in suono, canto , respiro. Oltre il ricordo, le memorie, quello che resta è l'immagine vera di una mano chiusa nella tua.

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  9. Carissima Nadia è la tua sensibilità, è la nostra amicizia, che coglie al volo i significati nascosti nelle parole della poesia. E infatti spesso i miei versi sono il racconto della mia vita.
    Ti ringrazio e ti abbraccio.
    Edda.

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