martedì 29 gennaio 2019

CLAUDIO FIORENTINI: "TESTO DI ECHOES, DEI PINK FLOYD"

Claudio Fiorentini,
collaboratore di Lèucade


Mi è capitato, già in altre occasioni, di parlare di poesia nel rock. Oggi propongo il testo di Echoes, dei Pink Floyd.

Lassù l'albatro rimane sospeso a mezz'aria,
e giù nel profondo di onde fluttuanti
in labirinti di caverne coralline
l'eco di un tempo remoto giunge
tremante attraverso la sabbia,
e ogni cosa è verde e sommersa.
E nessuno ci mostra alla terra,
nessuno conosce il dove o il perchè
ma qualcosa si agita, qualcosa si muove
e comincia a scalare la luce
Sconosciuti camminano per strada
per caso due sguardi separati si incrociano,
e io sono te, e tutto ciò che vedo sono io,
e ti prenderò per mano
per condurti in questa terra,
e per aiutarmi a capire per quanto mi è possibile
E nessuno ci fa segno di muoverci,
nessuno ci fa abbassare gli occhi,
nessuno parla, nessuno cerca,
nessuno vola intorno al sole
Senza nuvole, ogni giorno, ti mostri ai miei occhi al risveglio,
invitandomi e incitandomi ad alzarmi,
e attraverso la finestra, sul muro
ondeggiano sulle ali della luce
un milione di brillanti ambasciatori del mattino
E nessuno mi canta ninne nanne,
nessuno mi fa chiudere gli occhi,
così spalanco la finestra
e grido il tuo nome fino al cielo.



1 commento:

  1. Si congela il tempo e nell'immobilità assoluta s'alza l'interrogazione sul perché della vita. L'uomo alza gli occhi al cielo e incrocia uno sguardo misterioso cui chiede di aiutarlo a comprendere: "e io sono te, e tutto ciò che vedo sono io, / e ti prenderò per mano / per condurti in questa terra, / e per aiutarmi a capire per quanto mi è possibile". Non è lo sguardo di Dio, ma quello del suo doppio metafisico con cui chiede ardentemente di entrare in simbiosi: "così spalanco la finestra / e grido il tuo nome fino al cielo". I Pink Floyd, una band straordinaria che ha dato vita ad una ricerca filosofico-musicale e metafisica di eccezionale valore.
    Franco Campegiani

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