giovedì 3 gennaio 2019

SAURO DAMIANI LEGGE: "L'AZZARDO E L'AMORE..." DI FLORIANO ROMBOLI


FLORIANO ROMBOLI, L’azzardo e l’amore. (La ricerca poetica di Nazario Pardini), The Writer Edizioni, Rende, 2018,
di Sauro Damiani

Floriano Romboli, studioso noto per i saggi su vari classici della letteratura italiana, ha sempre amato esercitare la sua intelligenza critica anche su autori “minori”, e tuttavia interessanti, che, pur esprimendo il radicamento in un luogo e una cultura particolari, sono anche capaci di aprirsi alle voci più significative della cultura europea. È il caso di questo libro dedicato alla ricerca poetica di Nazario Pardini, un poeta e scrittore pisano, noto anche al di là dell’ambito locale, e che sempre più si è rivelato una personalità poetica di tutto rispetto. E questo perché, pur nella lunga fedeltà alle radici, ha saputo evitare il soffocamento dell’asfittica chiusura provinciale, nutrendo la sua poesia di quanto di meglio e di più avanzato è stato fatto in Italia e fuori. È quanto, con la consueta maestria, mette in luce Romboli ne L’azzardo e l’amore (bellissimo titolo che sintetizza il rapporto fedeltà/apertura), opera che prende in esame l’intero percorso poetico di Pardini, perseguendo un ideale di critica “dolce”, come l’autore lucidamente scrive nell’utile “Avvertenza”. Dolcezza che si rivela anzitutto, e con evidenza, nell’ampio uso di citazioni. Romboli sembra dire che il compito del critico è quello di essere umile servitore e che il protagonista è il testo poetico. Il che non significa sottovalutare la funzione critica,  ma solo ricondurla alla sua autentica dimensione ontologica. Siamo agli antipodi della concezione che ha dominato nei decenni passati con lo strutturalismo e il formalismo, espressioni, a ben vedere, di un nichilismo di fondo. Romboli è culturalmente e criticamente ben armato, la sua analisi penetra nelle più intime pieghe del testo, ma i suoi raffinati strumenti non vengono mai esibiti: sono sempre mezzi, non fini. Il centro è la poesia di Nazario Pardini, quale si è concretizzata nelle sue numerose raccolte. Numerose ma che tuttavia, scrive Romboli, mostrano “un alto grado di organicità ideale e di coerenza problematica” (p. 17), anche se “ogni raccolta rivela caratteristiche proprie, una fisionomia specifica” (p. 56). L’elemento di continuità fra di esse è limpidamente sintetizzato a pagina 59: “interesse per la vita della natura, autobiografismo, riferimento alla grande poesia classica e moderna, moduli compositivi”.  A proposito di questi due ultimi aspetti, Romboli ci dona un’osservazione di notevole interesse storico-critico. Rileva infatti che, passata la stagione del Romanticismo, centrata sul predominio della soggettività, si è tornati, “neoclassicamente”, ad apprezzare l’ars “e il valore di una scrittura tramata di riferimenti alla tradizione, in un dialogo cólto e fecondo con i grandi del passato” (pp. 47-8). È proprio il caso di Pardini, il cui lirismo si oggettiva e articola in forme classicamente sapienti, che Romboli illumina con oculata acribia. Ecco così, pur nel prevalente versoliberismo, l’uso di rime e rimalmezzo. Ecco l’uso di un lessico colto (“speme, riede, spirto, indarno, rubro”): lessico che, in un doppio livello linguistico, contrasta, modernamente, con “termini di livello popolare-gergale, tecnico-agreste (“butti, frummia, vettino, fumio, scricchio”) (p. 16).
     Gli altri due elementi di continuità nella vasta produzione di Pardini, che si dispone in un arco di venticinque anni, dal 1993 al 2018, sono, come abbiamo visto, l’interesse per la vita della natura (che assume anche una “declinazione ecologistica” (p. 81) e l’autobiografismo. Opportunamente Romboli parla di “vivace descrittivismo naturistico, tipico del primo momento” dell’arte di Pardini (p. 61), che presto sarà arricchito da un’attitudine “teorico-meditativa” (p. 60). Emerge così nel poeta pisano uno dei temi più fecondi della cultura e poesia moderna, la “tensione fra natura e civiltà” (p. 58). Per l’Italia si veda, ad esempio, Pascoli. Non sorprende, allora, l’interesse di Pardini, nel corso degli anni fattosi sempre più vivo, “della tematica politico-sociale”, la passione per l’attualità, la scelta di campo, l’orientamento ideale, che sfocia nell’elogio delle libertà democratiche e nel rifiuto di ogni demagogia. Illuminando, come del resto in tutto il libro, il rapporto fra contenuto e forma, Romboli nota come in parallelo con l’emergere di questi interessi, nella poesia di Pardini si assiste a una “maggiore discorsività linguistico-espressiva” (p. 81), ulteriore conferma della padronanza dei “ferri del mestiere” da parte del poeta pisano.
     Questo allargamento e approfondimento degli interessi e temi da parte di Pardini trova nel mito, e soprattutto nella figura di Ulisse, uno dei momenti di più denso significato. Ad esso Romboli dedica il capitolo forse più intrigante e di più ampio respiro culturale dell’intero libro, tutto tramato di pertinenti e sottili connessioni, che evidenziano con efficacia, nella figura dell’eroe greco e nel capitale tema del viaggio, gli elementi che hanno nutrito e vivificato la migliore cultura europea – da Dante a Tennyson, a Kavafis – e che Pardini riprende e personalizza con intelligenza.
     Il sesto e ultimo capitolo di L’azzardo e l’amore è dedicato a La poetica e la critica di Nazario Pardini. Sospendendo per una attimo, come già altre volte, l’indagine puntuale sui testi, Romboli compie un’interessante excursus teorico. Questa volta l’oggetto è il termine “poetica”, dal nostro storicizzato accuratamente con il riferimento al pensiero di insigni studiosi italiani. Più che di “poetica”, a Romboli sembra opportuno parlare di “idee di Pardini sulla poesia”, quali si sono evidenziate in molteplici scritti. Per Pardini la poesia “è la maniera più nobile di riconoscersi umani” (p. 133). Essa opera – rileva Romboli – “sotto il segno dell’antitesi” (p. 136).  Infatti, esattamente come nella pratica poetica, anche a livello teorico il poeta pisano valorizza sia “lo scatto irrazionale” sia “il ruolo disciplinatore e regolativo della cultura” (p. 136). Interessante è anche il delinearsi, seppure per frammenti, di “un’estetica del ricordo”, che, ancora una volta, contribuisce a inserire Pardini nel vivo dei temi più cari alla letteratura moderna e contemporanea.
     Anche questo libro conferma il valore di Floriano Romboli, la cui serietà, onestà, umiltà, accompagnate da ampiezza di orizzonte culturale e rigore storico-critico, costituiscono una specie di elogio dell’ombra, che per antitesi illumina nel suo massimo splendore ciò che veramente conta: la poesia. Perché è di essa che abbiamo un vitale bisogno. Oggi più che mai.

Sauro Damiani

2 commenti:

  1. Splendido! Rita Fulvia Fazio

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  2. si fa presente al "critico" che la poesia di Pardini ha ottenuto risultati che travalicano i confini nazionali. Laurea ad Honorem dalla università pontificia di Roma, Premio Calliope nel salone dei CINQUECENTO FIRENZE, Premio LIBERO DE LIBERO; tradotto in inglese, spagnolo, francese... Che Damiani si legga la poesia di Pardini, ad esempio l'ultima sua creazione I DINTORNI DELLA SOLITUDINE: avrebbe molto da imparare, soprattutto a livello espressivo, dacché io conosco lo stile piuttosto prosastico e ingarbugliato di Damiani, avendo fra le mani il suo libro. Pardini con la sua generosa critica ha dimostrato ancora una volta la sua magistrale competenza ma, al contempo, la sua bontà valutativa, scaturita da un animo nobile. Io avrei messo in evidenza il campo ristretto e locale in cui opera tale autore...
    Rodolfo

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