Fulvio
Castellani: Impronte sulla carta.
Carta e Penna. Torino. 2018
Edizione riservata agli amici. Questo riporta
il testo in quarta di copertina, ed io sono orgoglioso di essere considerato
tale da Fulvio Castellani, scrittore di lungo coso, giornalista, poeta,
saggista; famose le sue interviste a personaggi celebri del mondo culturale
attuale. Impronte sulla carta, il
titolo. Un titolo che ci avvicina da subito a quelli che sono i contenuti
trattati: pensieri, riflessioni, considerazioni, constatazioni, appunti di
viaggio. Diversi i brani. Pillole,
Servono le prediche?, Asini, somari e uomini, Dalla favola alla vita, Ricordi e
stupori, Definizioni, Presunzione o ingenuità, Parole e vocabolario, Di
professione scrittore, La bicicletta di mio padre, Stupidità e presunzione, Un
pensiero sulla poesia, Il giornale delle favole, .... Poesia come missione,
Eluard e Baudelaire, Pseudo-lettori e libri oggetto, Dei premi letterari,
Silenzio e parola poetica, Distensione a aggressività, Le pietre di Pablo
Neruda, E’ bello mungere, Un’oasi per i bambini, Una commozione fuori luogo, fino
all’ultimo titolo a chiusura: Allo
specchio.
Ce n’è per tutti i gusti: per la poesia: “... Dal mio punto di vista ritengo
che la poesia sia un soffio di luce
intima, eclatante quanto basta per accendere il proprio io e farlo navigare a ritroso nel tempo ed a metterne in
evidenza emozioni che ritornano, sensazioni mai spente, ricordi, ricordi di
un attimo appena trascorso, di una
persona che si è da poco assentata, della mamma e del suo sorriso....”; sui comportamenti
umani in questo pazzo mondo; sulla cultura e sugli scrittori storicizzati; sui
Premi letterari: “... Forse allora gli organizzatori dei grossi premi, gli
editori ed i fruitori stessi del libro si accorgerebbero che non esiste un
“grosso nome” se non c’è anche il “piccolo nome” e che per essere “arrivati”
bisogna che alle spalle ci siano in “non arrivati”, a patto però che questa
selezione sia veritiera e derivata dai valori effettivi degli scrittori e non
costruita a misura di una commercialità a senso unico, superficiale e
decisamente...telefonata. Forse il gioco potrebbe valere la candela, ma ...”;
sulla lingua e l’uso delle parole spesso tradito da avventure senza senso: “...
Mi auguro di non essere presente e partecipare, mio malgrado, ad un tale
suicidio, ad una tale vuotaggine, a simile annegamento di quel nostro splendido
vocabolario costruito con tanta meticolosità ed acume in anni e anni di
ricerche e di lavoro certosino.”. Un vero zibaldone dai contenuti più vari:
essere scribacchini, le contraddizioni
della donna, le lacrime per un vecchio aquilone, documenti popolari da salvare,
lo scrittore “arrivato”, la fretta del progresso, tradimento dal latino tradere
(consegnare), Elio Filippo Accrocca e la poesia, ha un senso scrivere
poesia?, l’io poetico e l’egocentrismo,
e citazioni, citazioni, nomi illustri di prosa e poesia. Il tutto in linguismo
paratattico, breve e incisivo; una vera apertura di un uomo aduso alla
scrittura, che raccoglie les pensées
d’une vie, e lo fa improntando sulla carta tutto se stesso, la sua
storia, il suo pensiero e la sua filosofia frutto di anni di presenza in campo
letterario. E non è da poco aggiungere che in certi momenti del libro, quando i
fatti riguardano il nostro più direttamente, il racconto si fa lirico, e il
ruscello della scrittura corre chiaro e gorgogliante verso il mare dei ricordi.
È lì che Castellani costruisce dei veri pezzi di prosa poetica.
Nazario Pardini
RICEVO E PUBBLICO
RispondiEliminaMi sembra doveroso congratularmi per questo suo libro con Fulvio Castellani che da tanti anni si adopera a promuovere autori semi-sconosciuti come me con le sue interviste. Sono rimasta tuttavia un tantino sconcertata dal fatto che dei tanti che lui ha omaggiato con la sua penna nessuno si sia fatto vivo in questa circostanza per esprimere con un rigo la propria stima. Sarebbe stata soltanto l'occasione per dimostrare la propria riconoscenza. Complimenti ancora!
Carla Baroni