Un viaggio verso la spiritualità, verso
le vette del Cielo, le isole del golfo Borromeo, per scansare Il vortice dei venti, la poetica
di Franco Comini
Credo che per gustare nella sua
interezza la poetica di Comini non si possa limitare l’attenzione ad un solo
testo, compreso il nuovo che abbiamo sotto gli occhi, ma che sia necessario
allargare lo sguardo all’intera produzione per comprenderne il messaggio, la portata spirituale e
formale. Solo così possiamo conoscere il filo conduttore, il leitmotiv, il patema esistenziale e le scosse emotive che
si fanno portatrici epigrammatiche del suo nuovo lavoro editato per i caratteri di Guido Miano, dal
titolo CANTO DI FELICITA’. Ed è proprio la felicità, questo sentimento, questa
isola tanto lontana dagli sguardi degli umani che il poeta sa raggiungere ed
abitare con tutta la sua passione per le
acque e la natura del suo lago; con le immagini che il poeta si porta dietro
incastonate nel cuore. Sì, perché Comini l’ha impresso nell’anima lo sguardo di
quelle acque, le sponde, le rive, il canto degli uccelli e lo svolare degli
acquatici. Tutto è con lui: la bellezza e la purezza del Creatore, ogni
squarcio di vita, ogni abbrivo panico: “Nel dolce crepuscolo della sera/i colori variopinti della
natura in fiore /si specchiano nelle acque increspate/del lago in continuo
fermento di vita/tra le isole del golfo Borromeo /e una sempre viva e incantata
Stresa” (Una nuova primavera, Da Sull’onda della felicità, 2018). Tutto
contribuisce a scatenare le emozioni che si fanno terreno fertile di canti
zeppi di spirito e di armonie: E’ gioioso vedere/sulle spiagge del lago,/di una
sempre viva Stresa,/ il gioco di tanti bambini/rendere d’incanto la vita estiva
della città,/ circondata dai colori della natura,/come germoglio di una
vita/che sboccia, foriera di serenità (Natura in fiore, Da Nell’immensità di un lago stupendo, 2018). Luce, serenità, vita
estiva, colori della natura, germogli, tante visualizzazioni emotive che danno
corpo alle sensazioni di un poeta che porta in animo tanta sensibilità da
contaminare tutto un viaggio di pura, semplice e allegra poesia: “Corre sulle
bianche rive del lago,/la luce incondizionata dell’alba/a baciare le vele
colorate/che solcano le acque increspate,/aprendosi a ventaglio/tra le tenue
tonalità dell’arcobaleno,/dove volteggia nell’aria/la voce di una pura,
semplice e allegra poesia (Un tenero bacio, Da Luci di un brillante lago, 2016). Ed è proprio la questione
della metapoesia uno dei punti caldi della poetica di Comini: la ri-valutazione
della poesia come spiritualità, bellezza, purezza, contro la materialità
contaminante la società contemporanea. Una visione che ci porta all’opera di
uno dei più grandi scrittori dell’ottocento francese: Alfred de Vigny
(1797-1863), che nella sua principale realizzazione artistica 2)(Chatterton), simboleggia nel personaggio
principale il paladino di tale visione
contro il materialismo dell’economia incipiente della Rivoluzione
industriale, rappresentato in John
Bell. Si tratta di poesia, di
apologia del canto, di élan, di
espansione, di evasione. Non è di certo improprio citare tale autore, che fece
della sua opera, un manifesto a difesa dell’arte di Orfeo, in un tempo in cui il materialismo,
coll’affacciarsi della borghesia capitalistica, prendeva sempre più campo: 1“Chatterton vive in affitto nella casa di un borghese
benestante John Bell, ed è un giovane poeta povero, innamorato perdutamente
della di lui moglie Catherine detta Kitty. Un amore romantico, reso impossibile
dalla moralità della donna, che pure contraccambia il sentimento. La fine è
tragica: il giovane si avvelena, e la donna muore di dolore sul suo cadavere”.
E’ un j’accuse al potere per l’incomprensione del ruolo del poeta nella società
capitalista; a un potere che annienta la creatività e l’intelligenza; ne deriva
un’analisi attenta della condizione sociale del tempo, della
situazione familiare, e degli intrighi obliqui che inquinano la vita di coppia
della borghesia. Ci sono già, qui, accenni a quel substrato di perversione
psicologica, che sarà soggetto poi della grande drammaturgia europea fra Otto e
Novecento, da Ibsen a Strindberg, da Čechov a Pirandello. La povera Kitty
appare “tremante al cospetto del marito”, un marito «avaro e geloso, brusco nei
modi», ma in realtà di carattere servile e remissivo di fronte ai forti. Questo
riporta Vigny: “John Bell è propriamente l’egoista, il burbero calcolatore;
servile con i grandi, insolente con i piccoli”. Sicuramente lo scrittore ha in
mente di delineare il prototipo del capitalista negli anni della nascita della
rivoluzione industrale in Inghilterra.
E
concluderei con questo scritto che raccoglie nella sua essenza l’entusiasmo, il
dramma, la spontaneità dei sentimenti, il significato profondo della posizione
del poeta, espressi da Vigny in un linguaggio tanto sentito quanto visivo:
“Sì
le Romantisme, comme aucun mouvement, a voulu voir dans la poèsie un absolu du
bien e dans le prosaisme un absolu du mal, s’il a traqué la platitude avec une
sorte de fanatisme, Chatterton, qui incarne cet enthousiasme et en accepte les
consequences, nous renseigne incomparabilment sur la tragedie du poète, sur le
drame d’un esprit qui cède à la tentation dèmesurée de ses rêves” (F. Germain: Chatterton et Quitte pour la peur, Paris, Garnier Flammarion, 1968, pp. 19). 3)“Se
il Romanticismo, come nessun altro movimento, ha voluto vedere nella poesia
l’assoluto del bene e nella prosa l’assoluto del male, se ha tracciato la
banalità con una sorta di fanatismo, Chatterton, che incarna questo entusiasmo
e ne accetta le conseguenze, ci dice incomparabilmente della tragedia del
poeta, e del dramma di uno spirito che cede alla tentazione smisurata dei suoi
sogni”. Rifarsi a questa citazione significa andare a fondo nella poetica di Comini.
La sua è una confessione popolare dei suoi stati emotivi. E quello che domina è
la musicalità, la spontaneità,
l’intenzione di comunicare con immediatezza stati emotivi al pubblico più
semplice. Ma intendiamoci bene, con ciò non vogliamo parlare di semplicità
sotto un aspetto negativo, al contrario di quello stadio espressivo che si
raggiunge dopo anni di lavoro e di maturazione, quando ci accorgiamo che la
semplicità è l’arma dei vincenti: Il linguaggio si
abbrevia o si allunga per seguire gli input emotivi del poeta che, quando la
parola ha bisogno di slanci concretizzanti, ricorre a sinestetici allunghi o a
figure retoriche che diano sostanza ai versi; anche se pochi sono gli
interventi figurativi di Comini, considerando la sua poesia composta di
iuncturae semplici e spontanee; di espressione diretta e concisa. Un mix
di visioni e di emozioni, di panorami e scarti interiori che, associati verso
un’unica direzione, danno forza e compattezza ad una romanza dal sapore wagneriano.
E’ qui che il poeta gioca tutte le sue carte, è qui che si inebria, incamera, e
interiorizza, in vista di una poesia di rara portata lirica; di erotica
metamorfica inclusione dove eros si fa attore primo stimolato dall’onda che
porta lontano il pensiero…: “L’onda porta lontano/il pensiero e l’amore/ che
non cesseranno mai /di esistere in te, per me/dolcezza della mia vita (Tutto
riecheggia sul lago, Da Nell’immensità di
un lago stupendo, 2018). Il prevalere di settenari nel reticolato
versificatorio contribuisce ulteriormente a dare euritmia al canto; a dare
scorrevolezza e musicalità all’impianto metrico. Una silloge polivalente,
plurale, quindi, che con suoi diversi temi dà forza e personalità allo
spartito. E’ opportuno, comunque,
per una lettura esegetica puntuale della poetica di Comuni, iniziare da una pericope tratta da una mia recensione:
“Silloge compatta, articolata, proteiforme, che, divisa in due sezioni (Nuove poesie e Altre poesie), si
sviluppa su uno spartito ancorato alla fede, all’amore, ad un credo verso la
gloria dei Cieli. Non per questo il poeta vorrebbe dagli uomini una vicinanza
più stretta al messaggio divino. “Il vortice dei venti/mio immenso Signore,/ porta
battaglie e guerre/ contro le avversità che la vita/ mi pone d’innanzi,/ nel
cui contesto si crei la pace/ che dia respiro alla mia e alle anime/ di tutti i
viventi” (Giustizia). Partire da questa poesia incipitaria significa andare fin
da subito nei meandri più reconditi, negli intenti parenetici di un poeta che dà tutto se stesso
al Supremo in un empito di forza trascinante. Amore, pace, serenità;
invocazione a ché tutte le anime possano godere del respiro del Signore; della
sua mano benefica portatrice di quiete a tutti i viventi. Giustizia. Questo
chiede l’autore in un mondo che sembra indirizzato verso battaglie e guerre;
verso le avversità che la vita ci pone innanzi.
Nella Tua giustizia mio Dio,
il titolo della silloge di Claudio Comini, che, con limpidezza formale, reifica
propositi e sentimenti con immediatezza, senza smarrirsi nella palude dello psicologismo, negli
astrusi epigonismi, affidandosi ad un
dire di effetto contrattivo ed estensivo; accompagnando gli input di un animo
tutto vòlto a confessare i suoi patemi spirituali…”. Iniziare da qui, significa
andare da subito a fondo nelle
meditazioni dell’Autore, nel suo discorso introspettivo. Ad aiutarmi in
questa ricognizione sono di sicuro i diversi volumi che mi ha fatto pervenire: La luce del cielo, 2011; Luci di un
brillante lago, 2016; Nell’immensità di un lago stupendo, 2018; Sull’onda della
felicità, 2018; Il percorso poetico, 2019; Crepuscoli su Firenze, 2019; Parole
d’amore, 2020; Nella tua giustizia mio Dio, 2020. Le chiavi di lettura di
questa abbondante produzione possono essere diverse: antropologismo, naturalismo,
psicologismo, spiritualità; ma soprattutto due sono i codici per decriptare l’alfabeto polimorfico del percorso: la natura
e il divino, che poi si potrebbero ridurre ad una sola, in quanto il poeta fa
del panismo una base essenziale per la sua ascesa; per elevarsi alle soglie di
Dio. Già partendo dalla prima opera (La
luce del cielo), e leggendo le poesie che la compongono, emerge una ricerca
spirituale che, nel suo empito corale, associa
frammenti naturali (fiumi,sorgente, luce, prodigi, vento, sole, acqua, neve…) alla luce del Creatore che tutto
domina e guida. Un insieme che scaturisce da un animo vòlto alla pace che dà
vitalità al cuore della gente: “Sono passati secoli,/ ma la Tua luce è sempre
viva/ nel cuore delle persone/ a te devote, anche se la realtà presente/ tenta
di disturbare e allontanare l’uomo/ dalla limpidissima sorgente/ del tuo
immenso sapere…” (Ancora nel tempo).
Il poeta fa dei suoi luoghi, delle sue endemiche visioni, le reificazioni della
potenza divina. Proseguendo ci imbattiamo nella seconda opera (Luci di un brillante lago), dove Comini
unisce le immagini del lago Maggiore (Angera, Luino, Caldè, Isola dei Pescatori,
Maccagno, Isola Bella…) ad un afflato di metamorfica inclusione paesaggistica
che lo prende e lo trascina in un eterno spiro di giovinezza: “Sei tu l’amica
infallibile/dei miei pensieri,/ dei miei versi/ che corrono liberi come il
vento/ e nulla possono contro il tempo…” (Natura).
È qui, sulle rive del suo lago, tra i paesaggi che lo attorniano, e i rumori
profumati e leggeri degli alberi, che il poeta si sente a suo magio, dando il
meglio di sé, con versi di rara potenza lirica. Ed è qui che riesce a
mischiarsi con una natura polivalente, dimenticando le aporie degli uomini. La
stessa fusione fra natura e poesia continua nella silloge del 2018 (Nell’immensità di un lago stupendo),
dove il poeta vive un amore avvolgente
fra le bellezze del creato e la donna amata che ancora di più brilla di luce
propria in una primavera appena iniziata: “Mia dolce Letizia/ tu che avvolgi il
calore del sole/ in questa primavera appena iniziata/ sulle placide acque del
lago dorato….” (Oggi ancora tu). Assistiamo
poi, in questo excursus poetico, all’immersione
del poeta nei miracoli che attorno gli si dispiegano esplosivi Nell’onda della felicità. Un sussurro, un
élan verso l’azzurro, una contaminazione floreale per un poeta sperso negli àmbiti
del creato: “Scenario, Una finestra
aperta sul lago, Una nuova primavera,
Come un sogno, La quiete sul viale, Colori sul lago, Come una farfalla, In riva
al lago…”, ogni palpito si fa fresco e avvincente; e la natura sembra che
prenda per mano il poeta e lo porti tra
i meandri policromi di un lago che rispecchia la sua anima: “Tutto
specchia in panorami bellissimi/ su un lago incantato/ tra l’inconfondibile e
fiorente natura…” (La luce della natura).
D’altronde basta leggere qualche lacerto tratto dagli scritti dei critici di Percorso poetico, del 2019, per rendersi
conto della pluralità del viaggio di Comini. Prendiamo a conferma un frammento
dello scritto di Pasquale Martinoli: “Comini,
il poeta che fa il portinaio Castelveccana da autore per hobby alla
consacrazione nell’élite dei versi sulla Storia letteraria del XX secololo:
“… Il suo nome compare infatti, con biografia e giudizio della critica, accanto
a quello di autori celebrati e il merito di questa sorprendente-nomination- è
tutto racchiuso nella sua vocazione espressiva, coltivata da autodidatta, dando
sfogo… <<allo sfogo dell’anima>>”. Per quanto concerne l’opera del
2019, Crepuscoli su Firenze, l’anima del poeta si fa coinvolgere dalle
peculiarità della città del giglio, e con intelligenza emotiva prende il
pennello, disegnandone gli angoli più belli e famosi: Firenze: “Ci si immerge in te,/ simile ad un fiore,/ circondato dai
petali/ fatti di arte e poesia…”; Piazza
della Signoria: “D’incanto ti trovi di fronte Piazza della Signoria./ E il
cuore si ferma…”; Santa Maria Novella:
“… Subito, allora, ti immergi tra gente/ dal sorriso gioviale e comunicativo e
ti senti a casa”. Ma è in Parole d’amore
che il poeta si abbandona ad una confessione di erotico stupore per Letizia, la
donna amata. Il lago fa sempre da cornice ai palpiti emotivi, alle effusioni
sentimentali dell’autore: “Sul lago in quel giorno/ una brezza spirava/ e la
tua viva felicità/ irradiava gli angoli più nascosti/ del mio cuore…/ attimi
eterni accanto a te,/ mia cara e dolce Letizia/ la cui parola era di una gioia
infinita” (La gioia). Bontà, armonia, umanità, gentilezza, sono
gli appellativi che più si addicono a questo scrittore che coi suoi versi
semplici e incisivi, fuori da ogni parafrastica complicazione, ci spiattella su
un vassoio d’argento un animo pulito, fresco e generoso, disposto e disponibile
a migliorare il mondo, la gente con la sua spinta verso l’azzurro. Chiudere il
cerchio con un breve frammento tratto dalla mia esegesi su Nella Tua giustizia mio Dio, con cui ho iniziato il mio scritto, significa
rifinire il significativo apporto di un Autore polivalente al mondo della
poesia; la sua semplicità espositiva; la pluralità della sua ispirazione: “… Con
il lago che si fa epicentro di fede e di speranza e con Elegia d’autunno, il
poeta chiude l’opera, affidandosi ad un
canto di rara suggestione lirica che amalgama nel suo empito emotivo la
tristezza di una stagione con la solida fede in una rinascita oracolare:
“rispunterà nuovamente l’allegria, nei campi ora spogli”. Come non è improprio riportare la poesia
eponima della silloge in questione (CANTO DI FELICITA’) con cui l’Autore mette
in risalto il percorso naturistico-ontolgico che segna il copyright del suo stile:
“Su verdi e colorati sentieri,/s'ode l'eco della tua
incontrastata,/dolce e melodiosa voce, accarezzare/e cantare nel tempo,
all'amico,/le lodi più suggestive della primavera/che si apre sul lago/tra le
tenue tonalità di una natura/sempre in germoglio di vita (Canto di felicità, Da
Luci di un brillante lago, 2016)
Nazario Pardini
1
Da Nazario Pardini. “LETTURA DI TESTI DI AUTORI CONTEMPORANEI” VOL. III, 2019.
2) Nazario Pardini. Dalla tesi di laurea: Alfred de
Vigny-Chatterton, Relatore Chiar.mo Prf. Alan Freer, anno accademico 1970 - 71
3) Traduzione di Nazario Pardini
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