GIOSOFATTE
FRISINA – NEL SOGNO DELLA VITA
Maria Rizzi, collaboratrice di Lèucade |
Ho letto
attuale, non giovane a livello anagrafico, che
dimostra, come asseriva Jacques Brel ne “La canzone dei vecchi amanti”, che ‘ce
n’è voluto di talento per invecchiare senza diventare adulti.”
La raccolta, divisa in due parti, vede un primo
gruppo di liriche
dedicate all’aurora dell’esistenza, all’amore,
il primo e unico:
“Della
vita sull’erto cammino - tratti da “Il Dono”
c’incontrammo e ci demmo la mano
io per te sono il grande sultano
tu per me la mia grande regina”
Versi che attingono al metro classico e
prediligono il decasillabo, usato nell’800 da Alessandro Manzoni, ripreso dai
romantici e talvolta dal Pascoli. Non può stupire che le liriche del Frisina
abbiano stile aulico, visti gli anni in cui sono state concepite, stupisce
piuttosto la loro tendenza a innovare, a precorrere, a giocare sul timbro,
categoria estetica spesso ignorata, che conferisce armonia e variazione
all’interno anche di una stessa poesia. E’ incredibile trovare un componimento
del 21 febbraio
1957 intitolato “Natività”, che esordisce con
questi versi:
“La
vecchia poesia metto in soffitta:
non serve più.
La nuova Musa è un’atomica bum!
Solo
Picasso la può commisurar
col
suo compasso.”
Va precisato che il testo non ha carattere di
accusa, ma di autentico compiacimento. Il sorgere di una nuova era artistica
riscuote il plauso del Poeta, che sessantatrè
anni orsono era pronto
alle avanguardie, che sembrano nascere oggi.
Approvava forme di
crescita, di sperimentalismo, dimostrando la
propria straordinaria elasticità mentale, pur continuando a comporre con lo
stile elevato, solenne dei grandi della nostra Letteratura. Le sue liriche
evocano, in alcuni casi, i testi di dantesca memoria, per i preziosismi e per i
toni degni di risuonare in una reggia:
“D’un
mito l’immagine parmi
che eccelso pennello dipinge.
D’Omero risuoni nei carmi” -
tratti da “Dea Gelosia”
Ma Frisina amava suonare la sua cetra donando
alle note
musiche sempre diverse. Nella prima parte, che
suppongo copra molti anni di vita, troviamo numerose poesie di saudade,
struggenti e ispiratissime, nelle quali l’Autore visita le isole della memoria;
altre venate di pacata ironia e dolce disincanto, a sottolineare il suo modo di
porgersi ai versi e all’avventura dell’esistenza; e l’annuncio del filosofo,
che giganteggia nella seconda sezione della Silloge, soprattutto nei
componimenti dedicati al trascendente, al divino, che Jacopo Chiostri evidenzia
spesso nell’ introduzione.
Sotto l’arco dei lustri scorre il fiume
eracliteo, ‘nuovo ogni giorno’ e il Nostro incanta con liriche dove impera la
filosofia
morale, con i concetti di cos’è bene per
l’uomo, del rapporto con la libertà e la
giustizia:
“forse
il bene di fondo
è ciò che non è scelta:
purezza e indipendenza” - tratti da “Ricerca”
Muta il complesso degli espedienti stilistici,
con velocità sorprendente. Le poesie divengono brevi, moderne, ritmiche e
ricche di simbolismi. La Fede
è un progetto di vita, non una coperta per rimboccare gli errori.
“Ognuno
ha la sua croce - l’intera lirica “Il
Crocefisso”
ma val come si pone.
Qual segno di pietà
l’urna trascende
Riflessi
d’un divino progetto
il crocefisso.”
Mi piacerebbe proprio incontrarlo quest’Uomo,
che ha saputo distillare linfa artistica in tante primavere, muovendosi come la
marea, in sintonia con le proprie passioni, i propri valori, la propria etica.
Il libro è quanto mai didattico e sbalordisce che l’Autore non ne abbia
intenzione, nè cognizione. Frisina contempla, studia, ama e ci scuote i rami
dei cuori con soave
purezza. Ritengo giusto lasciargli la chiusa di
questo commento:
“La
verità non esiste - l’intera lirica “Pro Veritat”
solo le verità
che sono tante.
Come stormi sorvolano
il campo dei pensieri.”
Maria Rizzi
Ringrazio il nostro Nume Tutelare per la tempestività e l'affetto con il quale mi ospita sulla sua Isola e ne approfitto per ringraziare l'Autore che ha condotto nel corso di tanti lustri un percorso poetico assolutamente meraviglioso. Li abbraccio entrambi!
RispondiEliminaHai citato, Cara Maria, "La canzone dei vecchi amanti" di Jacques Brel, una delle mie preferite. Allora sono andata a curiosare in questa recensione della silloge di Giosafatte Frisina "Nel sogno della vita". Il ragazzo ultranovantenne che pubblica un libro di poesie ci emoziona e i temi da lui trattati, che tu ci presenti in tutta la loro purezza, sono la vita stessa, l'amore, il dolore, i propri valori.
RispondiEliminaUn abbraccio a te, Maria, che sai scandagliare i cuori, al poeta fanciullo e al nostro Condottiero.
Loredana D'Alfonso
Grazie infinite Lory, so quanto ami quella canzone e quanto vivi proteggendo i nostri anziani, pilastri di Cultura e di Storia. Sei un tesoro! Ti bacio.
EliminaMaria carissima,infiniti ringraziamenti da mio padre a cui ho mandato subito questo tua attenta e appassionata recensione. Grazie soprattutto per aver colto la sua ennesima giovinezza,al di là degli anni, ovvero la sua capacità di rinnovarsi nei contenuti e nello stile, dando un'impronta sempre più filosoficamente universale alla sua poesia. Come Jacopo Chiostri leggendolo sei riuscita a conoscerlo in profondità pur senza nemmeno incontrarlo una volta. Ovvio che gli fareste davvero tanto piacere se veniste a trovarlo...
RispondiEliminaUn grande abbraccio a te e a Nazario che ci segue sempre con affetto grande. Giusy
Non ringraziarmi, Giusy carissima, leggere il tuo papà è stato privilegio raro, a livello artistico ha saputo compiere un percorso al contrario, andando al passo con i tempi e studiando in modo 'matto e disperatissimo'. Vi bacio entrambi, aggiungo il nostro Jacopo e... quanto vorrei conoscere il signor Giosofatte!
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