Gian Pietro Bertoli
LA ZATTERA
Racconti sulla banda dei ragazzi dei “ghèt”
Recensione di Nazario Pardini
LA VITA, IL RICORDO, L’ARTE
Un
libro di racconti, una trentina, che si ciba del memoriale, dell’onirico, e di
un verismo tipo verghiano di Rosso Malpelo di
lavori minorili, in situazioni di emarginazione dove ragazzi di età giovanile
vengono sfruttati. L’autore racconta episodi vissuti in quella età, con un pizzico
di nostalgia e di saudade, per il tempo che fugge. Il periodo si estende in maniera
pulita e discorsiva, senza inceppi grammaticali o contorsioni morfosintattiche.
Si legge in modo veloce e coinvolgente dove lo scrittore anima dei suoi ricordi
uno scritto che in parte suscita emozioni per un’età che è fuggita e dall’altra
con un certo rammarico per i tempi in cui i ragazzi partecipi hanno sofferto.
Un
sentimento di nostalgia fa da sottofondo al tutto; d’altronde sentire tale
sentimento per i tempi passati è una cosa naturale, afferma uno scrittore che
“il dolore di un tempo passato si farà nostalgia per chi lo rivive al presente”
e per riprendere una celebre frase
di Victor
Hugo, “Rêver, c’est le
bonheur; attendre, c’est la vie”, “Sognare
è la felicità; aspettare è
la vita” (Le Feuilles
d’automne). Chi non vede
con nostalgia le cose passate, anche se tali cose sono piene di sfortune e di dolore.
Afferma Pascal: “Tra
noi e l’inferno o il cielo c’è di mezzo soltanto la vita, che è la cosa più
fragile del mondo” (Pensées). Mentre: “E’ nel ricordo e nel tempo che gusto quelle lacrime” afferma
Pirandello.
Tante le citazioni a proposito che si
potrebbero apportare; il fatto sta che in prosa e in poesia quello che conta è
il sentimento che fa da leit motiv al
sottofondo di uno scritto. E qui, in questi racconti, di sentimento, di
passione, di amore, ce n’è tanto. D’altronde l’arte non è forse un’immagine di
una realtà vissuta nel passato che torna a galla attorniata da uno stato d’animo
particolare. E in questi racconti di Gian Pietro Bertoli
c’è l’arte della vita, l’amore della scoperta, il repêchage di suoni e sapori che rivivono in un animo
fresco e fecondo. L’autore racconta ad un’età matura, sugli ottanta anni, immagini
e fatti annosi che tornano in vita attorniati da un mélange di melanconia e di tristezza. La realtà di per sé non è
sufficiente a creare un momento estetico, occorre qualcosa di più; quel
qualcosa che nasce da un ricordo, da un sogno, da un fatto attorniato da un
animo zeppo di passione memoriale.
Leggere questi racconti significa rivedere una parte di noi stessi, delle nostre vicissitudini, nel bene o nel male; e quando noi ci vediamo coinvolti a tal punto significa che il contenuto c’è, ed è vivo, da prenderci per mano per accompagnarci nelle latebre più intricanti della vita.
Nazario Pardini
Gian Pietro Bertoli, La zattera. Racconti sulla banda dei ragazzi
dei “ghèt”, pref. Enzo Concardi, Guido Miano Editore, Milano 2021, pp. 190,
isbn 978-88-31497-74-9, mianoposta@gmail.com.
Leggendo l'esegesi del nostro Nazario di questo libro di Racconti, che si ispira al neo - realismo del Verga, si ha l'impressione di vederli i protagonisti delle vicende, i ragazzi sfruttati, emarginati, costretti a indossare la sofferenza. La lettura mette in rilievo gli aspetti salienti dell'Opera di Gian Pietro Bertoli, la saudade,"l’arte della vita, l’amore della scoperta, il repêchage di suoni e sapori che rivivono in un animo fresco e fecondo" e l'amore negato diviene comunque sapore dolce - amaro di malinconica nostalgia. La Raccolta di brani ci permette di specchiarci e di comprendere, forse, quanto siano state fortunate le nostre adolescenze. Una recensione preziosa per un testo di grande valore che vorrei aver letto. Ringrazio il Vate e lo Scrittore e li saluto con ammirato affetto.
RispondiElimina